John Dee è un personaggio che non può non far parte delle conoscenze di chi si occupa di magia, occultismo, alchimia e spiritismo. Consigliere personale della regina Elisabetta I, inizialmente si occupò di studi scientifici per poi dedicarsi a ben altro. Insieme a Edward Kelley mise a punto un alfabeto, detto Enochiano, che stando a quanto affermarono i due autori era quello su cui si basa la lingua degli angeli. Per scrivere tale alfabeto Dee ebbe un aiutino: uno specchio di ossidiana nera su cui recenti studi hanno rivelato qualche particolare inedito. Scopriamo quali.
La vita di John Dee
Prima di parlare del suo specchio, che oggi puoi vedere esposto presso il British Museum di Londra insieme ad altri effetti personali di Dee, approfondiamo un po’ la figura di questo ambiguo ma importante personaggio. Per quel che riguarda la cultura anglosassone, Dee rappresenta infatti un nome di fondamentale importanza. John Dee nacque a Londra nel 1527. Da giovane viaggiò moltissimo in tutta Europa, e fu probabilmente nel suo peregrinare che acquistò o venne in possesso dello specchio di ossidiana. Conobbe Gerardo Mercatore e iniziò ad interessarsi anche di cartografia.
Poco alla volta, Dee iniziò anche ad occuparsi di occultismo, alchimia e numerologia. Ebbe per questo parecchi guai, specie per aver fatto l’oroscopo a Maria I d’Inghilterra e ad Elisabetta I. Fu infatti accusato di tradimento contro Maria e questo gli causò qualche anno di grandi difficoltà, nonostante le quali però riuscì a creare un’invidiabile biblioteca che divenne un punto di riferimento per tutti gli studiosi europei. Quando però Elisabetta I divenne regina, nel 1558, le sorti di Dee cambiarono radicalmente. Divenne infatti suo fidato consigliere, tanto che fu lui a decidere la data per l’incoronazione della sovrana.
Dee fu decisivo nel creare l’idea di Impero britannico, dando molti accorgimenti in materia di navigazione e rendendo l’Inghilterra quella potenza che conosciamo ancora oggi. Intanto si avvicinò all’ermetismo e alla Cabala, allontanandosi sempre più da presupposti scientifici e cominciando il suo lavoro sugli angeli. Fu allora che conobbe Kelley e viaggiò ancora fuori dai confini britannici. Con Kelley eseguiva sedute di spiritismo, e questo gli valse la nomea di mago oscuro e di negromante.
Quando la regina Elisabetta I morì, Dee restò solo e povero. Il successore di Elisabetta, Giacomo I, non gli garantì nessun appoggio visto che non vedeva di buon occhio gli interessi del vecchio studioso. Nel 1608 John Dee morì a Mortlake. La sua biblioteca era da tempo stata smembrata; nessuno sa che fine abbia fatto la sua lapide.
Il destino dello specchio nero di ossidiana
Nonostante non avesse avuto l’appoggio del nuovo sovrano, John Dee era ammiratissimo da molte persone e quasi tutti i suoi beni trovarono ben presto nuovi possessori. Rispetto allo specchio di ossidiana, che si dice Dee usasse per “parlare con gli angeli”, sappiamo che fu acquistato nel XVIII secolo dal noto scrittore Horace Walpole. Successivamente cambiò diverse mani, fino a diventare parte integrante delle collezioni del British Museum nel 1966, insieme ad altri oggetti di Dee. Nello specifico, presso il museo si trovano anche la custodia dello specchio, una sfera di cristallo, due sigilli di cera e uno d’oro.
Lo specchio di ossidiana era custodito in un fodero di legno rivestito in pelle, su cui Walpole vergò alcuni versi, tratti da un poema di Samuel Butler, in cui definisce lo specchio “devil’s looking glass”, lo “specchio che vede” del diavolo:
Kelly did all his feats upon
The Devil’s Looking Glass, a stone;
Where playing with him at Bo-peep,
He solv’d all problems ne’er so deep
In effetti, erano in molti a pensare che non fossero proprio “angeli” quelli con cui parlava Dee. Il metodo che usava per evocare gli spiriti è chiamato “scrying”, e consiste nel concentrarsi su una superficie riflettente. Prima si vedrà solo nebbia, poi appariranno immagini dal futuro, dal passato, o esseri spirituali di un altro mondo. Lo specchio usato da Dee misura 18,5 centimetri di diametro ed è spesso 13 millimetri; il suo peso è di 882 grammi. Nella parte superiore ha un foro, che probabilmente serviva per tenerlo in mano.
