In Messico sono state ritrovate molte teste in pietra di dimensioni colossali, che l’archeologia attribuisce alla civiltà Olmeca, precedente ai Maya. Non fa parte dei report dell’archeologia ufficiale il ritrovamento di un’altra testa di pietra che fu rinvenuta in Guatemala. Molti affermano che si tratti di una bufala, ma il dubbio persiste. La statua in questione è interessante in quanto molto diversa da tutte le altre ritrovate in centro America. Scopriamo di più circa la testa di pietra del Guatemala con quei tratti così “alieni”.
Una vecchia foto
Purtroppo tutto quel che abbiamo oggi di una scoperta che potrebbe fornire interessanti elementi circa la possibilità di civiltà più antiche di quelle note è solo una foto. Tutta la vicenda prende il via da questo scatto in bianco e nero che fu recapitato nel 1987 al dottor Oscar Rafael Padilla Lara. Padilla era un notaio e un legale, ma era anche un appassionato di ufologia. Ricevette la misteriosa foto da un proprietario terriero del Guatemala, senza ulteriori indicazioni della località ritratta.
Ritenendo l’immagine molto interessante, Padilla ne diede notizia sulla newsletter della Ancient Astronaut Society, Ancient Skies. Cosa aveva di tanto speciale quello scatto che risaliva agli anni Cinquanta? Ritraeva una testa in pietra, di dimensioni notevoli se considerata in rapporto agli uomini e all’automobile presenti pure nella foto. Il volto era sottile, molto ben definito, quasi delicato.
Gli occhi della testa di pietra potevano sembrare sia chiusi che aperti, nel qual caso erano di certo rivolti al cielo. La bocca aveva labbra sottili, il naso a punta era un po’ all’insù. In una parola, i tratti somatici erano ben diversi da quelli delle teste in pietra del Messico, e anche di quelle presenti nella cittadina guatemalteca di La Democracia. Labbra piene, occhi sottili, volti tondi: ecco le caratteristiche di tutte le altre statue conosciute.
Secondo alcuni, la statua della foto era la prova dell’esistenza di una civiltà extraterrestre scesa sulla terra chissà quanti secoli prima. Secondo altri, poteva essere invece ciò che una civiltà antichissima aveva lasciato come traccia del suo remoto passaggio. Qualcuno ipotizzò che la testa fosse solo la parte emersa, e che nel sottosuolo ci fosse l’intero corpo della statua.
Le spedizioni
La foto, come dicevamo, risaliva agli anni Cinquanta e Padilla non sapeva esattamente dove fosse stata scattata. Eppure decise di partire per provare a localizzarla. L’unico indizio che aveva è che i proprietari terrieri sulla cui terra si trovava la scultura erano i Biener. Decise così di tracciare un percorso ipotetico e partì alla ricerca del prezioso reperto. Si recò dapprima a Las Victorias, dirigendosi sempre più nell’entroterra. Giunse infine a La Democracia.
Qui, stando al suo resoconto, ricevette un’amara delusione. La testa in pietra era stata distrutta quasi totalmente dai guerriglieri guatemaltechi, che sembravano averla usata per allenarsi con le loro armi. Naso, bocca e occhi erano spariti: restava solo un masso informe sopra quello che doveva essere il collo. Padilla non scattò alcuna foto, e quando il noto archeologo David Hatcher Childress incontrò Padilla, questi disse che era troppo tardi.
Childress è noto come “il vero Indiana Jones”. Ha visitato molti siti misteriosi in tutto il mondo e ha scritto numerosi libri. Non ebbe modo però di vedere con i suoi occhi la misteriosa testa di pietra. Padilla non lo accompagnò, pur avendogli indicato il sito. La statua era andata completamente distrutta e il sito era diventato inaccessibile per via della guerriglia costante in atto.
Basandosi sulle testimonianze di Padilla e su quel che poteva vedere nella foto, Childress però dichiarò che quel monumento non poteva che avere due spiegazioni. O era stata prodotta dagli Olmechi e rappresentava solo una stravaganza stilistica, oppure era quel che rimaneva di un’altra civiltà, antecedente agli Olmechi o successiva a loro. Quei tratti così anomali non potevano significare altro.
Una possibile spiegazione
Childress, nel suo resoconto, parla anche di un’altra possibile spiegazione che potrebbe avere la testa di pietra. Sembra che non si trattasse di altro che di un manufatto recente, costruito nel 1936. Il fattore proprietario della zona aveva eretto quel monumento in memoria della moglie defunta, apponendovi anche una targa. A riportare questa storia fu l’archeologo Lee Parsons, che quindi smantellava tutta la storia dell’antica civiltà come una bufala.
Parsons riporta la sua versione dei fatti nell’articolo “A Pseudo Pre-Columbian Colossal Stone Head on the Pacific Coast of Guatemala”, dove dice di aver personalmente visitato il sito negli anni Settanta. Afferma che la targa è andata perduta e che in effetti la testa in pietra è ormai del tutto deteriorata, ma questo in virtù del fatto che era stata scolpita nella pietra pomice. Questa pietra è molto friabile.
Childress riporta la testimonianza di Parsons ma la liquida come un tentativo di celare una scoperta che, se vera, potrebbe riscrivere la storia dell’umanità così come la conosciamo. Allo stato attuale della situazione, non abbiamo elementi per smentire né confermare nessuna delle due versioni della storia della testa di pietra. Si può solo osservare, come fa Childress, che i lineamenti del volto non sembrano appartenere ad una donna.
Infine, la popolarità della testa di pietra del Guatemala è tornata a crescere negli anni più recenti per due motivi. Il primo è un documentario che avrebbe dovuto girare Raul Julia-Levy, figlio del noto attore Raul Julia, intitolato “Revelations of the Mayans: 2012 and Beyond”, all’interno del quale sarebbe stata inclusa la foto. Non ci risulta però che il film sia mai stato effettivamente realizzato.
In secondo è un articolo comparso nel 2013 sul sito web Ancient Origins, scritto da April Holloway, che accende di nuovo i riflettori sulla misteriosa statua. Per quanto ormai quasi completamente distrutta, i resti del volto “alieno” dovrebbero ancora trovarsi là dove si ergeva. Sarebbe possibile quindi verificare se c’è anche un corpo, oltre alla testa, e se ci sono connessioni con i Moai dell’Isola di Pasqua, come suggerisce qualcuno.
Un volto alieno
Tanti pensano anche che quel volto potrebbe essere ciò che ha lasciato un popolo di colonizzatori venuti dallo spazio, e poi tornati là da dove erano giunti. Curiosamente, le fattezze del volto in pietra che si trova nelle foreste del Guatemala assomiglia in modo impressionante a quello del volto su Marte, che i più attribuiscono ad una semplice suggestione derivante dalla pareidolia.
Sarebbe estremamente interessante potersi addentrare in quella giungla fitta e guardare ciò che resta del misterioso volto in pietra che sembrava osservare con tanta insistenza il cielo. Non è escluso che ciò possa accadere, un giorno, ammesso che qualcuno abbia davvero voglia di scoprire la verità.