Nei secoli passati il concetto di “scienza” era un po’ diverso da come lo intendiamo ai giorni nostri. Per un uomo medievale la scienza comprendeva un insieme di conoscenze non solo empiriche, ma anche speculative e filosofiche. Astronomia e Astrologia erano pressoché equiparate, e grande stima si aveva per coloro che praticavano la Scienza Alchemica.
L’Alchimia e la Pietra Filosofale
Quando si parla di “alchimia” banalmente si immaginano uomini intenti a creare la “pietra filosofale” che trasformi i metalli in oro. Questa è una semplificazione davvero brutale di ciò che gli alchimisti davvero cercavano di fare. In realtà la ricerca condotta da chi praticava questa scienza (oggi diremmo “pseudoscienza“) era soprattutto interiore e filosofica. L’obiettivo era acquisire il massimo delle conoscenze in ogni campo.
La trasformazione dei metalli poveri in oro era un traguardo materiale ma soprattutto simbolico: l’oro era considerato paradigma di perfezione poiché incorruttibile nel tempo. L’alchimia si intrecciava con altre discipline, come l’astrologia stessa, ma anche la fisica e la medicina. La pietra filosofale era anche la panacea di ogni male, capace di donare la vita eterna.
In Occidente non si parla più di alchimia da quando ha preso piede e si è affermato il metodo scientifico: quindi questa disciplina è stata relegata al campo della superstizione e nessuno più la pratica. Nessuno più cerca la perfezione suprema.
Cecco d’Ascoli e le sue Idee “Eretiche”
Uno dei personaggi più curiosi, misteriosi, affascinanti, che ha legato il suo nome alla pratica alchemica è tale Francesco Stabili che i più conoscono con il nomignolo di “Cecco d’Ascoli“. Lo Stabili nacque ad Ancarano nel 1269 ma trascorse i suoi primi anni di vita ad Ascoli Piceno. Qui legò il suo nome alla città e al mito del lago di Pilato, acquistando la fama di Negromante. Ancora oggi ad Ascoli c’è un ponte, detto “ponte di Cecco”, che pare che lo Stabili costruì in una notte con l’aiuto del Demonio.
In seguito lo Stabili insegnò medicina a Bologna, dove ricevette le prime accuse di eresia e dovette subire la prigionia. Cecco era un pensatore originale, senza peli sulla lingua, e questo gli causò guai per tutta la vita. Nel 1327, a Firenze, lo condusse sulla pira del rogo, dove venne arso vivo per volontà dell’Inquisizione.
Non è ancora del tutto chiaro il motivo specifico che valse una tale atroce condanna al povero Cecco. Probabilmente aveva solo finito per pestare troppi piedi importanti. La sua prematura morte gli impedì di portare a termine la sua opera più nota e audace, l’Acerba, una sorta di summa di conoscenze che noi abbiamo recepito solo in parte.
Cecco, l’Astrologia e l’Alchimia
Tra le molte cose di cui Cecco d’Ascoli parla nel suo scritto (scagliandosi sempre fieramente contro Dante Alighieri, che detestava e neanche tanto cordialmente) ci sono lunghe trattazioni Astrologiche e Alchemiche. Cecco era un sostenitore della “magia astrologica“: secondo lui era possibile curare i mali, fisici e morali, dell’Uomo canalizzando adeguatamente gli influssi stellari.
L’Alchimia per Cecco è soprattutto la capacità di plasmare il proprio io interiore, forgiandolo come un metallo, e affinandolo fino a dargli la purezza dell’oro. Come vedi nelle sue idee c’è ben poco di scandaloso per noi contemporanei, ma le sue affermazioni, mai asservite al potere, gli valsero la fama di Stregone.
Tutti sanno che Cecco salì al lago di Pilato per fare un patto con il Diavolo e che forse non è stato arso sulla pira, ma si è magicamente dissolto… il suo mito così si fonde e stempera con quello della veggente Sibilla che risiede sotto la Montagna. Anche la Sibilla Appenninica a volte è raffigurata come “alchemica“, poiché il cavaliere che penetra nel suo Antro fa un viaggio alla scoperta del suo vero Io, come fondendo la sua natura in un crogiolo alchemico.
Alchimia oggi
Parlare di Alchimia oggi è solo una sciocca perdita di tempo, o niente più che una curiosità storico-scientifica? Se intendiamo la pietra filosofale come strumento per forgiare il nostro animo e diventare migliori, addirittura perfetti, direi proprio di no. L’Alchimista era colui che voleva lavorare su se stesso in modo intenso, al calore della forgia del sapere, al fine di rendersi il più simile che potesse alle creature angeliche e di abbandonare il suo involucro terreno.
In una parola, l’Alchimista voleva liberarsi del fango per diventare polvere di stelle. E questo è lo stesso percorso che ancora ognuno di noi deve compiere, solo che ne abbiamo perduta la consapevolezza, e il percorso è diventato assai più arduo. Molto spesso, ci contentiamo del fango.
Cecco invece ci insegna che un animo indomito non si fa mai piegare, che formarsi idee proprie e rivendicarle fino alla fine è l’atto più alto ed eroico che un Uomo deve a se stesso. Si racconta che le ultime parole dello Stabili furono “L’ho detto, l’ho insegnato, io credo!”. Cecco rivendicò la sua intima coerenza, ricordandoci di fare altrettanto.
L’Alchimia che dobbiamo praticare è quella che conduce a noi stessi, alla nostra realizzazione. Può passare in luoghi impervi, magari all’interno di grotte spaventose o lungo le sponde di laghi dalle acque agitate, ma il traguardo ci ricompensa di ogni prova affrontata, fino a che, come l’oro, saremo perfetti e incorruttibili.
Anima misterica
Chimera
visione
onirica
del
tutto
a
lenire
l’interesse
spasmodico.
Lei
curativa,
dai
poteri
assertivi
eleva
il
suo
portento
sino
agli
albori
dell’uomo
disposta
al
fremito
anelito
che
tutto
regge
o
raramente
disperge.
(Francesco Casagrande)