L’Irlanda è un’isola affascinante che si affaccia sull’Oceano Atlantico e che è ricchissima di miti e leggende. Forse è questa la terra dove, più che in ogni altra, si può ancora sentire vivo e pulsante il retaggio dell’antica civiltà celtica. In Irlanda si trovano oltre un centinaio di curiose costruzioni, che subito ci fanno pensare al Mago Merlino e al suo laboratorio in cui mettere a punto pozioni e incantesimi. Si tratta di alte torri a base circolare, chiamate in irlandese “Cloigtheach“.
Le torri della campana
Il termine Cloigtheach significa letteralmente “casa della campana“, in quanto gli studiosi dicono che queste costruzioni un tempo avevano annesse delle chiese, di cui costituivano la torre campanaria. La loro costruzione viene dunque fatta risalire ad epoca cristiana. Certo è che fanno pensare più a qualcosa di “magico” e “pagano” che a qualcosa di legato alla religione, per svariati motivi, a partire dal modo in cui sono state costruite.
Delle oltre cento torri rimaste, la maggior parte sono in rovina, ma 18 sono praticamente intatte. Oltre a quelle irlandesi, ne esistono anche due in Scozia e una sull’Isola di Man. Gli esemplari rimasti ci mostrano costruzioni la cui altezza varia dai 18 ai 40 metri, e il cui diametro varia dai 12 ai 18 metri. Tutta la parte inferiore delle torri è in muratura piena: la porta di ingresso si trova a circa tre metri di altezza e si può raggiungere solo grazie ad una scala.
All’interno della torre ci sono solitamente due o tre solai fatti di legno (o quel che ne resta) collegati da scale. Le finestre sono alte e strette. La cima è conica, in pietra, o a volte è decorata con dei merli in muratura, che di solito però sono aggiunte successive. La datazione corrente che viene data a questi edifici oscilla tra il IX e il XII secolo.
Torri campanarie senza chiesa
Nel 1834 fu pubblicato un libro dal titolo “The round towers of Ireland”, dedicato proprio a questa curiose costruzioni. L’autore è Henry O’Brien, la cui fama è legata soprattutto a questa opera già molto controversa all’epoca della sua pubblicazione e oggi completamente rifiutata dalla comunità degli studiosi. Nel libro infatti O’Brien espone la teoria per cui le torri sono state costruite in età pre cristiana.
Se infatti le torri fossero cristiane, non si troverebbe risposta ad alcune domande. Se le costruzioni circolari erano annesse alle chiese di cui costituivano la torre campanaria, perché sono state costruite con un materiale diverso dalle chiese stesse? In Irlanda infatti gli edifici sacri solitamente erano eretti in legno. Perché nelle agiografie non se ne fa mai menzione? E perché questo tipo di costruzione fu usato solo in Irlanda, e non in altri siti della cristianità?
La teoria di O’Brien, e di altri autori come James Bonwick (“Irish Druids and Old Irish Religions“, 1894) e George Petrie (“The ecclesiastical architecture of Ireland”, 1854) è che in realtà le torri vennero erette da popolazioni pagane e che poi furono ri-utilizzate dai missionari, come era uso comune, per soppiantare le vecchie credenze.
Se vogliamo prendere per buona questa tesi, la domanda successiva è: a cosa servivano davvero le torri in origine?
Antenne energetiche dirette verso il Sole
Bonwick racconta le tante storie che si narrano sul modo in cui le torri vennero erette. Riguardo a quella di Latocnaye si dice che venne costruita dal Diavolo in una sola notte. Si dice che quelle costruzioni fossero granai, torri difensive, sepolcri, altari eretti al dio Baal, templi buddisti, torri astronomiche, santuari eretti al Sole. Si dice che in realtà esistevano millenni prima di Cristo e che sono opera dei Tuatha de Danann, la mitica popolazione che creò l’Irlanda in epoche remote.
La teoria di O’Brien va ancora oltre. Egli instaura un preciso collegamento tra tutti i culti solari che prima dell’avvento del cristianesimo caratterizzarono la maggior parte delle civiltà primordiali. Ben oltre 100 anni dopo, nel 1984, Christopher Callahan scrisse il libro “Ancient Mysteries, Modern Visions” in cui sostiene che le torri irlandesi altro non siano che enormi antenne conduttrici di energia tra il Sole e la Terra.
