Quando pensiamo a civiltà antichissime, il pensiero corre all’Egitto, alla Mesopotamia, o al Centro America. Il Nord America, da questo punto di vista, è un po’ negletto, anche se la sua storia antica non è meno affascinante di quella dei posti che abbiamo appena citato. Ne è dimostrazione il fatto che ci sono oggetti, ritrovati proprio in Nord America, che affascinano gli archeologi da decenni e di cui nessuno ha ancora capito la vera natura. Uno di tali manufatti è la pietra di Waubansee (o di Waubonsie), che per alcuni è del tutto banale, mentre per altri ha lati estremamente oscuri. Scopriamone insieme la storia.
Fort Dearborn e quella strana fontana
Oggi, la pietra di Waubansee si trova esposta presso la Chicago Historical Society. Una targa esplicativa ne racconta la storia: almeno, quella storia che è stata ufficialmente accettata circa la sua origine. Le vicende della pietra furono ricostruite da Henry H. Hurlbut, membro delle Historical Society di Chicago e del Wisconsin. Si trovano riportate nel libro Chicago Antiquities del 1881 in un capitolo lungo otto pagine. Secondo Hurlbut, a scolpire la pietra fu un soldato che era di stanza a Fort Dearbon, che si trovava all’imboccatura del fiume Chicago.
La pietra di Waubansee è un grosso masso di granito rosso. In origine pesava oltre una tonnellata ed era lunga più di 2 metri. Poi fu rimossa dal suo luogo di collocazione e ridotta ad appena un metro. Si tratta di una sorta di bacinella, la quale è scolpita sulla sommità. Nella parte frontale invece c’è un volto. Ha gli occhi chiusi, la bocca aperta e il pizzetto. Secondo Hurlbut quello è il volto di un capo indiano della tribù Potawatomi, che viveva in quella regione prima dell’arrivo dei coloni europei.
La ricostruzione ufficiale dice che un soldato di Fort Dearborn, il cui nome è andato perduto ma che con una certa enfasi Hurlbut paragona allo stesso Michelangelo, scolpì quel volto per omaggiare il capo indiano. Probabilmente la sua intenzione era di scolpirne la figura intera, ma poi venne spostato altrove e non poté completare la sua opera d’arte. Il capo Waubansee morì nel 1848, alla tenera età di 80 anni. Secondo questa ricostruzione, quindi, la pietra avrebbe poco più di 200 anni.
Vicissitudini successive della pietra di Waubansee
La pietra su cui è scolpito il presunto volto del capo Waubansee è di origine glaciale, e si suppone che fosse scivolata verso la foce del fiume da Nord. Dopo la distruzione di Fort Dearbon, la pietra venne rimossa e ridimensionata. Il nuovo proprietario era il giudice Henry Fuller, che la mise sulla banchina della Società del Ghiaccio del porto di Chicago. La pietra cambiò successivamente collocazione nel 1856, diventando parte dell’arredo del parco Dearborn. Fu allora, dice Hurlbut, che venne trasformata in una fontana. Il catino superiore venne perforato e messo in collegamento con la bocca, da cui usciva l’acqua.
Nel 1866 Fuller vendette la pietra di Waubansee a Isaac N. Arnold, collezionista d’arte, che la mise nel giardino della sua tenuta. Un incendio la distrusse nel 1871, ma il masso non subì alcun danno. Nel 1884 Arnold morì e nel 1913 tutte le sue proprietà furono messe in vendita. Una delle sue figlie decise allora di donare la pietra di Waubansee alla Chicago History Society, dove si trova da allora. Nonostante sia da tutti riconosciuta la grande importanza storica per il Nord America della scultura, nessuno ha mai approfondito le ricerche sul suo conto dopo le dichiarazioni di Hurlbut.
