Quando si parla di antichi siti archeologici e del remoto passato dell’Uomo sono due le posizioni che possiamo assumere. La prima, quella correntemente accettata dalla scienza ufficiale, dice che i nostri antenati erano mossi dal puro caso o determinati solo da condizioni puramente materiali. La seconda posizione dice invece che nulla era lasciato al caso, che essi avevano una visione complessiva del mondo e del suo posto in seno all’Universo. Fa capo a questa seconda modalità di visione la teoria delle ley lines.
Cosa sono le ley lines
Il primo a teorizzare l’esistenza di quelle che sono dette “ley lines” fu Alfred Watkins, il quale era scrittore e archeologo. Nel 1921 Watkins fu folgorato da un’intuizione, mentre stava studiando alcuni importanti siti archeologici britannici. Gli apparve chiaro che quei luoghi disegnavano un tracciato ben preciso: ne dedusse cioè che la decisione di costruirli in un certo posto, e non in altri, non fosse stata dettata dal caso. In seguito scrisse due libri in merito, “Early British Trackways” (1922) e “The Old Straight Track” (1925).
Soprattutto all’interno del secondo volume Watkins parla di ciò che in italiano è stato tradotto come “linee temporanee” o “linee di prateria”. Le ley lines (continueremo ad usare la definizione anglosassone, perché maggiormente coerente) vengono definite “tracce degli antichi”. Sono collegamenti virtuali che esistono tra diversi siti, che secondo lui hanno una connessione voluta e determinata da diversi fattori.
Manco a dirlo, le teorie di Watkins furono aspramente criticate in virtù del fatto che gli allineamenti da lui individuati sul suolo britannico sarebbero stati determinati dal puro caso e non da una volontà. Volendo invece provare ad applicare in modo più vasto l’intuizione dell’uomo, con il tempo le sue conclusioni sono state ampliate e un po’ riviste. Oggi possiamo dire che le ley lines non si trovano solo in Gran Bretagna, ma in tutto il mondo.
Il significato delle ley lines
Vanno però fatte anche altre precisazioni. Intanto, non tutti i siti antichi sono allineati all’interno di ley lines. Inoltre, il modo in cui queste linee vennero disegnate può essere stato influenzato da diversi fattori. Una sola è la costante: le linee avevano un grande significato per chi ci ha preceduto. Sono la dimostrazione del fatto che la Terra veniva avvertita come organismo vivente, e che quindi gli uomini tentavano di vivere in simbiosi con essa.
Come venivano determinate le ley line
I siti che, collegati, formano le linee sono detti “ley markers”: un po’ come se fossero le puntine affisse su un’enorme mappa del globo. Ma in base a quale criterio venivano dunque disegnate queste linee? Secondo gli studiosi degli anni Sessanta, quelli che hanno ripreso con maggior vigore le prime intuizioni di Watkins, ce ne sono diversi. Non si ritiene che uno abbia maggior valore dell’altro. Sono solo diversi sistemi adottati per dare senso alle varie costruzioni sacre, per lo più megalitiche, che venivano messe in connessione.
Il primo criterio è quello legato al culto dei morti. Sappiamo che gli antichi, molto più di noi moderni, vivevano in profonda simbiosi e connessione con i defunti. I sentieri degli spiriti erano invisibili: erano la strada tracciata da chi non faceva più parte del mondo dei viventi, ma continuava ad influenzarlo. Le ley lines sono dunque una concretizzazione su questo mondo dell’altro mondo, dal quale non siamo separati che da un velo sottile.
Magnetismo e geometria
Un secondo criterio sono i campi magnetici terrestri. Gli antichi sapevano bene quanto il magnetismo terrestre potesse avere influenza sul contesto: ad esempio, sulle proprietà possedute dall’acqua, o sulla fertilità del terreno. Ecco dunque che i percorsi effettuati dalle linee magnetiche, che sono influenzate anche dal movimento del Sole, della Luna e degli altri pianeti, potevano essere sfruttati al fine di convogliarne la grande energia, fisica e spirituale.
Ci sono poi le ley lines disegnate invece seguendo il cielo e stelle e pianeti. Questa teoria viene spesso confutata dall’archeologia, ma ormai sembra conclamato il fatto che per i nostri antenati la conoscenza del cielo notturno fosse fondamentale per la vita quotidiana, anche per decidere dove costruire un tempio o un monumento megalitico. La ley line più famosa disegnata seguendo questo criterio è quella detta di San Michele. Vi sono infine ley lines che seguono disegni geometrici.
Fantasiose illazioni o realtà
Anche se qualunque accademico paludato storcerebbe il naso sentendo parlare di ley lines, c’è un fatto che più di ogni altro depone a favore di questa interpretazione dei più importanti siti archeologici mondiali. Noi sappiamo, per certo, che alcune antiche popolazioni credevano nell’esistenza di questi “sentieri degli spiriti” che avevano influenza anche sulla vita terrena e umana. Gli Incas, ad esempio, parlavano di “ceques“.
Le ceques
Le ceques erano percorsi sacri, confini invisibili che gli Incas rendevano visibili costruendo i wa’kas, vale a dire dei punti topici che corrispondevano spesso ai templi in cui venivano eseguiti i riti sacrificali o le cerimonie più importanti. Ci porta testimonianza di questo un padre gesuita, Bernabé Cobo, nel suo libro “Historia del Nuevo Mundo” (1653). Sappiamo che molte di quelle wa’kas furono distrutte per volere della Chiesa, o sostituite con edifici religiosi del culto cattolico.
Le turingas
Anche gli aborigeni dell’Australia si tramandano la credenza delle turingas, i sentieri che percorsero gli dei alla creazione del mondo che ancora oggi conservano il loro potere, e rendono possibile trasmettere i messaggi a lunga distanza. La diretta conseguenza dell’esistenza delle ley lines è quella di una griglia mondiale, che avvolge tutto il globo. La griglia in questione viene disegnata in modo diverso a seconda degli interpreti, ma in generale tende a suddividere la sfera in modo geometrico.
Una teoria molto interessante fu avanzata da tre scienziati russi negli anni Sessanta, i quali sostenevano che il pianeta non è altro che un grosso cristallo, capace di assorbire l’energia cosmica. La sua superficie è dunque suddivisa in 20 triangoli equilateri. Là dove i triangoli si toccano ai vertici, ecco che ci sono luoghi che sembrano non correlati tra di loro ma sono comunque in collegamento. Is the Earth a Giant Crystal? Forse la Terra è un gigantesco cristallo? Chissà.
Il Caos e la Forma
Alla fin fine, tutto sembra ricondursi ad un quesito molto più semplice e basilare. Cosa governa la vita umana sulla Terra, il Caos o la Forma? Chi crede alla teoria delle ley lines propende decisamente per la seconda ipotesi. Per meglio dire, sostiene che i nostri antenati hanno deciso di dare alle loro civiltà una forma che corrispondesse al loro credo più profondo: il culto dei morti, l’energia del pianeta, i passi degli dei.
Chi è venuto dopo ha poco alla volta dimenticato tale Forma per prediligere il Caos. Il caos accade semplicemente anche quando si usano gli schemi lasciati dagli antichi senza più avere la capacità di comprenderli. Se davvero la Terra è attraversata ancora oggi dalle ley lines, che altro non sono se il retaggio spirituale dell’Umanità che si protrae nei secoli e nei millenni, potremmo ritrovare il nostro equilibrio tornando a dare importanza a quelle linee.
Anche per noi possono essere ancora il sentiero che ci conduca a casa, anche se non sappiamo di esserci smarriti.
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