Quando si parla di antiche civiltà c’è un grosso limite che ci impedisce di ricostruire con esattezza estrema i loro usi e costumi. Dobbiamo sempre tenere presente che i reperti arrivati fino a noi sono di solito pochissimi, poiché il passare del tempo ne ha inevitabilmente distrutti e occultati moltissimi.
Basti pensare a tutto ciò che è stato costruito in legno. Se il metallo o la pietra possono sopravvivere ai secoli, il legno purtroppo deperisce molto più rapidamente. Per questo c’è un manufatto antico che è riuscito ad arrivare fino ai giorni nostri che non cessa di suscitare stupore e anche un po’ di sgomento. Si tratta di quello che in archeologia è noto come “idolo di Shigir”.
Cercavano l’oro, trovarono il mistero
Siamo intorno al 1890 in Russia, nei pressi dei monti Urali, nella zona di Shigir. Un gruppo di minatori stava scavando in una torbiera alla ricerca dell’oro, quando si imbatterono invece in un pezzo di legno curiosamente lavorato. Non solo non era d’oro ma non appariva nemmeno prezioso. Ciononostante li incuriosì per le sue singolari fattezze.
Quel pezzo di legno era molto lungo, tutto inciso in superficie, e alla sommità aveva una sorta di volto umano ma dai tratti un po’ alieni. Passò del tempo prima che qualcuno si prendesse la briga di studiare a fondo quel reperto miracolosamente sopravvissuto alla distruzione del tempo a causa delle particolari condizioni biologiche create dal materiale organico della torba.
Studi successivi hanno confermato l’antichità del manufatto, che oggi sappiamo essere vecchio di ben 11.500 anni. Praticamente ha più del doppio degli anni delle Piramidi egizie, che sono antiche di “solo” di cinquemila anni. Il fatto che sia di legno, e più precisamente di legno di larice, lo rende ancora più miracoloso.
L’idolo di Shigir e il suo messaggio criptico
Secondo le ricostruzioni degli studiosi, l’idolo (così è stato chiamato, ma non sappiamo in realtà se fosse un idolo o cos’altro) era alto più di 5 metri. Molti pezzi sono andati perduti, tra quelli non ritrovati e quelli smarriti nel tempo. Sulla sommità c’è questo volto ovale, con gli occhi allungati e la bocca atteggiata in una “o”.
Lungo il “busto” ci sono numerosissime incisioni che nessuno ha saputo decifrare. Tutti sono concordi infatti nel dire che si debba trattare di un qualche tipo di “alfabeto”. Secondo lo studioso russo Mikhail Zhilin si tratta di conoscenze antiche che in questo modo gli uomini preistorici volevano tramandare ai posteri.
La statua risale all’età Mesolitica, quando in Siberia c’erano i Mammuth. Per la sua costruzione fu usato un unico pezzo di larice che aveva circa 150 anni. Per inciderla sono stati usati strumenti fatti con la mascella dei castori che garantivano una grande precisione. I simboli sono linee a zig zag, quadrati e triangoli, e altre forme geometriche.
L’aspetto più curioso dell’idolo è che non ha una sola faccia, ma ben otto. A lungo è stato creduto che i suoi volti fossero sette, fino a quando la studiosa Svetlana Savchenko non ne individuò un’altra. Questo fece saltare molte delle ipotesi che erano state fatte. Se il numero 7 ha un significato simbolico ben codificato, non è ben chiaro che valenza potesse avere l’8 per quelle civiltà antiche.
Altro aspetto da considerare è la somiglianza dell’idolo di Shigir con le statute che sono state trovate in un altro sito antico e misterioso, quello di Gobekli Tepe.
Un sentimento di timore reverenziale
L’idolo di Shigir è stato oggetto di un convegno molto dibattuto nel 2015, quando è stata resa nota la sua ultima datazione. Oggi lo si può osservare, ricostruito, per quanto possibile, nella sua interezza, sotto una teca di vetro del Museo di Storia Locale di Ekaterinburg.
Il professor Zhilin parla di “timore reverenziale” quando si sta al cospetto dell’idolo. In effetti quel volto remoto, quelle strane scritture simili a tatuaggi tribali evocano un passato atavico. Sembra come se ci fosse ancora possibile capire cosa vuole comunicarci questo antico manufatto. Allo stesso tempo quel messaggio ci sfugge.
Quello che l’archeologia può dire è che questa forma d’arte che risale alla fine delle Glaciazioni fiorì in diverse località, in base a quanto ne possiamo sapere. Cosa raffigurasse e perché usasse certi stilemi ci è ignoto.
L’idolo era così alto perché raffigurava giganti? Era una pura elaborazione di fantasia o ritraeva qualcosa che l’uomo del Mesolitico aveva visto con i suoi occhi? Cosa c’è scritto lungo il corpo dell’idolo di Shigir? Ancora una volta tante domande a cui non sappiamo rispondere, ma che forse potrebbero raccontarci una storia dell’umanità un po’ diversa da come la conosciamo.
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