Malta è un’isola dai contorni molto affascinanti e dalla lunga e gloriosa storia. Pur essendo uno stato molto piccolo non riveste meno interesse di altre nazioni più grandi. Costituito anche dalle isole di Gozo e Comino, l’arcipelago maltese è una meta turistica molto ambita soprattutto da chi è appassionato di archeologia. L’isola di Malta e i suoi templi megalitici suscitano infatti stupore e ammirazione, ma anche numerose domande.
Una civiltà molto antica
La Repubblica di Malta si trova nel basso Mediterraneo, a sud della Sicilia e a nord dell’Africa. La cosa che desta maggiore stupore è che sulla sua minuscola estensione (poco più di 300 chilometri quadri) si trovi una concentrazione di templi megalitici che non ha pari in nessun’altro luogo del globo. Come spesso accade, gli studiosi non sanno chi li abbia costruiti, né sa dare delle datazioni precise.
In realtà esistono delle datazioni ufficiali, ma sono sempre da prendere con il beneficio del dubbio. Questo perché i “templi” (o presunti tali) non possono essere studiati direttamente per scoprirne la cronologia. La tecnica usata è quella del radiocarbonio, che funziona su materia organica e non sulla roccia. Le correnti datazioni si basano su resti di ossa di animali e oggetti in terracotta.
In base a questi reperti si stima che i templi furono eretti tra il 5000 e il 2500 avanti Cristo, quando poi il luogo fu abbandonato e la civiltà che aveva eretto gli imponenti edifici scomparve in circostanze misteriose. In tutto ci sono circa 35 costruzioni megalitiche, sette delle quali sono state incluse nel Patrimonio UNESCO. Fino alla scoperta di Gobleki Tepe si pensava fossero i templi più antichi al mondo. Di certo sono antecedenti alle Piramidi e a Stonehenge (sempre in base alle datazioni ufficiali).
L’architettura di questi luoghi è molto raffinata e mostra anche un’evoluzione nel corso del tempo. Ogni blocco da cui gli edifici sono costituiti pesa svariate tonnellate e può essere alto fino a 5 metri. Davvero stupefacente, lo ripetiamo, per un’isola così piccola com’è Malta. Ma ovviamente ai tempi in cui i templi furono costruiti essa poteva avere un aspetto molto diverso da oggi.
Gigantia, il tempio dei giganti
Uno dei templi inclusi nel patrimonio UNESCO viene chiamato Gigantia (Ggantija) e non si tratta di un unico edificio ma di un complesso riscoperto agli inizi dell’Ottocento. Si trova non a Malta, ma a Gozo ed ha una struttura davvero stupefacente. Il centro della costruzione ha la forma di un trifoglio; a questo ambiente si affiancano un cortile, due camere e un tempio minore.
Secondo le leggende e le tradizioni locali, furono i giganti ad erigere tali edifici. Da qui deriva il loro nome. Ancora una volta troviamo dunque dei racconti che parlano di creature gigantesche, e ancora una volta prestar loro fede non ci è difficile. Come avrebbero potuto degli uomini del neolitico sollevare quelle incredibili pietre?
Tutti i templi megalitici presenti su Malta e Gozo hanno caratteristiche simili. Ci sono dei lunghi corridoi che conducono a degli altari interni, su cui si ipotizza venissero sacrificati degli animali. Non sappiamo quali fossero le divinità che venivano venerate: le statuine ritrovate ritraggono delle donne dalle forme molto accentuate su fianchi, pancia e seni. Forse poteva essere praticato un qualche culto della Dea Madre. Ma sono tutte illazioni.
In verità non si può affermare con assoluta certezza nemmeno che quegli edifici fossero templi. In alcuni casi si ipotizza che fossero dei luoghi di guarigione, come fa pensare il sito di Mnajdra dove sono state ritrovate statuette che raffigurano parti anatomiche. Il tempio di Mnajdra presenta anche il caratteristico allineamento con il Sole ai solstizi e agli equinozi.
Caratteristiche simili, un luogo speciale
I siti megalitici presentano tutti delle caratteristiche comuni, e i templi di Malta non fanno eccezione. Sono stati costruiti con enormi blocchi (e non ci sono ancora spiegazioni convincenti sul modo in cui venissero movimentate), presentano piante e orientamenti che seguono il corso di certi astri, hanno camere dove si verificano speciali risonanze (come nel caso del complesso ipogeo di Hal-Saflieni, che si trova sotto al tempio di Tarxien).
Ci sono però anche delle peculiarità che riguardano i templi di Malta e Gozo, e riguardano la piccola superficie delle isole. Pensare che gli abitanti di lembi di terra così ristretti avessero bisogno di un così gran numero di templi è quasi ridicolo. La risposta migliore che possiamo trovare è che queste isole, ai tempi in cui iniziò la costruzione dei complessi megalitici, non fossero isole.
Un’ipotesi accreditata è che la Sicilia e l’arcipelago maltese fossero uniti da un lembo di terra. Il livello dei mari poi si sollevò, e non poco alla volta, ma in modo abbastanza repentino, Non sono escluse nemmeno catastrofi naturali, come eruzioni vulcaniche. Negli anni Novanta furono individuate delle costruzioni sott’acqua, forse un altro tempio ormai sommerso.
C’è poi la questione delle piste. Sull’isola di Malta si trovano dei sentieri tracciati (sembrerebbe) da ruote che hanno scavato il terreno. Partono dalle colline e arrivano al mare, dove sprofondano. Forse un tempo non terminavano in acqua, ma conducevano da qualche parte. In tutto questo, resta il fatto che non abbiamo idea di che tipo di gente abitasse questi luoghi così tanti secoli fa.
L’isola di Malta e Atlantide
Coloro che hanno voluto dare credito ai racconti di Platone e che quindi hanno cercato la collocazione del continente perduto di Atlantide hanno anche ipotizzato che potesse coincidere proprio con l’arcipelago maltese. Secondo questa ricostruzione, un cataclisma inondò le terre emerse lasciando solo le piccole isole oggi visibili. A parer nostro questa ipotesi non è credibile, in quanto Atlantide più verosimilmente giace sul fondo dell’Oceano Atlantico.
Un legame con il mitico continente perduto però esiste quasi altrettanto verosimilmente. Chi costruì i grandi templi, che forse templi non erano, poteva provenire proprio da quella terra lontana. Sappiamo per certo che Atlantide ebbe contatti con la Grecia, quindi Malta era nel suo raggio d’azione.
Il mistero di uomini vissuti millenni fa, ma in grado di erigere costruzioni straordinarie e difficili da concepire persino per noi moderni, potrebbe risolversi con l’idea di un’unica matrice originaria. Malta potrebbe rappresentare un altro prezioso tassello in un quadro che appare via via sempre più chiaro, dove elementi ricorrenti fanno risuonare qualcosa di comune.
Ancora una volta sarebbe importante provare a spiegare ciò che c’è anche in modo “alternativo”, senza dover per forza far rientrare tutto nella logica comune. E i templi megalitici di Malta, in verità, sfuggono ad ogni logica, se guardati da un certo punto di vista.