Il passare del tempo e l’assunzione delle consuetudini spesso ci portano a dimenticare l’origine prima di certi gesti che svolgiamo senza nemmeno più rifletterci troppo. Chi di voi ha già allestito l’albero di Natale? Al giorno d’oggi si fa a gara a chi lo costruisce più estroso e stravagante. Quasi nessuno più (per fortuna) usa un vero abete. Eppure era un vero abete che un tempo veniva decorato, venerato, ascoltato, per auspicare il ritorno della vita, e della luce.
Perchè l’albero di Natale è un abete
Il cristianesimo ha ormai sdoganato l’uso di fare l’albero di Natale, che però è stato a lungo contrastato. Mentre fare il presepe è un gesto inequivocabile, allestire e decorare un albero appartiene invece ad un retaggio pagano che a lungo si è cercato di soffocare. Con successo, visto che oggi in pochi si ricordano delle origini della tradizione.
Eppure questa antica gestualità si riveste di un significato tanto profondo che, se ce ne ricordassimo, dovremmo commuoverci ad ogni singolo decoro che appendiamo. In quanto l’albero che noi definiamo di “Natale” è Yggdrasill, l’albero della vita, quello che collega le viscere della terra alle più remote profondità del cielo.
L’abete, in particolar modo, era sacro ai Celti e ai Druidi per la sua straordinaria proprietà che possiamo ammirare ancora oggi. Non perde le sue foglie. Quindi diventava, per sua natura, il segno della vita perenne, che non muore nemmeno sotto il gelo dell’inverno e le lunghe notti che sembrano non finire mai.
Yule e i riti dell’inverno
Immagina un mondo molto, molto più buio del nostro. Immagina terre del nord in cui i rigori invernali possono davvero decretare la morte dei più deboli. Questo periodo dell’anno per noi è gioia e festa, e appena un po’ di apprensione quando ascoltiamo il bollettino meteorologico se dobbiamo metterci in viaggio. Un tempo invece era preludio alla fine di ogni cosa.
Ma i Celti, e i Druidi che tenevano conto dello scorrere del tempo, potevano propiziare la fine di quel buio. Lo facevano attraverso la loro profonda simbiosi con il mondo naturale, specie con quello arboreo. L’abete serviva per comunicare con gli dei: la sua resina veniva bruciata in offerta. Naturalmente non veniva abbattuto: al suo interno viveva il genio della foresta che avrebbe protetto la comunità.
Se l’anno celtico termina con il Tasso, albero della morte, ricomincia il 24 dicembre con l’Abete Bianco, l’albero della vita. Yule, termine che vuol dire “ruota” e indica il ciclico ritorno del tempo, era dunque una fase da attraversare nell’attesa di una nuova luce. Il solstizio d’inverno era dunque un momento di grande importanza: segnava la fine dell’oscurità e il ritorno, graduale ma inesorabile, della luce.
Perché decoriamo l’albero
Non è difficile capire perché il cristianesimo si sia impadronito della simbologia di Yule/Dicembre e dell’albero abete. Il Cristo, definito, luce del mondo, nasce il 25 dicembre, quando cioè i giorni cominciano a farsi più lunghi. Solo che un tempo questa non era una simbologia: era una realtà quotidiana, quella di un mondo che non conosceva l’energia elettrica e che pativa assai più di quanto non accada a noi la prematura scomparsa del Sole.
Dunque l’Abete, dalla cultura celtica ma ancora prima, a quanto pare, da quella egizia, ha attraversato i secoli portando il suo significato di vita che si perpetua anche in assenza di luce. Perché lo decoriamo? Esistono tante leggende in proposito. La più suggestiva dice che un uomo, la sera, tornando a casa, vide le stelle brillare tra i rami di un abete. Decise allora di far brillare un albero anche tra le sue pareti domestiche.
L’uso di decorare gli abeti, bianchi o rossi, è tipico delle regioni nordiche ed era sempre un gesto di buon auspicio. Un tempo si appendevano pigne, mele, rametti di vischio e agrifoglio. La luce però era la componente fondamentale: le piccole candele che illuminavano la chioma verde, resinosa e odorosa.
Cosa significa l’Albero di Natale
Alla fin fine abbiamo scoperto che decorare un albero in casa ha un senso molto antico. In qualche modo, appendendo luci e palline, è come se ci ricollegassimo a tutti i nostri antichi progenitori. Dall’Antico Egitto, dove si venerava il dio Sole Ra con rami di palma, attraverso al Grecia e Roma, dove l’abete era sacro ad Artemide ed era legato alla Luna, giungiamo fino alle nostre case moderne.
Vediamo alberi allestiti nei luoghi più impensabili, e questo spesso non si lega più alla religione ma solo al consumismo. O forse no? Forse da qualche parte dentro di noi rimane vivo quell’antico retaggio, la voglia di sperare che il Sole tornerà a splendere. Per questo decoriamo un albero che non perde mai le sue foglie, che non soccombe mai nemmeno al freddo e al buio dell’inverno.