Non ci sono mai stati dubbi tra gli studiosi circa la provenienza di questo specchio, che non era stato creato da Dee ma proveniva da una tradizione ancora più antica: quella azteca. Gli Aztechi usavano gli specchi di ossidiana proprio come faceva Dee, per evocare spiriti dall’altro mondo. L’analisi condotta dai ricercatori dell’Università di Manchester ci ha permesso però di saperne anche qualcosa in più.
Tezcatlipoca
L’ossidiana possiede una sua personale impronta che permette di capire da dove viene in base ai minerali in essa contenuti e al modo in cui sono disposti. Grazie ad un’analisi eseguita con uno scanner che adopera la fluorescenza a raggi X si è così individuata l’esatta regione del Messico in cui lo specchio fu realizzato. Viene da Pachuca, che si trova nella parte centrale del Messico. Con tutta probabilità il reperto faceva parte di quel nutrito quantitativo di oggetti che gli spagnoli riportarono in Europa dopo la sottomissione del popolo Azteco.
Gli Aztechi legavano l’uso degli specchi di ossidiana ai rituali legati ad una delle loro più potenti (e inquietanti) divinità: Tezcatlipoca. L’archeologo Stuart Campbell, dell’Università di Manchester, ha spiegato come gli Aztechi avessero raffigurato questi specchi nei loro codici ben prima dell’arrivo dei conquistadores, disegnandoli spesso addosso al dio, che ne aveva addirittura uno al posto del piede sinistro, mancante. Tezcatlipoca vuol dire “specchio che fuma”, proprio ad indicare la nebbia magica che permette di mettersi in contatto con gli spiriti dell’aldilà.
Si conferma dunque l’ipotesi che Dee usasse il manufatto per avere delle visioni e acquisire le sue conoscenze esoteriche, giacché questo era lo scopo originario della creazione dello specchio di ossidiana. Allo stesso tempo, però, si getta anche un’ombra oscura sugli studi “angelici” dell’alchimista. Tezcatlipoca era un dio sanguinario e violento, che si contrapponeva a Quetzalcoatl. A causa della lotta fra i due avrebbe avuto fine il “primo mondo”, quello dei giganti, secondo la mitologia Azteca.
Guardare attraverso lo specchio
La simbologia dello specchio di ossidiana è molto potente. Questo specchio riflette, ma è oscuro. Guardando in esso non si vede la propria immagine, ma si vedono simulacri di ciò che potrebbe essere o di ciò che è stato. Sembra curioso notare come i molti secoli e i moltissimi chilometri che separavano gli Aztechi da un mago e alchimista britannico siano stati annientati da un semplice manufatto, che ha conservato la sua finalità originale.
Lo specchio è visibile in mostra al British Museum, come abbiamo già detto. Potrebbe essere interessante provare a guardarci dentro: magari ha ancora qualcosa da rivelare, qualcosa che John Dee sapeva ma non ci ha tramandato. Purtroppo però abbiamo perduto la capacità di guardare attraverso lo specchio e siamo condannati a vivere solo in questo mondo. Ma dall’antichità ancora oggi riecheggia un insegnamento che ci invita a considerare anche ciò che è invisibile, o che può essere visto solo in uno specchio oscuro.
Fonti:
- https://www.ancient-origins.net/news-history-archaeology/obsidian-mirror-0015911
- https://www.livescience.com/john-dee-spirit-mirror-aztec
- https://www.nationalgeographic.com/history/article/magic-mirror-elizabethan-court-mystical-aztec-origin
- https://www.crystalinks.com/johndee
- https://www.bl.uk/collection-items/john-dees-spirit-mirror
- https://arthistoryproject.com/artists/john-dee/obsidian-mirror/