Eppure ci sono degli indizi che fanno pensare come la storiella del soldato scultore sia poco credibile. Intanto, nonostante alcuni affermino che i militari dell’epoca avevano una grande manualità, il volto inciso nella roccia mostra segni di grande perizia artistica. Senza contare che il granito è davvero molto duro e non è facile scalfirlo. Poi c’è un particolare fisiognomico. La faccia incisa ha la barba, per l’esattezza una sorta di pizzetto. Il capo Waubansee dei Potawatomi era glabro, come tutti i nativi americani.
Altre possibili ricostruzioni: chi ha scolpito davvero la pietra di Waubansee
Nel tempo, naturalmente, sono state fatte altre speculazioni sulla reale natura di quella roccia. Alcuni dicono che servisse ai nativi per macinare il grano, idea alquanto bislacca. Ci sono poi studiosi che ritengono che possa essere assai più antica di quanto non si pensi. Inoltre, probabilmente non era solo un’opera d’arte, ma aveva anche uno scopo pratico e religioso. Alcuni la chiamano infatti la roccia “del Sacrificio e della Morte”. Joseph Kirkland, autore di “Story of Chicago”, è uno dei primi a notare la somiglianza della pietra di Waubansee con i teocalli aztechi.
Il teocalli è la classica piramide a gradoni: è noto come sulla sua sommità avvenissero sanguinosi sacrifici umani. Alcuni pensano che anche la pietra di Waubansee servisse a questo: a compiere sacrifici umani, più esattamente di bambini. L’infante veniva messo nella cavità superiore e sgozzato. Il suo sangue veniva poi versato nel fiume al fine di invocare la benevolenza del dio per i lunghi viaggi in mare. La prima ipotesi è che gli autori della pietra fossero dunque appartenenti a civiltà precolombiane, antecedenti anche alla tribù dei Potawatomi.
Questo la renderebbe dunque assai più antica della datazione attuale. Ma c’è chi si è spinto anche oltre. C’è chi pensa che non siano stati i costruttori di tumuli, né gli Aztechi, né i Maya, ad ispirare la scultura della pietra di Waubansee. Si potrebbe risalire ancora più indietro con ipotesi ancora più ardite. C’è infatti qualcos’altro sulla pietra che potrebbe dare un ulteriore indizio circa la sua vera natura. Su entrambe i lati ha dei buchi triangolari, che poi sono stati smussati. Questi fori affondano di circa 2 centimetri. A cosa servivano?
Navigatori venuti da lontano
Wilford Anderson è uno storico a livello amatoriale, che nel 1996 ha pubblicato in self-publishing un libro intitolato Norse America: Tenth Century Onward. Qui si approfondisce la tesi, ormai universalmente sposata, che non sia stato Cristoforo Colombo il primo ad approdare nel cosiddetto “nuovo mondo”. L’idea che gli antichi credessero che la Terra fosse piatta è infatti del tutto errata e i navigatori del Nord, i Vichinghi, di certo giunsero in quelle che sarebbero diventate le Americhe.
La pietra di Waubansee potrebbe dunque essere una pietra di ormeggio, che veniva usata per attraccare all’arrivo delle navi. Non è l’unica di tal genere che sia stata trovata in Nord America, il che sembrerebbe confermare questa ipotesi. Ma poi c’è chi si è spinto anche oltre. Secondo Frank Joseph, giornalista dell’Ancient American magazine, chi ha scolpito la pietra di Waubansee era una civiltà diversa: lui parla dei Fenici. La supposizione potrebbe sembrare sconvolgente, ma non è campata per aria.
Joseph visitò personalmente la Chicago Historical Society per vedere il manufatto nei primi anni Ottanta. Dopo aver pubblicato molti lavori sui siti sacri del Nord America e sulla loro connessione con Atlantide, nel 1997 diede alle stampe Chicago’s Great Stone Face. Qui illustra le conclusioni a cui è giunto, disse, non da storico ma da giornalista, abituato cioè ad analizzare i fatti senza pregiudizi e senza preconcetti.
