Tutti pronti a tendere l’orecchio? La notte della Vigilia di Natale sui nostri tetti passerà un convoglio tintinnante, e noi potremo udire il lieto “Ho Ho Ho” di Babbo Natale e lo scalpicciare delle renne che trainano la sua slitta. Questa fantastiche renne volanti non sono gli unici animali fantastici in grado di librarsi nei cieli e che non è facile avvistare ad occhio nudo. Nei bestiari medievali avremmo trovato anche tante altre specie che noi oggi definiamo semplicemente “immaginarie”.
Renne Volanti e la magica Rudolph
Oggi tutti sappiamo che la slitta di Babbo Natale è trainata da nove renne. La prima volta in cui però questo fatto venne raccontato era il 1823; le renne erano otto e non nove. Nella poesia “A Visit from Saint Nicholas” di Clement C. Moore si dicono addirittura i nomi delle otto renne. Vixen e Blixen hanno il manto dorato; Comet lascia una scia, proprio come fanno le comete. Dancer ama ballare, Prancer è timida; Dasher ama le carote e Cupid porta gioia e amore ovunque vada. Donner canta e infine c’è Rudolph, che non faceva parte in origine del gruppo ma oggi è importantissima. Infatti il suo grosso naso rosso e luminoso fa da guida a Babbo Natale nelle notti nevose.
La simbologia della renna però ha significati ancestrali, specie per le popolazioni del Nord Europa. La renna si legava al solstizio d’inverno ed era il simbolo della Grande Madre Terra. Le renne di Babbo Natale, non a caso, sono femmine. Solo loro non perdono le corna in inverno. Nella mitologia antica tra quelle corna si annidavano gli uccellini e altre creature viventi per trovare riparo e rifugio.
Forse una progenitrice di Babbo Natale era la divinità Lituana e Lettone Saule. Questa dea girava i cieli a bordo di una slitta trainata da renne, e gettava nei caminetti pezzi di ambra, simbolo del Sole. Per tutte le civiltà delle isole britanniche, della Scandinavia, della Russia e della Siberia, la renna era un simbolo potente, associato alla maternità, alla fertilità, e alla rinascita del Sole, e per questo legato al solstizio.
Pegaso, il Cavallo Alato
Ma non solo le renne di Babbo Natale le uniche a poter solcare i cieli in volo. Ci sono altri animali fantastici definiti leggendari che possiedono lo stesso potere: ad esempio, Pegaso. Pegaso fa parte della mitologia greca ed è un cavallo alato nato miracolosamente dall’uccisione di Medusa. Perseo riuscì a tagliare la testa a questo terribile mostro, Medusa, che aveva serpenti al posto dei capelli e che poteva pietrificare con lo sguardo. Dal sangue versato nacque l’etereo Pegaso.
Da sempre Pegaso è considerato il simbolo dell’ispirazione poetica. Il cavallo è infatti un animale possente, che grazie allo slancio delle ali riesce a vincere la forza di gravità e ad involarsi fino al cielo. Pegaso è sopravvissuto ben oltre la mitologia greca dunque, fin nell’araldica moderna, e si è reincarnato nell’Ippogrifo.
Ludovico Ariosto, nel suo poema “Orlando Furioso“, lo rende protagonista di uno degli episodi più celebri e anche più belli dell’opera. Astolfo, cugino di Orlando, decide di andare sulla Luna grazie all’Ippogrifo/Pegaso. Sulla Luna, infatti, finiscono tutte le cose smarrite dall’uomo, e qui Astolfo ritroverà il senno di Orlando.
Le Sirene
Quando immaginiamo una sirena oggi subito pensiamo alla sirenetta di Hans Christian Andersen. Originariamente però queste creature non erano un ibrido di donna e pesce, ma di donna e uccello. Una delle loro apparizioni più eclatanti è all’interno dell‘Odissea, il poema omerico in cui si raccontano le vicende di Ulisse.
Prima di tornare alla sua Itaca, Ulisse deve attraversare molte peripezie in un lungo viaggio in mare. Ad un certo punto si trova a passare con la sua nave tra Scilla e Cariddi. Lì abitavano due sirene il cui canto era in grado di far dimenticare ad un uomo tutto il resto, incatenandolo per sempre alla loro magia. Ulisse conosceva il pericolo e comandò ai suoi uomini di turarsi le orecchie. Lui però volle ascoltare.
