Gli OOPArt sono oggetti di cui nessuno sa spiegare l’origine, che il più delle volte sembrano anacronistici rispetto al momento storico in cui dovrebbero essere stati costruiti. Altre volte sono manufatti inspiegabili in ogni loro aspetto, tali che non si riesce a comprendere quale civiltà possa averli prodotti. Uno degli OOPArt più misteriosi di tutti è l’uovo di pietra ritrovato in New Hampshire, presso il lago Winnipesaukee. Tante le ipotesi, nessuna risposta certa per un oggetto di grande bellezza e infinito fascino.
Scavando un buco
Tutto ha inizio, così accade molto spesso, mentre degli uomini stavano scavando un buco. Siamo sul finire del XIX secolo: più esattamente è il 1872 e ci troviamo nel New England, in America del Nord. Degli uomini stanno portando avanti dei lavori di scavo in New Hampshire, lungo le sponde del lago Winnipesaukee, quando si imbattono in un blocco di argilla. Dentro quel blocco trovano qualcosa di ancora più curioso: un manufatto dall’aria antica che ha la forma e le dimensioni di un uovo di papera.
L’uovo è fatto di pietra scura: più tardi si scoprirà che per l’esattezza si tratta di quarzite, un derivato dell’arenaria. Non è una pietra locale. L’uovo è alto una decina di centimetri, è largo nel suo punto massimo poco più di sei centimetri, e pesa all’incirca mezzo chilo. Non è dunque nulla di eccezionale o di sconvolgente, ma solleva da subito molta curiosità e parecchie perplessità. La sua superficie infatti presenta delle incisioni e dei rilievi, chiaramente elaborati da mano umana.
Su un lato ci sono dei simboli astratti: una spirale, una sorta di mezzaluna rovesciata con dei punti e due linee incrociate, delle linee che forse disegnano una tenda. Dall’altro ci sono una pannocchia di mais stilizzata e un cerchio nel quale sono incritti dei simboli non ben chiari, che raffigurano forse degli arti animali. Infine, al centro dell’uovo c’è un volto dagli occhi vuoti, il cui naso non sporge rispetto alla superficie complessiva del manufatto.
La teoria dei nativi americani
Subito dopo il ritrovamento la pietra restò in possesso di Seneca A. Ladd, l’uomo d’affari che aveva commissionato gli scavi lungo le rive del lago. I giornali parlarono diffusamente di quello strano oggetto, e l’American Naturalist ne attribuì la paternità ai nativi indiani, che in questa zona delle Americhe erano gli Abenaki. L’idea iniziale era che si trattassse di un qualche “trofeo” che segnava la fine delle ostilità tra due tribù rivali. Ma fin da subito quella teoria non convinse fino in fondo.
Fino al 1892 l’uovo di pietra rimase esposto presso la Meredith Savings Bank, che era stata fondata da Ladd. Quando poi quest’ultimo morì, ad ereditare l’oggetto fu sua figlia Francis Ladd Coe che nel 1927 la donò alla New Hampshire Historical Society. Oggi l’uovo si può osservare esposto presso il Museum of New Hampshire History ed è circondato da specchi, in modo tale che sia possibile osservare tutte le incisioni che ci sono sulla sua superficie.
Fin dal primo giorno del suo ritrovamento l’interesse nei confronti di questo enigmatico manufatto non è scemata nemmeno un po’. Questo perchè ancora oggi non sono state trovate delle risposte convincenti. L’ipotesi di un oggetto appartenuto ai nativi americani sembra poco plausibile, visto che lo stile sembra più celtico o Inuit. Da ultimo, si aggiunga il dettaglio che l’uovo è forato da parte a parte.
Un uovo di origine incerta: l’ipotesi thunderstone
Un’altra ipoetsi che è stata fatta circa la natura dell’uovo è che si trattasse di ciò che nel folklore americano è definito “thunderstone“. Le thunderstones, o pietre del tuono, sono oggetti “caduti dal cielo” che venivano tenuti in particolare considerazione dalle popolazioni antiche che li avevano rinvenuti. Di solito venivano associati alle divinità e avevano le caratteristiche riscontrate per l’uovo del New Hampshire. Venivano ritrovati in mezzo all’argilla, ed erano stati accuratamente lavorati.
Ci sono altre due ipotesi che sono state avanzate più di recente. Una dice che si trattasse di una “birth stone”, una pietra che veniva riscaldata e data alla partoriente per alleviare i dolori del parto. Di solito si usava solo quando il nascituro era considerato una persona di grande importanza futura. Secondo un’altra teoria invece poteva essere una pietra funeraria. Se gli operai avessero continuato a scavare, avrebbero trovato delle ossa, secondo questa linea di pensiero.
Uno degli aspetti che solleva maggiori perplessità rispetto a queste pietre sono i fori che si trovano sulla sommità e nella aprte bassa. Secondo quanto osservato nel 1994 dall’archeologo Richard Boisvert, i fori sono incredibilmente precisi: un po’ troppo per essere stati realizzati con gli utensili dei nativi americani. La sua conclusione fu che i fori fossero stati realizzati nel XIX secolo, e che l’uovo non fosse altro che un falso molto ben fatto.
Un uovo che forse viene da molto lontano
Ancora una volta, si resta con un dubbio difficile da dirimere. L’uovo è solo un inganno, realizzato da un artigiano moderno? Oppure è solo un oggetto che sfugge alle classificazioni che siamo in grado di dare sulla base delle nostre conoscenze? Quella che sembra da escludere è la prima ipotesi che venne avanzata, ovvero l’origine indiana. Lo stile degli Abenaki era molto diverso dalla natura dell’uovo, che come dicevamo presenta piuttosto caratteristiche assimilabili ad altre civiltà.
Qualcuno allora ha pensato che possa appartenere ad una civiltà antecedente quella dei nativi americani, vissuta nel Nord America molti millenni prima. Non potendo datare il manufatto con nessun margine di certezza, anche questa resta un’ipotesi da non escludere. C’è anche chi parla di un oggetto di origine extraterrestre e, in tutta onestà, neppure questa è un’idea da rigettare a priori.
L’unica cosa che si può dire con certezza è che l’uovo rinvenuto ormai circa 150 anni fa lungo le sponde del lago Winnipesaukee è un OOPArt (Out Of Place Artifact) perché non avrebbe dovuto trovarsi lì dove invece è stato rinvenuto.
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