Il legame tra l’Egitto e la perduta Atlantide è sancito dallo stesso Platone, il quale apprende come era organizzata quell’antica civiltà da un sacerdote egizio. In molti sono convinti che proprio in Egitto siano ancora celati molti indizi che proverebbero che Atlantide è davvero esistita. Se a questo si aggiunge che in Egitto tutto suscita meraviglia, quando si va a scavare tra la polvere del passato, il gioco è fatto. Vi è ad esempio un luogo molto intrigante, che si trova là dove ogni anno i turisti accorrono a migliaia. Proprio nella piana di Giza c’è infatti quello che viene definito “pozzo di Osiride”, tanto affascinante quanto misterioso. Scopriamo di cosa si tratta.
Cosa c’è sotto la piana di Giza?
Nel secondo libro delle sue storie, Erodoto parla diffusamente dell’Egitto, sostenendo che sotto la piana di Giza si trovi una sorta di “città sotterranea” fatti di cunicoli e aperture. L’archeologia moderna ha sempre negato recisamente questa ipotesi, così come ha sempre negato che vi siano tunnel sotto la Sfinge. Eventuali esplorazioni sono state vietate, e se qualcuna ne è stata eseguita, ciò ci resta ignoto. Vi è però un luogo che è stato scoperto, che discende parecchio in profondità, e che sembrerebbe confermare, almeno in parte, le affermazioni di Erodoto. Parliamo proprio del pozzo di Osiride, o della tomba di Osiride, come è anche chiamato.
Se non ne hai mai sentito parlare, potresti pensare che sia in qualche luogo sperduto d’Egitto e che non sia facile da raggiungere. Sbagliato: si trova proprio nella piana di Giza, fianco a fianco con Piramidi e Sfinge. Per l’esattezza, si apre all’incirca a metà del camminamento in pietra che conduce alla piramide di Cheope. Il termine “pozzo” allude proprio al fatto che scende in profondità, e che in fondo si trova dell’acqua. C’è chi dice infatti che il pozzo venisse usato anche come una sorta di piscina. Ma là sotto ci sono parecchie cose interessanti, inaccessibili ai comuni turisti.
La prima testimonianza dell’esistenza del pozzo risale al 1837. L’ingegnere e egittologo britannico John Perring la etichettò come “Tomba #1”. Più tardi, tra il 1933 e il 1934, ad accorgersi che quell’entrata non conduce ad una semplice tomba fu Selim Hassam, archeologo che si stava occupando di ripulire la strada sotto cui si trova il pozzo di Osiride. Hassam scoprì che scendeva di parecchi metri, ma non poté esplorarne il fondo in quanto era invaso dall’acqua, a quei tempi.
La riscoperta del Pozzo di Osiride
Era il 1999 quando infine il pozzo di Osiride venne esplorato fino in fondo. L’autore di questa riscoperta, manco a dirlo, fu Zahi Hawass, noto egittologo. Noto anche per la sua spiccata antipatia verso tutti coloro che esprimano tesi non allineate con quelle ufficiali rispetto all’Antico Egitto. Hawass pubblicò un opuscolo in cui ha raccontato per filo e per segno la struttura del pozzo: una struttura invero sorprendente se vogliamo credere, come sostiene lui, che i sarcofagi trovati là sotto vennero sollevati (e calati, si presume) con l’aiuto di aste di legno.
In “The Discovery of the Osiris Shaft at Giza” (nelle fonti trovi il link per leggere il documento originale) vengono descritti i tre livelli della conduttura, che misura nel complesso ben 30 metri. Al primo livello si accede attraverso una stretta scala di metallo infissa nella parete verticale. A 4 metri di profondità c’è il primo livello, una stanza ariosa e ventilata. Poi, si scende ancora al secondo livello, molto più interessante: bisogna inabissarsi di altri 16 metri. Qui c’è una stanza con 6 nicchie laterali. All’interno delle stanzette furono ritrovati 3 sarcofagi di basalto (materiale molto pesante) più vari arredi funebri e qualche mummia mal conservata.
