Quando parliamo di reperti archeologici dibattuti in seno alla comunità scientifica, pensiamo sempre a qualcosa che risale a molti anni fa. L’archeologia però è una scienza attuale, che continua a cercare e, di conseguenza, a trovare. Una delle scoperte più straordinarie, ma anche dibattute, di sempre, risale infatti a poche decine di anni fa.
Al largo delle coste giapponesi sono state ritrovate costruzioni che secondo alcuni sono opera della mano dell’uomo, mentre secondo altri non sono che da attribuirsi alla Natura. Chi ha ragione? Cerchiamo di elencare le prove che possediamo circa l’incredibile piramide di Yonaguni.
Alla ricerca degli squali martello
Yonaguni-Jima è un’isola che si trova all’interno dell’arcipelago giapponese delle Ryukyu. Questa zona è tristemente nota per la battaglia di Okinawa, svoltasi durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1985 una spedizione subacquea esplorava le acque circostanti all’isola per indagare le abitudini degli squali martello, particolarmente numerosi in questa zona.
Kihachiro Aratake era a capo della spedizione, quando si imbatté in qualcosa che immediatamente gli fece dimenticare gli squali. Enormi gradoni si ergevano davanti a lui, e strade, e costruzioni. Aveva davanti una città sommersa e, disse, gli sembrava quasi che da un momento all’altro qualcuno dovesse spuntare fuori da quei vicoli.
Lì per lì la sua rivelazione non fece molto scalpore, ma interessò il dottor Masaaki Kimura dell’Università Ryukyu. Questi studiò a fondo quello che sembrava essere l’edificio principale del complesso, la piramide Yonaguni. Fece numerose immersioni con ritrovamenti a sua detta eccezionali. Kimura sostiene senza dubbio che sotto l’acqua ci sono i resti di un’antica civiltà.
Quando è stata costruita la piramide Yonaguni
Il professor Kimura ha datato la piramide Yonaguni al periodo dell’ultima glaciazione, ovvero a 10 mila anni fa. Questo grazie alle stalattiti ritrovate in alcune caverne sotterranee. Il complesso subacqueo è molto vasto ,ma ruota attorno alla piramide di Yonguni, che sembra ricalcare l’architettura delle ziggurat babilonesi e delle piramidi a gradoni del centro America.
Infatti è costruita da enormi gradini di pietra, che culminano in una struttura a forma di tartaruga. Kimura ha ritrovato anche incisioni in un alfabeto simile a quello rinvenuto su una tavoletta di pietra di Okinawa. Sulla tavoletta di Okinawa c’è un disegno che fa pensare ad una piramide.
La piramide Yonaguni misura 200 metri di lunghezza, 150 di larhezza e 20 di altezza. Si trova al centro di strade che conducono ad altre costruzioni: un arco, una sorta di stadio, pilastri, statue che ricordano i Moai, le grandi teste di pietra dell’Isola di Pasqua.
Tutto questo depone a favore della costruzione umana, risalente ad un tempo geologico in cui una striscia di terra collegava il Giappone alla Cina. Chi poteva essere stato l’autore di simili opere? Una civiltà esistita prima della più antica civiltà conosciuta.
L’ipotesi geologica circa l’origine della piramide Yonaguni
Se il professor Kimura non ha dubbi, e molti sostengono le sue tesi, c’è però anche un’altra nutrita schiera di studiosi che invece rifiutano in modo deciso l’idea secondo cui la piramide Yonaguni sarebbe opera umana. In primis c’è la versione di Robert Schoch, archeologo. Secondo Schoch le pietre che si trovano sotto Yonaguni si sono formate nel corso dei millenni per opera del tempo e della Natura.
Infatti è noto che il Giappone si trova in un’area fortemente tellurica del pianeta, costantemente soggetta a sconvolgimenti geologici. Le pietre così squadrate non sono un inedito: ci sono altre conformazioni al mondo che assumo la stessa precisione. Basti citare la cosiddetta “Strada del Gigante” in Irlanda.
Quindi secondo Schoch, che pure è stato uno dei principali sostenitori di una retrodatazione della sfinge egizia, non c’è nessuna civiltà sommersa, ma solo l’opera dell’erosione e dei movimenti delle faglie tettoniche, dietro la piramide di Yonaguni. Le forti correnti che imperversano in questa zona di oceano rendono difficile confermare la sua ipotesi, così come quella di Kimura.
Se la piramide Yonaguni fosse opera dell’Uomo
Se volessimo sposare la tesi del professor Kimura il quale, a onor del vero, ha eseguito un numero di immersioni ben superiori a quelle di Schoch o di chiunque altro, sorgerebbe subito una domanda. Chi ha costruito la piramide Yonaguni e gli altri edifici circostanti?
Ci sono coloro che parlano di una base aliena, e altri che prestano orecchio alle parole del colonnello Churchward il quale fu uno dei primi a sostenere che molte migliaia di anni fa nell’Oceano Pacifico ci fosse un continente. Quel continente oggi giace sul fondo dell’Oceano, e secondo Churchward si chiamava Mu.
Le scoperte fatte al largo dell’isola Yonaguni sembrerebbero cioè fornire una prova davvero stupefacente della correttezza dell’interpretazione che Churchward diede di alcuni antichi testi trovati in India. Su quei testi, incisi su tavolette, si raccontava di una civiltà esistita oltre 50 mila anni fa di grandissima raffinatezza ed evoluzione.
Mu era dunque una terra antidiluviana, antecedente persino all’Atlantide di Platone. La vera culla della civiltà, la vera origine primigenia dell’Uomo.
Le risposte della geoglifologia
C’è una scienza relativamente recente che viene chiamata “geoglifologia“, che fornisce un’ulteriore prova all’ipotesi della costruzione ad opera dell’uomo della piramide di Yonaguni, ed anche all’esistenza del continente Mu. La geoglifologia è nata con l’ausilio di Google Earth, poiché in sostanza studia le conformazioni terrestri su una superficie tonda e non piana.
Normalmente una mappa viene riportata su una superficie bidimensionale. questo ovviamente la deforma, poiché la Terra è sferica. La geoglifologia invece studia il reale andamento delle linee di una mappa. Applicando questa tecnica al geoglifo costituito dalla piramide di Yonaguni, si traccia un territorio la cui forma sorprende… ma non più di tanto.
Prolungando le linee curve descritte dall’edificio (se lo vogliamo considerare tale) si ottiene una vasta area che abbraccia gran parte dell’Oceano Pacifico. Mu? Possibile: di certo è lo stesso territorio che il Giappone rivendicò nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Forse ricordava antichi confini un tempo realmente posseduti.
La ricerca continua
Yonaguni è un sito affascinante perché in questo caso il dibattito è ancora aperto. L’ipotesi di chi sostiene che la piramide di Yonaguni e le altre strutture sommerse possano essere opera umana non è liquidata come pseudoscienza, poiché non ci sono prove sufficienti per dire che siano solo frutto del lavoro delle onde e della Natura.
Rober Ballard, professore di oceanografia all’Università di Cipro, una volta disse
Abbiamo mappe più accurate del pianeta Marte che del pianeta sul quale viviamo
In effetti sappiamo ben poco di quello che si cela nelle profonde oscurità marine e oceaniche. Ed è forse proprio laggiù che si possono trovare molte risposte alle domande che ci poniamo quotidianamente.