Fin dagli albori dei tempi l’Uomo ha cercato di esorcizzare una paura atavica, che è quella della Fine del Mondo. Per fine del Mondo, come scriveva Asimov, si possono intendere tante cose diverse. Ad esempio, l’estinzione della razza umana, la distruzione del Pianeta Terra, o solo la fine di un’epoca. Oggi parliamo dei personaggi protagonisti delle profezie bibliche: i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse.
L’Apocalisse di Giovanni
L’Apocalisse, o Libro della Rivelazione, è l’ultimo volume del Nuovo Testamento che compone la Bibbia. La sua redazione viene attribuita a Giovanni e al suo entourage. Si tratta di un testo di difficile comprensione perché pieno di simbolismi e riferimenti al Vecchio Testamento. Quello di cui parla è la fine di un’era dell’Uomo, quando Cristo tornerà sulla Terra per ripristinare gli equilibri voluti da Dio.
Nella narrazione ci sono dunque moltissime figure che devono essere interpretate e a cui non si può dare solo una lettura banale. Nel corso dei secoli eminenti studiosi si sono confrontati con questa materia, che naturalmente il presente articolo non può approfondire come meriterebbe. Le figure sulle quali vogliamo appuntare la nostra attenzione sono quattro, forse le più affascinanti del Libro dell’Apocalisse.
Nell’immaginario medievale queste quattro figure sono diventate emblematiche, spesso raffigurate con fattezze spettrali e spaventose. Con il tempo sono a tal punto entrate a far parte dell’immaginario collettivo da comparire in film, telefilm, fumetti e altre narrazioni non bibliche. Si tratta ovviamente dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, che in modo vulgato vengono detti Morte, Pestilenza, Carestia e Guerra. Come vedremo, almeno per uno di loro dare una definizione precisa è un po’ più complesso.
I Quattro Cavalieri compaiono all’apertura dei primi quattro sigilli della pergamena detenuta da Dio. Solo l’Agnello di Dio (comune raffigurazione del Cristo) può spezzare quei sigilli. All’apertura del primo, ecco comparire il primo cavaliere.
Il primo cavaliere: bianco e coronato
Il primo cavaliere viene così descritto
E vidi subito apparire un cavallo bianco, e colui che ci stava sopra aveva un arco, e gli fu donata una corona e partì vincitore, per riportare nuove vittorie.
L’interpretazione del primo cavaliere è la più controversa. Mentre gli altri tre vengono caratterizzati con molta chiarezza, secondo gli esegeti il primo cavaliere potrebbe avere connotati negativi quanto positivi. Lui è quello che dà il via all’Apocalisse, ovvero ad un’operazione di epurazione nella quale il male che l’Uomo ha commesso viene estirpato dalla terra.
Il cavaliere sul cavallo bianco potrebbe essere un conquistatore, un condottiero giusto e probo. Questo sarebbe il significato della corona e dell’arco: l’arrivo di un uomo di coscienza che saprebbe ristabilire la giustizia in un mondo ormai marcio e preda del malcostume.
Al contrario, c’è chi identifica questo cavaliere con la Pestilenza: il bianco sarebbe il colore della malattia, la corona indicherebbe la Morte Sovrana, ultimo esito di ogni piaga umana. Nella Bibbia però il colore bianco non appare mai con questa accezione ma è sempre simbolo di purezza. Per altri studiosi, il cavaliere bianco potrebbe essere il Cristo stesso.
Il secondo cavaliere: la Guerra
Per il secondo cavaliere l’attribuzione invece è molto facile
Ed ecco, uscì un altro cavallo, rosso, e a colui che stava sopra fu dato il potere di togliere la pace dalla Terra e di far sì che gli uomini si sgozzassero tra di loro e gli fu consegnata una grande spada.
Prosegue dunque l’Apocalisse con l’arrivo della Guerra: la simbologia del cavallo rosso è fin troppo chiara. Il rosso è il colore del sangue e della lotta armata; il cavaliere ha una spada e sprona gli uomini ad uccidersi l’uno con l’altro. Giovanni dice dunque che uno dei maggiori flagelli per l’Umanità potrebbe essere lo spirito bellicoso, l’incapacità di trovare pace e accordo tra simili.
Il terzo cavaliere: la Fama e la Carestia
Giunge, all’apertura del terzo sigillo, anche il terzo cavaliere
E vidi immediatamente apparire un cavallo nero, e colui che vi stava sopra aveva in mano una bilancia. Sentii come una voce in mezzo ai quattro Viventi che diceva: “Due libbre di frumento per un denaro, sei libbre d’orzo per un denaro, ma l’olio e il vino non li toccare”.
Questa terza spettrale figura rappresenta uno spauracchio che conosciamo bene, ed è la carenza alimentare, l’incapacità di sfamare tutti. Il termine tradotto con “bilancia” in greco (zugòn) indica anche il giogo degli animali. Sottintende quindi la schiavitù a cui la fame può condurre. Gli ordini dati da quello che viene definito “Vivente” alludono forse ad una disparità che si verrà a creare (o che si è già creata?).
I poveri dovranno pagare molto il loro cibo, mentre i ricchi continueranno a prosperare (l’olio e il vino sono cibi pregiati). La Carestia, la carenza di prodotti alimentari che seguiranno alla guerra contribuiranno a far proseguire l’Apocalisse, fino all’arrivo del quarto e ultimo cavaliere.
Il quarto cavaliere: la Morte
E subito vidi apparire un cavallo verdastro, e colui che vi stava sopra aveva nome Morte e l’Inferno lo seguiva
Giunti al culmine dell’apertura del quarto sigillo non ci sono molte spiegazioni da dare, poiché al cavaliere viene dato un nome molto chiaro: Morte. Dopo la guerra, la fame, la malattia, ecco infine giungere la conclusione di tutte le cose. Il cavaliere monta un cavallo che nella traduzione è detto “verdastro”, in greco “kloros“, che può anche essere reso come “pallido”.
Così infine si conclude il capitolo 6 dell’Apocalisse di Giovanni
Fu data loro autorità su un quarto della Terra, per uccidere con la spada, con la fame, con la peste e mediante le fiere della Terra.
Il che potrebbe voler dire che gli animali riprenderanno dominio sulle lande ormai desertificate e avranno la loro rivincita sulla prepotenza dell’Uomo.
L’Apocalisse: una profezia o un racconto
Il Libro della Rivelazione prosegue ancora oltre, con altre visioni orrorifiche. Per quanto sia stato scritto secoli or sono (si presume tra il 90 e il 100 dopo Cristo) continua a conservare un fascino macabro e irresistibile. Racconta qualcosa che è stato, che sarà… o che è già in atto? Non possiamo negare che nella storia dell’Uomo guerre, pestilenze, carestie si siano susseguite senza tregua.
Possiamo allora dire che più che altro l’Apocalisse è un monito. Solo quando l’Uomo sarà in grado di sconfiggere i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse questi eventi cesseranno di accadere. L’alternativa? La fine di tutte le cose, il che per noi vuol dire la fine di noi stessi.
È lo stato che stiamo vivendo
Sì, a leggere i segni sembra che in effetti si avvicini un’apocalisse. Il che però non vuol dire la fine di ogni cosa, ma solo la fine di un ciclo. Questo è quello che prevedevano i Maya? Ognuno di noi dovrebbe fare i conti con se stesso, per accompagnare il cambiamento che inevitabilmente l’apocalisse richiede.