Qual è il dono che permette di vedere nel futuro? I veggenti che si sono susseguiti nella storia dicono di essere stati ispirati da molte fonti. C’è chi, come Cayce, nel sonno vede le sue vite passate, o chi ha uno spirito guida. Poi c’è chi dice di aver ricevuto un dono divino. Questo è il caso di Jean de Vézelay, un cavaliere templare che ha lasciato i suoi scritti ritrovati di recente. Ecco cosa dicono le profezie di Giovanni da Gerusalemme che ispirarono Nostradamus.
Il professor Galvieski e la sua scoperta
Anche se Jean de Vézelay è vissuto nell’XI secolo, la scoperta dei suoi scritti è storia molto recente. Fu il non meglio identificato professor Galvieski a pubblicare per primo le profezie di Giovanni (anche noto come John of Jerusalem). La prima edizione risale al 1994 e la seconda al 1998, entrambe il lingua francese. Solo successivamente le profezie furono tradotte anche in inglese, e poi in italiano.
Giovanni da Gerusalemme, sempre stando alla ricostruzione fatta dal professore, nacque intorno al 1042 e morì nel 1119. Era un monaco che, durante il pellegrinaggio verso il santuario di Santiago de Compostela, incontrò dei cavalieri diretti a Gerusalemme. Si unì anche lui alle crociate e in seguito fu uno dei fondatori dell’Ordine dei Cavalieri Templari.
Giovanni da Gerusalemme era un santo, un astrologo, un uomo ispirato da Dio. Racconta che durante la prima crociata venne a conoscenza di un grande segreto celato presso la montagna del tempio della Città Santa. Da allora ebbe il dono della profezia. Giovanni era un asceta che spesso si ritirava in preghiera, e durante le sue orazioni ebbe le visioni di ciò che sarebbe accaduto all’uomo molti secoli dopo di lui.
Le profezie di Jean furono scritte in sette copie, inviate al santo Bernardo di Chiaravalle. Le copie poi subirono una diaspora. Si pensa che una arrivò fino in Vaticano e che lì si trovi ancora. Si sussurra che venne consultata dallo stesso Nostradamus, che ad esse si ispirò per il suo lavoro. Galvienski disse di aver trovato una delle sette copie presso gli archivi segreti del KGB, forse trafugata ai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Cosa dicono le profezie di Jean de Vézelay
Nella traduzione del professor Gavienski le profezie sono scritte in versi. la prima edizione del 1994 fu pubblicata dalla casa editrice Editions Jean-Claude Lattes. Come dicevamo, solo in seguito vennero tradotte anche in altre lingue oltre il francese. Le profezie si dividono in due parti: la prima parla “dell’Anno Mille che viene dopo l’Anno Mille”, ovvero del tempo in cui viviamo oggi.
Il quadro che il profeta dipinge è tutt’altro che idilliaco. Descrive molte cose che hanno il sapore di una straordinaria verità, e che noi riconosciamo fin troppo bene. In un passo descrive con dovizia di particolari i cambiamenti climatici
La terra tremerà in molti luoghi e città crolleranno.
Tutto ciò che sarà costruito senz’ascoltare i saggi
Sarà minacciato e distrutto.
Fango sommergerà i villaggi ed il suolo si aprirà sotto i Palazzi.
L’uomo si ostinerà poiché l’orgoglio è la sua follia.
Non ascolterà gli avvertimenti ripetuti della terra.
Ma gli incendi distruggeranno le nuove Roma.
Poi parla della disoccupazione
Molti uomini rimarranno seduti con le braccia conserte
O cammineranno con gli occhi vuoti senza sapere dove andare.
Perché non avranno più fucine dove forgiare il metallo
Né più di campi da coltivare.
Saranno come semi che non danno frutti.
Erreranno poveri, umiliati e disperati.
e racconta la dissoluzione dei valori morali
Ciascuno cercherà di approfittare di tutto ciò che può.
L’Uomo ripudierà la sua sposa tante volte quante si risposerà.
E la donna seguirà strade sconosciute, prendendo chi le piacerà.
Partorendo senza attribuire il nome del Padre.