L’ipotesi Fenicia
I Fenici erano un popolo eccezionale di navigatori. Non vi sono prove che abbiano anche attraversato l’Oceano, ma si sa come raggiunsero praticamente ogni angolo del Mediterraneo dalla loro madre patria, che si trovava nella zona dell’attuale Libano. Fu solo la potenza di Roma che riuscì a mettere fine all’impero fenicio con la distruzione di Cartagine, la loro città più potente. I Fenici,che avevano origini semitiche, portarono a termine imprese impensabili per l’epoca (il loro regno durò dal III millennio avanti Cristo fino alla distruzione di Cartagine, avvenuta nel 146 avanti Cristo).
Dalle coste del Mediterraneo Orientale riuscirono a raggiungere l’Europa del Nord, fino alla Cornovaglia. Non è azzardato ipotizzare che siano riusciti a spingersi anche ben oltre, risalendo i fiumi fino all’entroterra del Nord America per trovare un metallo preziosissimo per l’epoca, il rame. Gli scettici obiettano che sarebbe stato impossibile, vista l’attuale rete fluviale. Ma a quei tempi il reticolo dei fiumi era radicalmente diverso da come appare oggi. Ci sono inoltre altri manufatti fenici che farebbero pensare a somiglianze con la pietra di Waubansee.
Pietra che, a questo punto, avrebbe avuto due usi. Era pietra di ormeggio, a cui si assicuravano le navi al momento di attraccare e scendere a terra. Era inoltre pietra sacrificale, per avere il favore del dio Moloch che avrebbe permesso una traversata sicura e priva di pericoli. Come afferma lo stesso Joseph, queste non sono certezze ma idee che però sono avvalorate da molti indizi. Quel che è certo, è che è un vero peccato che nessuno si sia mai preso il disturbo di indagare davvero su cosa sia la pietra di Waubansee, senza fermarsi alla prima, comoda spiegazione.
Un volto dal passato
Di nuovo ci troviamo di fronte ad un volto dal passato che non ha né nome né voce. Noi possiamo solo congetturare cosa vorrebbe dirci, ma non riusciamo più a comprendere le sue risposte. C’è chi dice che la poca importanza data ad un reperto che potenzialmente potrebbe essere di fondamentale importanza per capire la storia antica delle Americhe sia voluta. Nessuno desidera che i nativi americani vengano considerati in maniera diversa da come vengono dipinti da secoli, selvaggi senza retaggio e senza memoria.
In realtà sappiamo bene come le tribù di nativi americani conservino ancora oggi, nei modi limitati che sono concessi ai sopravvissuti al loro sterminio, una saggezza ancora più antica delle pietre. E la pietra di Waubansee forse cela una storia dimenticata, che noi ci permettiamo di spingere ancora un passo oltre. Posso essere stati i Fenici a scolpire quella faccia, che ha in effetti tratti decisamente indoeuropei. Ma se fosse stato un popolo ancora più antico, un popolo che sul mare ci viveva?
Alludiamo naturalmente al popolo di Atlantide, di cui forse i Fenici erano i diretti discendenti. Atlantide, se fosse davvero esistita, sarebbe stata il trait d’union tra America e Europa. Molti reperti, come la pietra di Waubansee, mostrano quanto questi due continenti, distanti e separati, siano invece interconnessi fin dai tempi più remoti. Attendiamo però un cenno di conferma da quel volto con gli occhi chiusi. Se infatti le palpebre sono abbassate, la sua bocca è aperta e magari un giorno ci consentirà di scoprire la verità che a lungo è stata ignorata, o celata.
Fonti:
- https://chicagoreader.com/news-politics/the-riddle-of-the-rock/
- https://www.ancient-code.com/the-waubonsie-stone-in-chicago-an-ancient-altar-for-sacrificing-babies/
- https://www.ancientpages.com/2017/03/04/ancient-mysteries-chicago-puzzling-waubansee-stone-neglected-pre-columbian-artifact/
- https://bookofmormonevidence.org/waubansee-stone/
- http://scottwolteranswers.blogspot.com/2015/01/who-carved-waubansee-stone.html
- https://drloihjournal.blogspot.com/2016/12/the-mystery-of-waubansee-stone-of.html