Il Perù resta un luogo molto interessante per chi è a caccia di misteri archeologici. Quello che rimane dell’antica civiltà Inca stupisce e affascina per un motivo soprattutto. La civiltà Inca, paragonata ad altre civiltà mesoamericane, ha avuto una vita piuttosto breve. Quello che ci ha lasciato, però testimonia una storia ben più lunga. Basta dare un’occhiata alle mura di Sacsayhuaman.
Sacsayhuaman, dove si saziano le aquile
Il termine Sacsayhuaman (traslitterato anche come Saksaywaman o Saqsaywaman) è un termine composto in lingua quechua. Significa grossomodo “il luogo in cui si saziano le aquile”. Difatti si trova a circa 3700 metri di altitudine, non distante dalla capitale Cusco. Qui un tempo sorgeva un sito che ancora oggi attira migliaia di turisti ogni anno per la sua maestosità.
Si tratta di un vasto complesso che i più credono una fortezza, ed è facile trarre questa conclusione vedendo le mura massicce. Sembra però più probabile che Sacsayhuaman fosse invece un luogo di culto: ancora oggi, ogni solstizio d’estate, si svolge il rituale di benedizione al sole chiamato Inti Raimi.
Il nucleo centrale di Sacsayhuaman è costituito da tre muri che corrono a zig zag. Sono posti alla base della collina su cui si erge il sito e misurano 350 metri di lunghezza ognuno. Sono alti tra i 3 e i 5 metri. In ogni muro c’è un portale che permette di proseguire all’interno. Ciò che stupisce è il modo in cui sono costruiti i muri.
Sono fatti di enormi blocchi, più grandi alla base e più piccoli in cima, pesanti ognuno svariate tonnellate. Sono fatti in calcare e incastrati tra di loro senza l’ausilio di malta. Tra un masso e l’altro non si può inserire nulla, neppure un sottilissimo foglio di carta.
Le tre torri e i passaggi sotterranei
Sacsayhuaman era un complesso davvero imponente. Un tempo qui si ergevano anche tre torri, una con base circolare e due con base rettangolare. Ci sono numerosi passaggi sotterranei che però sono stati chiusi in passato perché molti esploratori vi persero la vita. Pare collegassero con la capitale Cusco, e c’è chi pensa addirittura all’esistenza di una cittadella sotterranea.
Molto di quello che c’era un tempo è andato perduto, perché le pietre sono state portate via per erigere nuove costruzioni. Quello che resta però è sufficiente a sollevare alcune domande, alle quali non si trova risposta nemmeno leggendo le cronache redatte all’arrivo dei Conquistadores.
Sacsayhuaman fu espugnata nel 1536, a seguito di una rivolta che fu soppressa nel sangue dagli spagnoli. Si pensa che quella fu l’unica occasione in cui il luogo fu usato a scopo difensivo, e infatti fallì miseramente in questo ruolo, perché le torri d’assedio degli europei erano avvezze a scalare mura ben più alte.
In seguito i missionari al seguito dei conquistatori si preoccuparono di stilare le cronache locali. Inca Garcilaso de la Vega, nel suo “Los Comentarios Reales de los Incas”, racconta un episodio un po’ curioso.
Che fatica sollevare quelle pietre
Vicino alle costruzioni c’erano, e ci sono ancora, pietre che i locali chiamavano “stanche“. Si tratta di megaliti che ancora non sono stati collocati all’interno delle costruzioni. Per spostare una di queste pietre “stanche”, racconta de la Vega, ci vollero 20 mila persone, e tremila morirono schiacciate.
Questo testimonia che gli Incas non erano in grado nemmeno di spostare una pietra (anche ipotizzando che i numeri fossero un po’ “pompati” dal cronista). Figuriamoci se avrebbero saputo lavorarle al fine di creare quegli incastri perfetti.
Insomma si pensa che la grande costruzione di Sacsayhuaman fosse lì ben prima che gli Incas arrivassero, e che sia stata costruita molto prima di quanto non venga datata (1100-1200 dopo Cristo). Il radiocarbonio, come sappiamo, non è attendibile sulla pietra.
Inoltre su alcune rocce sono state trovate strane incisioni, molto profonde, che sembrerebbero realizzate con una sega circolare. Naturalmente questo è uno strumento che gli Incas non possedevano, e anche pensando ad un intervento dei giorni nostri… bhe, pare che la sega avrebbe dovuto avere un metro e mezzo di diametro.
Una ricostruzione di Atlantide
Ancora una volta ci troviamo davanti ad un sito potenzialmente molto antico, che in seguito è stato riutilizzato da popolazioni che non sarebbero mai state in grado di erigerlo con le loro forze e conoscenze. E poi c’è un luogo curioso, nel cuore di Sacsayhuaman.
Si chiama Muyukmarka ed è formata da tre cerchi concentrici collegati tra di loro da dei bastioni. Pare che questo fosse il punto focale della costruzione religiosa, tanto che è detto oggi “Tempio del Sole”. E la sua pianta ricorda molto quella che Platone descrive per le città di Atlantide.
Si ipotizza allora che Sacsayhuaman sia una ricostruzione di quello che era Atlantide, un monumento in sua memoria dopo l’inabissamento. Contribuirebbe ad avvalorare questa ipotesi il fatto che il metodo di costruzione utilizzato è a prova di terremoti: nulla può smuovere le grandi pietre erette dagli eredi di Atlantide. Come se avessero voluto fare in modo che quanto accaduto non si ripetesse più.
Naturalmente siamo nel campo delle pure ipotesi, ma il fatto che non si possa datare con certezza Sacsayhuaman lascia aperta una porta al dubbio, e anche alla spiegazione che potrebbe sembrare la più incredibile di tutte.