“Lo svastika è un antico e importante simbolo religioso dell’Induismo, che nulla ha a che fare con il nazismo […] l’utilizzo passato di tale simbolo da parte di questo regime è stato assolutamente improprio”
Questa è la dichiarazione firmata dal Gran Rabbinato d’Israele e dall’Hindu Dharma Acharya Sabha nel 2008, per porre fine ad un prolungato e triste malinteso. Lo svastica (che impropriamente decliniamo al femminile in lingua italiana) non è stato solo il simbolo del partito nazista. Fu adottato da Hitler, ma era di gran lunga preesistente. Scopriamo insieme qual è la storia di un simbolo potente e malinteso: la svastica.
Un simbolo di Babilonia
La storia della svastica (che per comodità continueremo a chiamare così, al modo italiano) ha inizio già in epoca Neolitica. In realtà non sappiamo quale fu la prima civiltà che la adottò: si suppone che nacque in Mesopotamia, e che quindi venisse usata anche nell’antica Babilonia. Per certo sappiamo solo che è uno dei simboli umani che risale più indietro nel tempo, e più universalmente diffuso.
Il reperto più antico sul quale è incisa una svastica risale a ben 15.000 anni fa. Si tratta di una statuina di avorio rinvenuta in Ucraina, a Mezine. Ma possiamo trovare statue, oggetti, iscrizioni, mosaici raffiguranti questo medesimo simbolo in ogni epoca e in ogni parte del globo, da quel momento in poi. L‘universalità della svastica è qualcosa che lascia decisamente allibiti, come se da una matrice comune si fosse poi diffusa un po’ ovunque.
Si pensa che una delle culture più antiche che ha adottato la svastica è quella chiamata Vinca, che è esistita circa 8.000 anni fa nella zona delle attuali Serbia, Croazia e Bosnia Erzegovina. Era usata dai Fenici, presso i quali adornava gli abiti delle sacerdotesse del Sole. Nella mitologia nordica era il mezzo con cui si spostava il Dio Odino, che la faceva roteare sul suo asse.
Da questi brevi cenni si capisce come fosse anche un simbolo religioso. Infatti è diffusa soprattutto nel buddismo. Sovente le statue del Buddha hanno una svastica sul cuore o sotto le piante dei piedi. Anche per gli induisti è un simbolo sacro, simbolo di Vishnu e del Sole se ha le braccia girate a destra, e simbolo di Kali e del mondo magico se le braccia sono volte a sinistra.
Il significato della svastica
Il termine con cui ancora oggi indichiamo questo simbolo viene dal sanscrito. Graficamente, la svastica rappresenta una croce munita di uncini. Si compone dei termini “svasti”, che indica il bene, “asti”, che è una declinazione del verbo essere, e del diminutivo “ka”. Letteralmente possiamo tradurre il suo significato come “ciò che è bene, qualcosa di piccolo che dà benessere”.
Si capisce come, di base, sia un segno di buona fortuna e prosperità. In questo senso è stato utilizzato per millenni. Il simbolo della svastica fu trovato tra i resti dell’antica città di Troia, era usato dai Romani e passò anche nella religione cristiana. Esso infatti è anche la raffigurazione dei quattro assi del mondo, al cui centro c’è Dio, il principio creatore.
Sono numerose le chiese in cui si possono ammirare delle svastiche che adornano altari, colonne, incisioni. Si trova ad esempio all’interno del monastero benedettino di Lambach, in Austria. Alcuni studiosi ritengono che è qui che Adolf Hitler, ancora bambino, potrebbe aver ammirato l’immagine per la prima volta. Quell’immagine che in seguito avrebbe adottato quale suo vessillo di guerra.
La svastica e l’uso distorto del nazismo
Nel 1920 il partito nazional-socialista tedesco presentò ai suoi seguaci la bandiera che aveva scelto per distinguersi. Si trattava di una svastica nera, con i bracci degli uncini rivolti a sinistra, in campo rosso. Hitler ricorda nel suo libro-manifesto, il “Mein Kampf”, che quando mostrò il vessillo la gente fu come “infiammata”.
Non si può negare che la svastica abbia un immediato effetto visivo per chi la osserva. Il suo potere, coagulatosi nel corso dei millenni, è innegabile e istintiva è la sua presa sul cuore umano. Non si può negare neppure che Hitler se ne servì abilmente. A lui non interessava il vero significato di quell’immagine. Riteneva solo che fosse rappresentativa della razza “pura”, la razza ariana.
Tutti purtroppo sappiamo il modo in cui il partito nazista degenerò, conducendo l’Europa nella Seconda Guerra Mondiale. Hitler e i suoi gerarchi si macchiarono anche della sistematica eliminazione del popolo ebreo. Non stupisce che, dalla fine del conflitto in poi, la svastica sia diventata sinonimo di orrore, sangue, morte e disumanità.
I diversi nomi della svastica
Questo simbolo è conosciuto in giro per il mondo anche con altre denominazioni. Si chiama “Wan” in Cina, “Manji” in Giappone, “Fylfot” in Inghilterra, “Hakenkreuz” in Germania e “Tetraskelion” o “Tetragammadion’” in Grecia. Secondo un’interpretazione che fu data dallo studioso di sanscrito P. R. Sarkar nel 1979, il suo vero significato è “vittoria definitiva”. Ma vittoria su cosa?
Se la svastica è nota sia ai popoli dei nativi americani, che nel Vecchio Mondo, che nel Medio e nel Lontano Oriente, vuol dire che arriva da ancora più lontano. Forse arriva da una radice comune che abbiamo dimenticato, ma che trova ancora espressione in questo segno grafico tanto semplice quanto potente. La svastica, in definitiva, è solo una delle tante varianti della croce.
E la croce, secondo Ignatius Donnelly, è la raffigurazione della terra primigenia, del giardino dell’Eden, del luogo che si ergeva all’incrocio delle quattro assi del mondo. In una parola, di Atlantide, che è sprofondata in mare, ma che emerge spesso dalle acque in modi misteriosi ma eloquenti. Come, ad esempio, in un simbolo antico di cui dobbiamo riappropriarci, dopo che è stato infangato e vilipeso.