Così si fece legare all’albero maestro della sua nave, ma ascoltò il canto delle sirene. Erano raffigurate come donne dalla vita in su. Dalla vita in giù avevano zampe di rapace, e due grosse ali sulla schiena. Nella mitologia nordica, invece, le sirene sono donne con coda di pesce, che passano gran parte del loro tempo a pettinarsi i lunghi capelli rimirandosi in specchi d’argento.
La Fenice che rinasce dalle sue ceneri
Post fata resurgo: questo è il motto della Fenice, un volatile che è in grado di rinascere dalle sue ceneri. L’esistenza di questo uccello è testimoniata fin dalla più remota antichità: il suo mito risale infatti all’Antico Egitto, dove la fenice era Benu. Benu rinasceva dalle acque, ed era emanazione del dio Ra, ovvero del Sole.
In seguito, nella mitologia greca e poi romana, la Fenice divenne un airone dalle piume dorate il quale compariva solo in certi intervalli di tempo. Si costruiva un nido fatto di legni aromatici, e poi, cantando, bruciava. Una volta morta, la Fenice era in grado di rinascere: tra le ceneri restava infatti un uovo che si schiudeva dopo tre giorni.
La simbologia fu ripresa poi dal Cristianesimo, dove il Cristo risorge dopo tre giorni nel sepolcro. Ancora oggi citiamo spesso la cosiddetta “araba fenice” per indicare qualcosa che tutti dicono che esiste, ma che nessuno ha mai visto davvero.
Il Drago Sputafuoco
Il drago è forse uno degli animali fantastici che maggiormente ha caratteristiche che fanno credere che in realtà non sia poi tanto immaginario. Infatti esiste in quasi tutte le culture del mondo, da quelle occidentali a quelle orientali, con aspetti molto simili. Per alcune culture è un animale benefico, per altre invece è malvagio. Nella Bibbia è una sorta di alter ego del demonio.
Se pensiamo ad un drago, immaginiamo un grande rettile con ali da pipistrello e un lungo collo rivestito da scaglie. Le sue dimensioni sono molto grandi, di solito, ma possono essere anche molto piccole: il suo alito è infuocato. Infatti il drago è noto come “sputafuoco”. Ma ci sono talmente tanti tipi diversi di drago che non basterebbero poche righe ad elencarli tutti.
Uno dei draghi più famosi però è quello che appartiene alla mitologia nordica: Fafnir, colui che custodiva l’anello dei Nibelunghi. Da Fafnir deriva la diffusa credenza che i draghi amino molto l’oro e, in generale, i tesori. Secondo alcuni studiosi, non è escluso che la figura del drago non sia altro che una reminiscenza di qualche antico rettile preistorico, lontano parente dei dinosauri.
Il Grifone
Il grifone è un volatile realmente esistente, ma nella mitologia indica anche una creatura che ha testa e zampe anteriori di aquila, corpo di leone, e due grandi ali sulla schiena. Il grifone è un simbolo importante nell’araldica e nell’antichità lo troviamo in tante culture diverse: in quella egizia, minoica, greca. Nel medioevo, infine, divenne uno dei simboli del Cristo per via della sua doppia natura.
Gli animali fantastici di cui abbiamo parlato non sono altro che questo: animali fantastici. O forse no? Nei bestiari medievali, essi erano elencati accanto a quelli “reali”. Sappiamo infatti che il tempo può mutare molte cose, e che molte specie un tempo esistenti, ahinoi, oggi più non sono.
Nel 2015 un’importante rivista scientifica, Focus, fece un curioso “pesce d’aprile” ai suoi lettori. Pubblicò un lungo e dettagliato articolo in cui si spiegava non solo che erano state trovate le prove dell’esistenza dei draghi, ma anche che questi stavano per svegliarsi. In fondo all’articolo, assolutamente credibile, si spiegava che in realtà era tutto uno scherzo.
Ma era tutto uno scherzo? L’Uomo ammanta di leggenda credenze antiche, di cui non ricorda l’origine ma che si perpetuano perché, in fondo, un po’ di verità la celano sempre. Così restiamo ad aspettare, la sera della Vigilia di Natale, quando le ore si fanno piccole. Potremmo sentire qualche rumore sul tetto: e se una renna di Babbo Natale dovesse bere tutto il nostro latte, potremmo dirci sicuri che gli animali fantastici sono meno fantastici di quanto non si possa credere.