Le torri, scrive, sono sempre costruite con materiali dotati di proprietà elettromagnetiche. In questo modo conducono l’energia solare fino al suolo, rendendolo più fertile e vitale. Callahan condusse alcuni esperimenti, ad esempio sulla torre di Glendalough, che è fatta di micascisto. Il rivestimento esterno era invece in pietra cristallina, che doveva servire a catalizzare la luce solare per poi portarla direttamente nel sottosuolo. Ecco perché la base delle torri era piena.
Tutta questa descrizione fa pensare tanto allo Zed di Mario Pincherle, quello che lui sosteneva trovarsi all’interno delle piramidi egizie. C’è tanta strada tra l’Irlanda e l’Egitto, ma questa distanza si accorcia se si ipotizza che entrambe queste nazioni siano state abitate, un tempo, da una medesima civiltà: quella proveniente da Atlantide.
Dall’Egitto all’Irlanda, e ritorno
Curiosamente, dopo aver pubblicato “The round towers of Ireland” O’Brien stava lavorando ad un secondo volume, stavolta dedicato all’Antico Egitto. Morì improvvisamente, a soli 27 anni. Era giovane e in piena salute. La sua morte resta un mistero. C’è chi sospetta che si stesse avvicinando a verità che qualcuno non voleva venissero svelate.
Resta però il suo lavoro, e quello di chi lo ha seguito. E restano le misteriosi torri circolari irlandesi. Molte andarono distrutte in un grande terremoto avvenuto intorno al V secolo, ma numerose ancora resistono. Si stagliano contro il cielo d’Irlanda e al tramonto sembrano davvero voler toccare il Sole che pian piano scompare.
I Tuatha de Danann della mitologia celtica altri non erano che gli antichi abitanti di Atlantide? Molti hanno avanzato questa ipotesi, che vale la pena indagare più a fondo. A quanto pare, la globalizzazione non è un’invenzione moderna. Forse essa era prima che noi fossimo, ed eravamo Uno prima di essere Tanti, anche se adesso non lo ricordiamo più.
Pingback:La Bibbia di Kolbrin e la profezia del Distruttore
Dato le stabili e inconfutabili prove che profonde tracce di Atlantide si trovino in tutto il pianeta Terra la deframmentazione delle opere colossali e reperti d’ogni genere si può sopperire partendo dal presupposto che il nome di Atlantide non fosse legato solo a quell’isola descritta da Platone (anche perché ben si sa che la maggior parte degli scritti più importanti tramandati alle nostre generazioni sono stati manipolati a favore dell’ignoranza comune) ma all’intero pianeta, quasi totalmente distrutto a suo tempo per difendersi magari da invasori nelle cui conseguenti guerre per la supremazia usavano tecnologie estremamente avanzate, le stesse che pian piano stanno riemergendo nel nostro tempo sconvolgendo la totale ignoranza globale. Se si facesse più attenzione, infatti, aprendo gli occhi ci si accorgerebbe che stiamo costruendo le nostre vite sulle sue macerie. Ad esempio quello chiamano il meraviglioso Parco Nazionale del Gran Canyon non è altro che una enorme cava dove nei suoi 446 Km vengono tuttora scoperti reperti che riportano ad Atlantide. E gli infiniti deserti di sabbia come quello di silicio del Sahara ad esempio come si sono formati? … forse attraverso un’azione indiscriminata di depredazione dei minerali adoperando macchinari giganteschi, gli stessi che vediamo oggi?… Si possono ipotizzare una infinità di motivi sulla distruzione del pianeta Atlantide tra cui quella che gli atlantidei siano stati sopraffatti dai loro stessi consanguinei o da popolazioni di diversa veduta a loro sottomessi e che poi per avidità e sete di potere si siano ribellati appropriandosi di quella smisurata tecnologia… oppure semplicemente da un enorme reset globale. Tuttavia credo che esistano segreti ben custoditi di come siano andate realmente le cose.