Gli oggetti rinvenuti erano amuleti di ossidiana, diorite e altri materiali, oltre a statuette. La vera meraviglia giungeva al terzo e ultimo livello, quello un tempo invaso alle acque. Fu comunque necessario drenare fuori l’acqua rimanente. Lì, all’ultimo livello, dopo altri 10 metri di discesa, vi è un grande sarcofago di basalto. Il sarcofago misura oltre 2 metri di lunghezza e un metro di larghezza. Al suo interno furono trovati i resti di uno scheletro; il coperchio era a terra, sul pavimento. Il sarcofago è una sorta di “isola”: si trova infatti in mezzo alle acque, misterioso, impenetrabile. Secondo alcuni era la tomba del dio Osiride, questo perché furono trovati dei simulacri a lui dedicati.
A cosa serviva il pozzo di Osiride
Vista la presenza dei sarcofagi, e visto il ritrovamento di resti umani, è abbastanza chiaro che gli Egiziani usassero il pozzo come luogo di sepoltura. Eppure sono tante le domande che solleva questo luogo, inaccessibile ai più, di certo precluso ai turisti. La datazione ufficiale è alla 26esima Dinastia, quindi a circa 2500 anni fa. Ma c’è chi crede che il pozzo di Osiride possa essere stato scavato ben prima che gli Egizi ne prendessero possesso. Una prima curiosità da rilevare, mai spiegata, è la presenza di ossido di ferro sui sarcofagi del secondo livello e persino sul soffitto.
Inoltre, c’è da farsi qualche domanda sulla provenienza dell’acqua che invade il fondo del pozzo. Da analisi eseguite sui campioni prelevati personalmente da Kathy J. Forti, essa appare acqua salata e non dolce. Ad ogni modo, il Nilo è molto lontano dalla piana di Giza. Da dove viene quest’acqua marina? L’ipotesi più probabile, avanzata dalla stessa Forti, è il lago Qarun, un tempo detto Meride, che si trova in una depressione sotto il livello del mare. Accanto al lago c’è il complesso archeologico di Hawara. In base alle indagini eseguite dal dottor Carmen Boulter e da Klaus Dona con tecnologie all’avanguardia, sotto quel complesso vi è un fitto reticolo di cunicoli e gallerie sotterranee.
Possibili conclusioni
Di certo il Pozzo di Osiride, anche se non è davvero la tomba di un dio, ha dei contorni che esulano dall’umano. Così come quando ammiriamo le grandi piramidi, la domanda che ci poniamo è perché mai degli uomini abbiano sentito il bisogno di dare vita ad opere così grandiose, complesse e faticose da realizzare. Onorare i loro faraoni potrebbe non essere un motivo sufficiente. L’altra domanda è ancora più elementare: come hanno fatto usando solo semplici utensili in bronzo? Come hanno potuto calare i sarcofagi nel pozzo, visto il loro peso non indifferente? I sarcofagi del pozzo di Osiride ricordano molto quelli del serapeo di Saqqara.
L’altra spiegazione è che tutti i racconti antichi sono veri. C’era una grande civiltà che dovette fuggire dalla sua terra, sprofondata in mare. Quella civiltà era molto avanzata e conosceva forme di energia che noi abbiamo dimenticato. Le piramidi e tutte le altre grandi costruzioni che ancora esistono in giro per il mondo erano elementi di quell’impianto energetico globale. Per conservare i ricordi del loro passato, questi uomini in fuga costruirono tunnel sotterranei, e da qualche parte, là sotto, si nasconde la Hall of Records di cui parlò Edgar Cayce. Zahi Hawass liquida tutto questo come pure sciocchezze. Eppure quella tomba in mezzo all’acqua, come un’isola, forse è essa stessa il ricordo di Atlantide, che un tempo si ergeva in mezzo all’Oceano.
Fonti:
- http://www.gizapyramids.org/static/pdf%20library/hawass_fs_oconnor.pdf
- https://www.guardians.net/hawass/osiris1.htm
- https://hiddenincatours.com/what-is-the-osiris-shaft-in-giza-egypt-who-made-it-and-when/
- https://www.ancient-code.com/heres-a-detailed-look-into-the-mysterious-osiris-shaft-beneath-the-pyramids-of-giza/
- https://www.ancient-origins.net/news-history-archaeology/giza-plateau-0010702
- https://curiosmos.com/this-rare-video-shows-whats-inside-mysterious-osiris-shaft-near-the-pyramids/
- https://curiosmos.com/unwritten-mystery-what-was-hidden-in-the-submerged-osiris-shaft-in-egypt/