Uno dei più notevoli reperti della civiltà Azteca, in centro America, è la famosa e sovente riprodotta Piedra del Sol. Questo reperto è in primis un oggetto di grande bellezza, che dimostra una volta di più la perizia con cui gli Aztechi sapevano decorare i loro oggetti sacri, e non. Però fa pensare che oggi sia conservata nel Museo di Antropologia a Città del Messico. Questo accade perché, più che un manufatto artistico, rappresenta una testimonianza unica del modo di concepire il tempo di questa antica popolazione precolombiana.
Gli Aztechi e il tempo
Per comprendere fino in fondo la fattura della Piedra del Sol, che è nota anche come pietra di Tenochtitlan, bisogna prima capire come per questo popolo antico il tempo avesse un significato molto diverso da quello che ha per noi oggi, e questo per svariati motivi. Se infatti diciamo che la Piedra del Sol è un calendario, noi pensiamo a qualcosa che serve nella vita quotidiana, come la nostra agenda. Ma questo eccezionale monolito è ben altro.
Per gli Aztechi (ma lo stesso si potrebbe dire di altre civiltà del passato) il tempo viene sempre inteso in senso cicilico. Raramente un uomo pensava solo al breve volgere della sua vita, in quanto si sentiva inserito in un movimento più vasto. Questo derivava dal fatto che si attribuiva una grande importanza agli eventi celesti, che come sappiamo sono ciclici, ovvero di ripetono in modo regolare e calcolabile. Non deve stupire che si ponesse tanta attenzione all’astronomia: basta pensare ad un mondo senza luce, dove la notte è buia e le stelle sono presenti come non sono più oggi.
Quindi, la Piedra del Sol era più che altro un elemento rituale. Per gli Aztechi, in assoluto, il tempo era diviso in cinque grandi ere, e la quinta era quella attuale. Quindi la pietra riporta questo concetto, quello dei “cinque soli”. Inoltre, unisce due diversi calendari: quello legato in modo più spicciolo all’avvicendarsi delle stagioni, utile per la vita dei campi, e un altro che potremmo deifnire invece “liturgico”.
La Piedra del Sol
Si calcola che questo monolite fu realizzato nei primi 20 anni del XVI secolo. Probabilmente fu commissionata dal sovrano che regnava sul popolo azteco in quel periodo, Montezuma II. Quello fu il periodo di maggiore espansione per la civiltà azteca, che però di lì a poco sarebbe stata invasa dai coloni spagnoli. La Piedra del Sol è davvero imponente: misura 3,60 metri di diametro, e ha un peso di 25 tonnellate circa. Venne scolpita da un blocco di basalto, ovvero pietra lavica.
Non si sa esattamente come fosse posta in origine: c’è chi dice in senso verticale, ma c’è anche chi sostiene che venisse messa in senso orizzontale, come una grande tavola, sulla quale venivano eseguiti i sacrifici umani. Quello che è certo è che quando venne ritrovata, nella piazza centrale di Città del Messico chiamata zocalo, era a faccia all’ingiù. Si pensa sia stata interrata volutamente in questo modo, perché gli spagnoli credevano portasse male.
La superficie del grande disco monolitico è tutta incisa, dal centro fino all’esterno, e per quanto fin dal XVIII secolo sia stata studiata e sviscerata dai maggiori esperti di cultura azteca, non cessa mai di stupire. Ancora oggi esistono diverse interpretazioni, soprattutto circa il personaggio raffigurato al centro. C’è una versione più accreditata, ma ancora molto resta da scoprire circa questa civiltà ormai svanita tra le nebbie del tempo.
Il Sole o la sua nemesi
Al centro della Piedra del Sol c’è un volto spaventoso, con la bocca aperta e la lingua che fuoriesce, come pronta a bere il sangue dei sacrifici. L’intepretazione vulgata (da cui prende nome la pietra stessa) è che il volto raffiguri Tonatiuh, il dio del sole. C’è però chi pensa che quello non sia altro che il ritratto del sovrano. Secondo altri commentatori, potrebbe trattarsi di un’altra divinità chiamata Tlalteuctli, che è una sorta di Madre Terra. L’ultima, affascinante ipotesi è che si possa trattare di Yohualteuctli, il dio dal volto oscuro, il sole nero.
Ovvero, la Piedra del Sol rappresenterebbe la luce e la sua nemesi, il buio. Nulla escude di pensare che entrambe le intepretazioni siano corrette, visto che il dualismo insito in ogni cosa umana era uno dei concetti basilari in cui credevano le civiltà antiche. Ad avvalorare tale tesi c’è un’altra ipotesi, non verificabile visto che i colori della pietra sono tutti svaniti. Forse il volto era l’unica parte non colorata, e rappresentava un’eclisse.
Tutt’attorno al volto si dipanano diverse fasce. Nelle immediate vicinanze della faccia centrale ci sono due mani, che stringono in pugno dei cuori. Poi ci sono quattro riquadri che raffigurano i quattro soli del passato: il Primo sole si chiama nahui ocelot ed è rappresentato da un giaguaro. Il Secondo Sole, è nahui ehecatl, ovvero il vento; il Terzo Sole è una pioggia di fuoco, nahui quiàhuitl. Infine il Quarto Sole è l’acqua o nahui atl.
Un calendario, anzi due
Procedendo nella lettura delle altre immagini, si scopre che la Piedra del Sol rappresenta due diversi modi per suddividere il tempo. Il primo consta di 365 ed è chiamato xiuhpohualli; il secondo ha 260 giorni e si chiama tonalpohualli. I due cicli coincidono una volta ogni 52 anni, quando si deve fare un sacrificio umano affinché il mondo non finisca. Il calendario di 365 giorni è quello agricolo; il secondo è il calendario sacro.
Tonalpohualli è suddiviso in 20 periodi di 13 giorni. Il 20 è il computo delle dita di un uomo; il 13 indica le direzioni nello spazio. Nel complesso, questi numeri ricreano l’armonia cosmica. Ogni 20 giorni c’è la raffigurazione di un animale, che chiude e rappresenta quel ciclo. Il sistema serviva, un po’ come nell’Antica Roma, a scandire i gioni “fasti” o “nefasti” per fare qualcosa. Soprattutto, serviva a mantenere l’equilibrio tra gli dei, fondamentale per la sussistenza umana.
Xiuhpohualli era invece diviso in 18 periodi di 20 giorni, il cui totale è 360: i cinque giorni mancanti erano le festività che celebravano il passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo. Ogni 52 anni, al momento in cui i due computi del tempo coincidevano, si tenevano dei festeggiamenti che duravano 12 giorni e culminavano con un sacrificio umano. Quello era cosiderato un tempo di rinovamento e rinascita.
La Piedra del Sol è un’importante testimonianza perchè ci permette di capire come concepivano il tempo gli Aztechi, fornendo le prove di un’eccezionale coincidenza: il loro calendario coincide in modo pressoché perfetto con lo zodiaco lunare Hindu. Un oceano divide queste due civiltà: ma il legame tra loro è più forte, e più antico, di quanto non possa sembrare.
Fonti:
- https://www.ancient-origins.net/news/aztec-calendar-wheel-and-philosophy-time-001345
- https://mayadecipherment.com/2016/06/13/the-face-of-the-calendar-stone-a-new-interpretation/
- https://www.kidsdiscover.com/quick-reads/understanding-mysterious-aztec-sun-stone/
- https://www.thoughtco.com/what-is-the-aztec-calendar-stone-169912
- The Atlantis Blueprint