Ci si trova spesso a dibattere intorno alla presunta naturalità o artificialità di certe conformazioni. Accade spesso, ad esempio, quando si parla di piramidi. Da una parte c’è chi dice che alcune persone vogliono trovare misteri dappertutto, ad ogni costo. Dall’altra c’è chi pensa che buona parte della storia antica dell’Uomo sia ancora da scrivere, e che vi sia una certa ottusa resistenza da parte della scienza ufficiale nel prendere in considerazione ciò che esula dalla narrazione dogmatica. In questi termini sta il dibattito intorno alla cosiddetta “Sfinge del Balochistan”. Si tratta di una conformazione naturale, o della testimonianza di un’antica civiltà?
L’autostrada costiera di Makran
Ci troviamo in Pakistan, nella parte meridionale, lungo la costa di Makran e all’interno dell’Hingol National Park. Nel 2004 qui venne inaugurata un’autostrada che permise di ammirare paesaggi rimasti per lo più celati ad occhio umano fino a quel momento. Venne notato così un ammasso roccioso dalla forma molto peculiare. Osservandone il profilo, dava tutta l’impressione di essere una Sfinge, molto simile a quella che si trova in Egitto nella piana di Giza, soltanto molto più vecchia ed erosa dal tempo.
Se cerchi “Sfinge del Balochistan” su un motore di ricerca in internet e poi consulti la spiegazione che ne dà Wikipedia, vedrai che dice in modo laconico che si tratta di una formazione rocciosa. Vi è però chi è di diverso avviso, e ritiene che quelle rocce non solo assomiglino ad una Sfinge, ma che siano una Sfinge antichissima, messa a guardia di un vasto complesso sacro.
Questa teoria, naturalmente rifiutata in modo reciso dagli studiosi accademici, viene sostenuta con abbondanza di particolari dal professore Bibhu Dev Misra, il cui articolo è pubblicato all’interno del sito di Graham Hancock. Misra esegue una disamina accurata del sito, giungendo alla conclusione che si tratta di un complesso realizzato dall’uomo, le cui forme oggi sono appena intuibili, ma che è la testimonianza di una civilizzazione molto antica ma già evoluta.
La Sfinge del Balochistan
La prima parte ad essere analizzata è il volto. Misra scrive che è facile indovinare i tratti di un volto umano: occhi, naso e bocca. Soprattutto, sembra che questa Sfinge indossasse il “Nemes”, ovvero il tipico copricapo dei Faraoni. si notano ancora le strisce orizzontali, soprattutto quella che cingeva la fronte del sovrano. Poi si possono ancora identificare le due possenti zampe, protese in avanti, esattamente come a Giza.
Solitamente la Sfinge, creatura mitologica che esiste in moltissime culture antiche, era messa a sorvegliare un luogo importante. Qui Misra identifica un tempio, del quale indica con precisione le colonne, le nicchie, e l’architettura simile a quella dei templi hindu. Non solo: ravvisa anche quel che resta di due statue colossali che dovevano raffigurare due delle divinità del ricco pantheon induista. Il tempio del Balochistan sembra essere stato costruito seguendo le forme dei Gopuram, strutture che hanno il tetto piatto.
Un’altra analogia che Misra coglie tra la Sfinge di Giza e quella del Balochistan è il fatto che entrambe sono collocate su un altipiano, come se in qualche modo il loro compito fosse quello di sorvegliare dall’alto. Vengono individuati anche dei gradini che dovevano servire per accedere al complesso sacro. Il suo pessimo stato di conservazione sarebbe da attribuire alla sua estrema vetustà, ma anche alle particolari condizioni geologiche di questa parte del Pakistan, soggetto a frequenti terremoti, tsunami, ed eruzioni dei vulcani di fango.
Contesto
Misra dice che ad avvalorare le sue tesi c’è anche il fatto che tutta la zona del Makran, pur trovandosi in Pakistan, ha subito da secoli molto più l’influenza della cultura indiana che di quella persiana. Numerosi resoconti d’epoca testimoniano che la lingua usata in questa parte di Pakistan era molto simile all’indiano, e che la costa del Makran era un tempo costellata di templi, caverne e monasteri, tra i quali spiccava il grande tempio di Shiva. Oggi non c’è più traccia di tutto questo.
Sempre stando alla ricostruzione di Misra, è accaduto ciò che è accaduto anche alla Sfinge del Balochistan, ovvero una lenta erosione dovuta agli agenti atmosferici e ad avvenimenti cataclismatici. Inoltre, ci sono stati l’oblio e la perdita della memoria. Riguardo all’antichità di tutte queste costruzioni, impossibile dirlo con certezza: ma si potrebbe ipotizzare un’epoca antidiluviana, esattamente come per la Sfinge di Giza.
Critiche e scetticismo
Ovviamente il mondo accademico presta nessuna o pochissima considerazione alle rivendicazioni di Misra. Lo si prende per un visionario che vuole solo trovare forme in quelli che sono massi erosi dal vento e dalla pioggia, e hanno assunto sagome all’apparenza familiari. La diatriba è la stessa che è sorta attorno alla Sfinge di Bucegi, che si trova in Romania. La risposta definitiva non esiste.
Bibhu Dev Misra accusa archeologi e studiosi di storia antica di pigrizia, dicendo che non sono pronti ad accettare qualcosa che potrebbe mettere in discussione le loro conclusioni. Conclusioni che però non sono esatte, in quanto basate solo su una parte dei numerosi indizi che possediamo e che potrebbero aiutarci a ricostruire una storia più coerente. Anche se non possediamo elementi per dire se Misra abbia ragione o torto sulla Sfinge del Balochistan, ci troviamo perfettamente d’accordo con lui circa queste ultime affermazioni.
Fonti: