Tra tutte le forme d’arte che riescono a parlare alla parte più ineffabile dell’Uomo ce n’è una che è più ispiratrice delle altre, ed è la musica. La letteratura parla al cervello, la pittura agli occhi. La musica non parla solo alle orecchie, ma arriva dritta in luoghi ben più profondi dentro di noi. Lo dimostra il fatto che alcuni siti antichi risuonano letteralmente. Ecco qual è la frequenza del suono sacro che guarisce: 111 Hz.
Il potere di un suono
Così ha inizio il Vangelo secondo Giovanni: “In principio c’era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”. All’inizio di ogni cosa, dice, c’è stata una parola, ovvero un suono. Lo stesso dice l’Upanishad, insieme di testi sacri all’Induismo, in cui si spiega che la prima manifestazione dell’essenza divina è l’OM. Molti anni dopo J.R.R. Tolkien, nel “Silmarillion“, racconta come l’Universo fu creato dagli Ainur attraverso una canzone.
Insomma, in qualche modo sembra che il suono sia alla base della nostra esistenza, ne costituisca il mattone fondamentale. Se a noi questa affermazione può sembrare oziosa, diversamente dagli antichi il potere rigeneratore del suono era tenuto in grandissima considerazione. Quello che si praticava non era una blanda forma di “musicoterapia”, ma una vera interconnessione tra il Tutto e il singolo attraverso le risonanze.
C’è una frequenza sonora che, in particolar modo, veniva sfruttata all’interno delle costruzioni più antiche, ed è quella che vibra a 111 Hz. Questa frequenza viene considerata l’equivalente del colore bianco per i suoni: è neutra e quindi contiene in sé tutti gli altri suoni. La si può definire la nota universale, quella da cui si genera l’armonia complessiva. Qualcuno la spiega come un “ti amo” sussurrato nel cuore di ognuno di noi.
A 111 Hz parla una voce maschile molto bassa. A 111 Hz Pitagora fissò la prima nota della scala musicale. Sono numerosi i monumenti di epoche passate che al loro interno risuonano di questa particolare nota: quelli più importanti si trovano a Malta e risalgono a ben 7000 anni fa. E ancora oggi cantano come il giorno in cui furono costruiti.
I templi megalitici di Malta
I templi megalitici di Malta vennero eretti da una civiltà più antica di quella egizia di circa 2000 anni. Non sappiamo molto sul suo conto, se non che prosperò per 2500 anni, che non aveva bisogno di mura di difesa né di armi, e che la sua popolazione era straordinariamente sana. Sappiamo anche che veneravano il divino sia nella sua forma femminile che maschile, come Luna e come Sole.
Insomma, anche se parliamo di gente del Neolitico non parliamo di rozzi e selvaggi uomini delle caverne. Tanto che questa gente riuscì a costruire degli edifici che stupiscono ancora oggi non solo per la complessità dell’architettura adottata, ma anche e soprattutto perché sfruttano la rifrazione sonora al fine di indurre stati di meditazione e rigenerazione.
Il luogo più interessante del complesso, che è formato da svariati templi costruiti in superficieè l‘Ipogeo di Hal-Saflieni. Si tratta di un locale sotterraneo che risuona alla vibrazione di 111 Hz. E questo suono non è confinato ad un’unica stanza, ma si irradia in tutta la serie di ambienti scavati sottoterra creando un canto che si sprigiona ogniqualvolta viene emesso un suono.
L’Ipogeo venne riportato alla luce nel 1902 e presto si scoprì la sua peculiare caratteristica. Caratteristica che il ricercatore Paul Devereux aveva già riscontrato anche in Irlanda, relativamente ai monumenti sepolcrali detti Cairn. Anche quelle pietre hanno la stessa frequenza di risonanza, 111 Hz. Fu Devereux ad avanzare una prima ipotesi del perché dell’uso di questo particolare suono.
111 Hz, la voce di Dio
Questa peculiare frequenza è stata indagata facendola ascoltare a persone che erano nel frattempo sottoposte ad una risonanza magnetica cerebrale. Si è scoperto che, quando l’orecchio umano la percepisce, si “accende” una zona del cervello normalmente inattiva. Si attiva infatti tutta la parte destra, mentre viene disattivata la corteccia prefrontale che domina la funzione del linguaggio.
La parte destra del cervello umano è quella preposta alla meditazione, all’intuitività, e quando funziona può indurre una sorta di stato di trance. Stato di trance che si sperimenta all’interno dei monumenti che risuonano a 111 Hz, contribuendo a creare un’atmosfera mistica, sospesa, in cui l’essere umano è in grado di vedere cose che normalmente gli sono precluse.
111 Hz è anche detto “holy sound”, suono sacro, perché ha il potere di rigenerare il corpo umano. Negli anni Sessanta-Settanta la dottoressa Margaret Patterson mise a punto una terapia, chiamata NET, usando questa particolare frequenza. Anche se la validità scientifica non è mai stata provata, molte persone sono state guarite dalla dipendenza dalla droga grazie a questo suono. Tra loro, anche Pete Townshend, chitarrista del gruppo rock “The Who”.
C’è differenza, dicevamo, tra musicoterapia e uso dei suoni nel modo in cui lo facevano gli antichi. La musicoterapia ha un effetto placebo per lenire certi sintomi. Invece le risonanze sonore possono avere un effetto molto più dirompente sul corpo umano, permettendogli di superare i suoi limiti. Pensate dunque a cosa poteva fare chi aveva piena consapevolezza di questo potere, e lo usava su vasta scala.
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