La civiltà di Atlantide, secondo quello che scrive Platone, proliferò su un continente al centro dell’Oceano Atlantico. Il continente sprofondò in mare circa 11.000 anni fa: gli scettici dicono che è impossibile. Gli studiosi dicevano anche che Troia, la città cantata da Omero nel suo poema “Iliade”, non fosse altro che un’invenzione letteraria. Finché Heinrich Schliemann non la riportò alla luce. Ma come si può fare per riportare alla luce tutto ciò che giace sul fondo dell’Oceano?
Profondità abissali
Se Atlantide continua a restare confinata nel limbo delle pure ipotesi è solo per un motivo molto semplice. Fare spedizioni oceaniche che arrivino a decine di centinaia di metri di profondità è molto costoso, e nessuno è disposto a finanziare tali ricerche. Eppure alcune cose sono emerse in passato quando, ricordiamolo, si avevano a disposizione dei mezzi assai più rudimentali di adesso.
Charles Berlitz, nel suo libro “Atlantide, l’ottavo continente”, dedica un lungo capitolo a scandagli sonar che sono stati effettuati sul fondale dell’Oceano Atlantico e che hanno dato dei risultati stupefacenti. Il sonar funziona sulla base dell’emissione di onde sonore. Un apparecchio registra il tempo che l’onda impiega ad andare e tornare e sulla base di questo calcola la profondità dei fondali marini.
Il primo utilizzo in modo sistematico di questo strumento risale agli anni Quaranta, ma con il tempo si è perfezionato sempre di più. Nel 1965 la nave “Anton Brunn” fece dei rilievi al largo del Perù all’interno della fossa di Nazca, e trovò colonne e muraglie di pietra. Più in generale, gli scandagli del fondo dell’Atlantico mostrano montagne, laghi, istmi, isole, altipiani: un’orografia compatibile con quella di un continente sommerso.
Molto interessante è il profilo sonar della cosiddetta Dorsale del Medio Atlantico, quella in cui si incontrano la piattaforma europea, africana e nord-americana. Essa mostra profondità che vanno da un minimo di 300 metri a ben oltre 7000 metri, e profili che sono compatibili con costruzioni colossali, piramidi e torri. Molti rilievi geologici sembrerebbero confermare che questa parte di Oceano, un tempo, potrebbe essersi trovata in superficie.
L’ARE e le ricerche di Atlantide
Parlando di Atlantide non si può non parlare del “profeta dormiente” Edgar Cayce. Cayce era in grado di vedere il perduto continente, quando era in stato di ipnosi, e di leggere il futuro. Tra le sue profezie ce ne sono alcune che riguardano Atlantide. Lui lo descriveva come un luogo tecnologicamente avanzato, tanto che i suoi abitanti avevano sia macchine volanti che sottomarine.
Secondo Cayce il continente attraversò tre periodi, ognuno dei quali segnato da profondi stravolgimenti tellurici. L’ultimo risale a 12.000 anni fa ed è compatibile con il periodo geologico conosciuto come Dryas recente. Il Dryas recente fu caratterizzato da un brusco cambiamento climatico, con un abbassamento delle temperature e variazioni nei livelli dei mari e degli Oceani. Secondo alcune ipotesi, il Dryas recente potrebbe essere stato causato da un impatto meteoritico.
Cayce predisse anche che parte di Atlantide sarebbe stata ritrovata sotto le Bahamas. Qui, infatti, fu rinvenuta quella che è nota come la “strada di Bimini”, un lastricato subacqueo. Si dibatte ancora però se sia una formazione naturale o una costruzione umana. Quello che più conta è che Cayce ha creato un’associazione, che si chiama ARE (Association for Research and Enlightenment), che prosegue il suo lavoro.
Cayce era prevalentemente un guaritore e infatti fondò un ospedale; ma i membri di ARE si occupano anche di dimostrare attivamente l’esistenza di Atlantide, adoperandosi per la sua riscoperta. Per questo nel 1998 e nel 2007 sono state finanziate due spedizioni nell’Atlantico che, oltre ai rilievi sonar, si sono avvalse anche di strumenti più moderni, come le immagini satellitari e aeree.
Le spedizioni di William Donato
William Donato è il nome dell’archeologo che ha preso parte alle spedizioni volute da ARE. Lui e il suo team di ricerca sono partiti dal tracciato della strada di Bimini per scoprire se vi fosse altro là, sotto il mare. A 40 metri di profondità hanno trovato qualcosa: degli edifici, presumibilmente, molto simili ai templi Maya. In seguito sono state eseguite delle scansioni frontali che hanno messo in rilievo facciate, colonne, porticati, corridoi.
In alcune interviste, Donato ha detto che quando ha visto le immagini del sonar riportate con i colori, si è stupito della loro somiglianza con i più noti templi Maya esistenti. La mancanza di fondi sufficienti ha impedito ai ricercatori di andare avanti, ma non c’è dubbio che ARE andrà avanti nel tentativo di dare finalmente il giusto coronamento alle profezie di Cayce.
Il collegamento tra i Maya e gli abitanti di Atlantide è stato fatto in svariate occasioni. Sono forse i Maya i più diretti discendenti dei superstiti di quell’antica popolazione, che essi veneravano come dei. I maya e gli egizi sono le due grandi civiltà che lasciano ancora molti interrogativi aperti. Il primo e più importante è come abbiano fatto a creare oggetti di grande innovazione tecnologica pur essendo vissuti in epoche che potremmo definire primordiali.
La risposta potrebbe essere che hanno avuto degli insegnanti: persone che avevano già fatto cose grandiose ma il cui mondo era andato distrutto. Gli abitanti di Atlantide. Il fondo dell’Oceano continua a conservare molti tesori nascosti, e gli strumenti di cui disponiamo oggi potrebbero ambire a riportarli in superficie. Ma già ora, guardando quelle immagini al sonar, molti dubbi potrebbero essere fugati, se solo si avesse il coraggio di guardare senza preconcetti e idee precostruite.