Ma nessun Maestro guiderà il Bimbo.
E ciascuno sarà solo in mezzo a molti.
La tradizione si perderà.
La Legge sarà dimenticata.
e infine di guerre, dolore e lotte fratricide. Un accenno alle “torri orgogliose” ha fatto pensare all’attentato dell’11 Settembre al World Trade Center
Moltissimi uomini saranno esclusi dalla vita umana.
Non avranno né diritto né tetto né pane.
Essi saranno nudi e non avranno che il loro corpo da vendere.
Saranno allontanati dall’opulenza delle Torri di Babele.
Brulicheranno come un rimorso e come una minaccia.
Occuperanno delle regioni intere e prolifereranno.
Ascolteranno le predicazioni di vendetta
E si lanceranno all’assalto delle torri orgogliose.
Sarà venuto il tempo delle invasioni barbariche.
Quando sarà in pieno l’Anno Mille che viene dopo l’Anno Mille
Le profezie di Jean de Vézelay però non terminano con queste note cupe, né con un’apocalisse. Al contrario, la seconda parte del libro si apre ad una nota di decisa speranza. I versi ora esordiscono con una nuova collocazione temporale “quando sarà nel pieno l’Anno Mille che viene dopo l’Anno Mille”.
L’uomo conoscerà una seconda nascita.
Lo Spirito scenderà sulla moltitudine degli uomini
Che saranno in comunione e fratellanza.
Sarà allora che si annuncerà la fine dei tempi barbari.
Sarà il tempo di un nuovo vigore della Fede.
Dopo i giorni neri dell’inizio dell’Anno Mille che viene dopo l’Anno Mille
Si apriranno dei giorni felici ;
L’umanità ritroverà la strada degli uomini
E la terra sarà rimessa in ordine.
In una parola, il profeto templare racconta il nostro periodo storico, fatto di smarrimento e confusione, “tempi barbari” li definisce. Poi però ci concede un’occhiata che va ancora più oltre, che parla del momento in cui questo millennio sarà nel suo pieno e allora l’Umanità ritroverà il senno e la retta via. Un pensiero davvero consolante, ma che non cambia ciò che ci aspetta prima.
Quando sarà in pieno l’Anno Mille che viene dopo l’Anno Mille
L’uomo avrà imparato a dare e condividere.
I giorni amari di solitudine saranno seppelliti.
Crederà nuovamente nello Spirito.
Ed i barbari avranno acquisito il diritto di cittadinanza.
Ma questo avverrà dopo le guerre e gli incendi.
Tutto questo nascerà dalle macerie carbonizzate delle Torri di Babele.
E ci sarà voluta la mano di ferro
Perché si riordini il disordine
E che l’uomo ritrovi il suo cammino.
Un’invenzione moderna?
Sono molti i commentatori che si dimostrano profondamente scettici circa la veridicità delle profezie di Giovanni da Gerusalemme. La versione più accreditata dice che quest’uomo non è mai esistito, o che la sua figura è stata ispirata ad altri personaggi realmente vissuti al’epoca delle crociate. In effetti, tra i fondatori dei Cavalieri Templari non figura nessun John of Jerusalem.
Si crede che neppure il professor Galvieski (del quale da nessuna parte si trova il nome) sia un personaggio reale, forse uno pseudonimo. Se quindi si crede che le profezie (o presunte tali) siano state scritte nel 1994, perdono in gran parte la loro eccezionalità. Per quanto, anche viste in quest’ottica, offrono scorci del futuro davvero interessanti, ma anche inquietanti.
Gli originali delle profezie di Giovanni da Gerusalemme non sono reperibili da nessuna parte, ma questo non dovrebbe sembrare strano visto che, stando a quanto dice il professore, sono conservate in biblioteche accessibili a ben pochi esseri umani. Così possiamo, come sempre, decidere se credere o meno. Nessun indizio conferma la veridicità delle profezie, e nessuno lo smentisce.
In fondo essere sono solo uno sguardo ad un futuro che noi abbiamo già sotto i nostri occhi. Magari possono essere lette come un incentivo a fare in modo che la seconda parte della profezia si avveri realmente.