Ogni volta che si parla di “profezia Maya”, gli scettici scoppiano a ridere. Tutti ricordiamo come – secondo alcuni interpreti – i Maya avessero profetizzato la fine del mondo nel 2012 (cosa che, come è ovvio, non è accaduta). In verità però questa è una lettura molto semplicistica del modo in cui un antico popolo considerava il tempo, il cosmo, e la razza umana. Scopriamo dunque cosa raccontano davvero le sette profezie Maya: la speranza dell’evoluzione dell’Uomo.
La divinazione
Purtroppo non molto ci è rimasto delle opere scritte dei Maya. Questo popolo – che è vissuto in centro America all’incirca tra il 750 avanti Cristo e il XVII secolo – venne decimato e soggiogato dagli europei. Molti manoscritti vennero dati alle fiamme dal fervore dei missionari, desiderosi di cancellare la cultura “pagana”. Per fortuna qualcosa si è salvato: diversi codici, e soprattutto le iscrizioni su pietra. Dalla loro decifrazione deriva la maggior parte di quel che sappiamo sui Maya.
Quel che è certo è che questo popolo teneva in grande considerazione il cosmo inteso nella sua interezza. L’essere umano non era visto come una monade, ma come un organismo inserito in un organismo più grande. Il moto delle stelle e dei pianeti poteva dunque influenzare la sua esistenza: l’astrologia era un’arte e non solo un passatempo da ridicolizzare, come è per noi oggi.
La divinazione del futuro faceva parte della vita quotidiana, e si svolgeva attraverso molti canali. C’erano quelli che avevano il dono della preveggenza dalla nascita, e quelli che potevano usare dei particolari strumenti per vedere cosa sarebbe successo. Ogni segno veniva letto alla luce del Calendario Sacro, che a differenza del nostro calendario non si occupava di un solo anno ma di interi cicli.
Per i Maya, infatti, il tempo è una spirale e ci sono degli eterni ritorni. Il loro metodo di divinazione è quindi abbastanza facile da capire: ciò che è già capitato sotto una particolare congiunzione astrale si ripeterà quando la congiunzione si verificherà di nuovo. Ecco perché conoscere la ricorrenza di certi moti celesti era tanto importante. Detto questo, va detto anche che i Maya non hanno mai previsto nessuna “apocalisse“. Si capisce come – nella loro concezione dell’Universo – se tutto torna, nulla può finire. Bisogna dunque parlare, più correttamente, di possibile “evoluzione”.
Le Sette Profezie Maya
La famosa data dei 22 dicembre 2012, in effetti, riguardava la fine di un ciclo: ma non per questo voleva dire che il mondo sarebbe finito. D’altro canto, sappiamo bene che il nostro Pianeta – come tutto ciò che vive – non è eterno e che un giorno non sarà più in grado di ospitare la vita, o verrà distrutto esso stesso. In termini astronomici, però, è qualcosa che non ci preoccupa perché accadrà in tempi molto, molto remoti.
Quello che decisamente ci dovrebbe preoccupare di più è il modo in cui l’Uomo svolge la sua vita su questa Terra. Le apocalissi sono, per così dire, quotidiane: si verificano ogni volta che certi assetti umani cambiano in modo profondo e irreversibile. In questa ottica dobbiamo dunque leggere le sette profezie Maya, tramandate oralmente e incise su pietra. Ecco cosa dicono, secondo le interpretazioni correnti.
La Prima Profezia
La prima Profezia è quella in cui si parla del ciclo di 5125 anni che ha inizio dal momento in cui i Maya ritenevano che la loro civiltà avesse avuto inizio, ovvero nel 3113 prima di Cristo. Al termine di tale ciclo cosmico (che si ripete sempre identico, quindi non può essere equivocato) l’Uomo dovrà decidere il suo futuro. Ovvero, dovrà decidere se proseguire su un sentiero di oscurità e disperazione, o se farsi guidare dal Sole in un’epoca di rinascita e rinnovamento.
Il Sole, o Kinich-Ahau, è considerato un essere vivente che respira. Al termine del ciclo esso avrebbe ricevuto un importante accrescimento di energia dal centro stesso della Galassia, irradiandolo sulla Terra. Ecco la famosa “apocalisse” del 22 dicembre 2012: il giorno in cui l’Uomo poteva decidere se usare questa benedizione cosmica per “evolvere”.
La Seconda Profezia
La Seconda Profezia si focalizza invece su un ciclo di 13 anni che avrebbe avuto inizio nel 1999 con un’eclissi solare. L’eclissi, di fatto, è avvenuta, e ha segnato il momento in cui il genere umano ha cominciato a scegliere la sua strada. Da una parte c’è chi ha deciso di ignorare i messaggi cosmici. Altri invece hanno trovato la pace, ricongiungendosi nell’armonia del tutto e scegliendo una nuova forma di umanità.
La Terza Profezia
La Terza Profezia parla di qualcosa che, purtroppo, conosciamo molto bene, ovvero dei cambiamenti che investono il pianeta. I Maya prevedono che ci saranno molti sconvolgimenti naturali, causati per lo più dall’intervento umano, e ammoniscono sulla necessità di cambiare strada. Anche nella mitologia Maya c’è il ricordo di una grande alluvione, o diluvio universale. La loro civiltà è quella che ne è derivata in seguito: ma i cicli continuano a susseguirsi e potrebbe capitare ancora.
La Quarta Profezia
La Quarta Profezia parla di una conseguenza molto grave dei cambiamenti climatici, vale a dire lo sciogliersi dei ghiacci polari. Come potevano i Maya prevedere qualcosa che difatti oggi sta accadendo? Viene spiegato nel codice di Dresda, dove si parla del pianeta Venere. Venere, secondo i Maya, ha un fortissimo influsso sulla terra. In cicli di 117 rotazioni del pianeta, esso appare nello stesso punto nel cielo. Ogni 117 rotazioni l’attività del Sole viene alterata.
Quando si compie il ciclo di 5125 anni, l’influsso di Venere viene amplificato e può avere effetti catastrofici. Questo non si traduce – in modo spicciolo – nella fine del mondo, non del globo nel suo complesso. Ma potrebbe essere la fine di un’era, di una civiltà, qualora chi vive questi tempi di cambiamento non sappia reagire in modo opportuno.
La Quinta Profezia
Nei libri di Chilam Balam sono contenute molte di queste profezie: la quinta parla del decadimento della vita politica che si verificherà al termine del ciclo. Coloro che sono chiamati a governare e a prendere decisioni importanti non verranno stimati più da chi li ha eletti o da chi dovrebbe confidare in loro. Ciò non accadrà ovunque, in quanto ci saranno luoghi maggiormente colpiti di altri, dove la “fame” si farà sentire mentre “oltre la collina” c’è il pane.
Queste affermazioni sembrano presagire una grande disparità sociale, dove chi ha poco o nulla insorge contro i potenti, i quali invece non capiscono le necessità della gente comune.
La Sesta Profezia
Nella Sesta Profezia si parla di un meteorite, una stella cometa, di un corpo celeste che minaccerà l’umanità. Questa stella fa pensare anche all’Apocalisse, il libro biblico in cui si parla della fine dei tempi. Nella concezione Maya, non è detto che l’astro debba “distruggere” il pianeta, anzi: dovrebbe servire ad unire l’umanità per fronteggiare il pericolo comune.
La Settima Profezia
La Settima Profezia è quella che – una volta per tutte – fuga il timore di una “apocalisse”. Qui si parla invece di una nuova alba, dell’inizio di un nuovo ciclo per la Galassia. L’uomo verrà rinnovato: potrà comunicare solo con la forza del pensiero in quanto la sua evoluzione lo porterà ad entrare in connessione intima con il Tutto cosmico. Nulla sarà più come lo conosciamo, non saranno necessari confini né polizia, le guerre non saranno più.
Uno Sguardo di Speranza
Abbiamo dunque scoperto che i temutissimi Maya non avevano affatto una visione catastrofica del futuro, anzi. Essi ci promettono un mondo pieno di pace e prosperità, un’utopia ai nostri occhi, da raggiungere attraverso l’acquisizione di una consapevolezza più profonda rispetto al nostro posto nell’Universo. Ecco l’augurio per l’anno che arriva: che sia questa la Profezia che faremo avverare, di un Mondo in cui Tutti, finalmente, saremo Uno.