Chissà se gli abitanti di Atlantide erano dei giganti. Giganti in senso letterale, ovvero con una conformazione fisica che li portava ad essere più alti delle altre persone. Ciò spiegherebbe perché gli dei erano raffigurati di dimensioni maggiori rispetto ai comuni mortali, e perché le mitologie di tutti i popoli antichi contemplano l’esistenza dei giganti. Da millenni si favoleggia di una mitica città dei giganti. L’incredibile sito scoperto in Ecuador da Bruce Fenton forse è la prova che i giganti sono esistiti davvero.
La perduta città dei giganti
Anticamente le popolazioni dell’Ecuador si tramandavano storie di persone dalle dimensioni enormi, che avevano costruito delle città a loro immagine e somiglianza. Queste storia circolano ancora, e le città dei giganti sono oggi temute, perché si pensa che siano protette da spiriti pronti a scagliarsi su un incauto curioso.
Se la maggior parte della gente pensa che queste siano “solo storie”, non è di questo avviso Bruce Fenton, autore e ricercatore inglese. Fenton crede a tal punto nella veridicità di quelle storie da partire personalmente, insieme ad un’equipe di professionisti, alla volta dell’Ecuador per cercare di trovare tracce di quella perduta civiltà di giganti. E la cosa interessante è che le sue ricerche hanno avuto successo.
Nel 2012 – seguendo le suggestioni degli antichi racconti e qualche indicazione della gente del posto – Fenton e i suoi si sono addentrati nella foresta amazzonica dell’Ecuador. Hanno trovato qualcosa: hanno indagato a fondo e l’anno seguente sono tornati sul posto con nuovi collaboratori. Alla fine, Fenton si è deciso a rivelare che cosa aveva trovato.
Premettiamo subito una cosa. Fenton sperava che le autorità locali gli dessero non solo il permesso di cominciare una campagna di scavi, credeva addirittura che lo avrebbero finanziato. Invece una commissione statale ha analizzato quanto trovato da Fenton e dai suoi concludendo che si tratta solo di “conformazioni naturali”. A voi decidere se tale conclusione sia plausibile o meno.
La grande piramide
Nel folto della giungla, ormai coperta dalla vegetazione e dai detriti, c’è una piramide di base quadrangolare. La base misura 80 metri quadri e la sua altezza è di 80 metri. Ogni singolo blocco da cui è costituita pesa circa 2 tonnellate. Le pietre sono perfettamente squadrate, con un tipo di architettura che fa pensare a siti pre-Incaici. La piramide non termina a punta, ma con una sorta di terrazzo.
Si tratta dunque di una piramide tronca che ha un’inclinazione di 60 gradi. La supposizione che ha fatto Fenton è che la piattaforma servisse per i sacrifici umani, e che l’inclinazione fosse quella ideale per far rotolare verso il basso i corpi dei sacrificati. Ovviamente non si tratta che di pure ipotesi, in quanto nulla si sa su chi abbia costruito questo edificio.
A differenza di quanto accade in altri siti che sono stati occupati dagli Incas, le pietre non sono solo appoggiate le une sulle altre. Per tenerle insieme è stata usata una sorta di malta, o cemento. Forse si tratta di sostanza vetrificata. Dirlo con certezza è impossibile in quanto Fenton e la sua squadra si sono basati sulla mera osservazione visiva.
Non è escluso che accanto a questa grande piramide ce ne siano delle altre. La zona è infatti ricca di quelle che sembrano colline, ma che potrebbero facilmente celare altre costruzioni ricoperte da vegetazione e fango. Quindi davvero Fenton ha avuto l’impressione di trovarsi all’ingresso della perduta città dei giganti, di cui per secoli la gente ha favoleggiato.
Utensili troppo grandi per noi
Spiegare le rocce squadrate, la pendenza perfettamente calcolata e la presenza di materiale da costruzione per tenere insieme le pietre come una “conformazione naturale” è già abbastanza complicato. Ma Fenton e i suoi hanno anche ritrovato dei reperti: molto pochi, in verità, in quanto si teme che nella zona siano già passati dei predatori di monumenti antichi.
Tra il vasellame e gli oggetti in pietra, ci sono anche degli utensili simili a martelliche lasciano alquanto perplessi. Le loro dimensioni sono infatti tali che anche un uomo nerboruto farebbe fatica a sorreggerli, figurarsi poi a lavorarci. Sembrerebbero proprio gli strumenti di uomini giganteschi, forse usati proprio per erigere quelle costruzioni.
La scoperta di Fenton, nel momento in cui fu rivelata, fece un grande scalpore tanto che appunto, come abbiamo detto, si scomodarono anche le autorità. Le quali però liquidarono il tutto con leggerezza, ritenendo che la cosa non fosse degna di ulteriori approfondimenti. Da allora tutto è caduto nell’oblio: non abbiamo notizie di ulteriori studi o ricerche.
Quei giganti che stanno un po’ dappertutto
Vicino all’area in cui Fenton presume di aver ritrovato la Città dei Giganti in passato ci sono stati anche ritrovamenti di ossa di dimensioni imponenti. Anche in questo caso le scoperte furono liquidate come bufale, o le ossa vennero attribuite ad animali preistorici. Ma Fenton era assolutamente convinto che nel folto dell’Amazzonia si celasse un reticolo di strade che conduceva sempre più dentro la grande città perduta.
Ci sono numerosi fattori che remano contro questi ritrovamenti, e non parliamo solo dello scetticismo delle autorità. Parecchi esploratori, anche molto esperti, sono scomparsi addentrandosi nel folto di foreste e giungle, che celano molti pericoli di varia natura. Il fatto che quindi non abbiamo prove concrete non deve essere interpretato come un fatto che tali prove non siano lì, da qualche parte. Solo che la maggior parte della gente non crede valga la pena di rischiare la vita per cercarle.
I giganti sono forse uno degli enigmi più affascinanti della nostra storia remota. Libri sacri, racconti e leggende ne sono pieni. Non c’è praticamente nessuna civiltà, in nessun angolo del globo, che non li includa nelle sue credenze. Davvero è plausibile credere che siano solo il frutto dell’immaginario collettivo? In verità è molto più semplice, lineare e razionale credere che siano un ricordo collettivo.
Però, come spesso accade, se le prove della loro esistenza divenissero palesi si dovrebbe rivedere da capo a piedi tutto ciò che è stato scritto finora. Ma le verità assodate, poiché ormai comunemente accettate, fanno troppo comodo per darsi il fastidio di rimetterle in discussione. Ed è così che la città dei giganti resta seppellita sotto le foglie e le liane. Ma chissà che un giorno qualcuno non torni ad abitarla.