Lungo le rive del fiume Danubio, in Serbia, negli anni Sessanta fu scoperto un sito archeologico che ancora oggi desta meraviglia. Si chiama Lepenski Vir, che vuol dire “porte di ferro”, e si trova in corrispondenza al punto in cui il fiume descrive dei mulinelli ed è molto pescoso. Qui fiorì una civiltà che è esistita tra il 9000 e il 6000 circa avanti Cristo, in epoca mesolitica.
Da quel che si è scoperto, si è trattato di una civiltà culturalmente evoluta, che appare in netto anticipo rispetto ad altre civiltà contemporanee e che in seguito non ha conosciuto una degna prosecuzione. Alcuni studiosi definiscono Lepenski Vir la prima, vera città d’Europa.
Un sito che non è più dov’era
Lepenski Vir è stata studiata a fondo dal professor Dragoslav Srejović (1931 – 1996) e molti dei reperti che sono stati rinvenuti si trovano oggi esposti al National Museum di Belgrado. È possibile anche visitare il sito che però non si trova più dov’era originariamente. All’inizio degli anni Settanta la costruzione di una centrale idroelettrica infatti ne avrebbe causato l’allagamento.
Il nucleo più importante degli edifici venne quindi spostato a monte, ma buona parte di quello che ancora poteva essere scavato è rimasto dov’è ed ora si trova sott’acqua. Chissà che il Danubio non celi qualcosa di interessante, vista la straordinaria bellezza di Lepenski Vir.
Questo villaggio era molto popolato: in tutto sono stati ritrovati 137 edifici che avevano una curiosa forma trapezoidale. Erano disposti a ferro di cavallo e al centro vi era un’edificio che probabilmente era il luogo di culto. All’interno di ogni casa c’era una corte centrale con una statuetta. Sono stati trovati luoghi di sepoltura e numerosi manufatti.
Il globo con le iscrizioni
I reperti più interessanti e affascinanti rinvenuti a Lepenski Vir sono una incredibile testimonianza della manualità dell’Uomo della Pietra. Si tratta di statuette ovoidali per lo più antropomorfe, che però hanno testa di pesce. Ignoriamo cosa fossero, se divinità del fiume o piccoli idoli domestici. Di certo hanno una loro peculiare bellezza.
C’è però un manufatto che ha destato più curiosità degli altri, e di cui stranamente non si trovano fotografie in rete, nemmeno all’interno delle collezioni del Museo di Belgrado. Si tratta, secondo le testimonianze lasciate da chi lo ha studiato per capire di cosa si trattasse, di un globo che presenta due fori alle estremità.
Il globo di pietra è solcato da linee e iscrizioni che assomigliano molto a rune. A cosa servisse è ignoto: c’è chi ipotizza che fosse il pomolo di un bastone di reggenza, altri pensano sia una mappa del cielo e delle stelle. Per altri è il globo terrestre. L’ipotesi più scioccante è quella che dice che le iscrizioni potrebbero essere un alfabeto.
Se così fosse, dovremmo cambiare la datazione che oggi diamo alla nascita della scrittura, che è fissata al 4000 a.C. ad opera dei Sumeri. Il globo di Lepenski Vir risale almeno a duemila anni prima. E se la scrittura esisteva già prima di quanto non dica la storia, molte altre cose che dice la storia potrebbero essere inesatte, o ancora da verificare.
Il basamento di cemento e le ipotesi astronomiche
Quel curioso globo di cui ormai si trovano solo disegni non è l’unica anomalia del sito di Lepenski Vir. Nel suo libro “Atlantide. L’ottavo continente” Charles Berlitz dice che il villaggio era stato costruito su un basamento di cemento e che aveva una fonte di riscaldamento centrale. In una parola adoperava tecnologie che nemmeno i romani conoscevano.
Nel 2014 fu condotto un esperimento di archeoastronomia che dimostrò come, dal sito originale in cui si doveva trovare Lepenski Vir, durante il solstizio d’inverno fosse possibile vedere un’alba doppia, fenomeno pressochè unico in Europa.
Questo accade poichè vicino al sito c’è una collina, Treskavac, che ha un’inclinazione superiore all’orbita apparente del Sole, e quindi lo nasconde per poi tornare di nuovo a mostrarlo. Di certo gli antichi abitanti di Lepenski Vir si erano accorti del fenomeno, e ne tenevano conto nel loro calendario.
L’elevata raffinatezza dell’architettura, la conoscenza dei moti celesti, un’arte elaborata e per lo più misteriosa fanno di Lepenski Vir un’altra di quelle anomalie temporali inspiegabili. Appare come se quell’insediamento fosse decisamente fuori dalla sua epoca. Come è possibile?
Le ipotesi su Lepenski Vir
C’è chi sostiene che gli abitanti di Lepenski Vir fossero alieni venuti da un altro pianeta. C’è chi dice che forse avevano avuto contatti con le popolazioni medio orientali, ecco perché avevano sviluppato una forma di scrittura. C’è poi chi crede l’Europa, già in tempi così remoti, poteva essere entrata in contatto con civiltà più evolute che non necessariamente dovevano venire da un altro pianeta. Forse venivano solo da oltre il mare.
L’idea di alcuni studiosi che analizzano anche possibilità ritenute inverosimili dalla scienza ufficiale è che gli abitanti di Atlantide potessero essersi spinti anche fino all’Europa centrale, seminando germi di nuove culture più evolute. Non è escluso che lo stesso sia accaduto con i Sumeri, colonizzati dai lemuriani del Pacifico.
Osservando le statuette realizzate dagli abitanti preistorici di Lepinski Vir notiamo due cose. La manifattura è tutt’altro che primitiva, e i tratti ittioformi dei soggetti davvero accurati. Forse quelle statue non raffiguravano i pesci del fiume, ma gente che veniva dal mare, e per questo associato alle specie ittiche.
Curiosamente, ancora una volta la riposta a queste domande giace sotto l’acqua: stavolta non dell’Oceano, ma del bel Danubio blu.