In questo sito abbiamo già parlato di OOPArts, vale a dire di manufatti che sembrano essere anacronisticamente fuori dal tempo a cui si ritiene appartengano. Uno dei più discussi OOPArt di sempre è il cosiddetto “geode di Coso“. Per quanto il suo nome possa strappare un sorriso, la sua storia è un po’ inquietante giacché, così come è stato un tempo scoperto, oggi è di nuovo svanito nel nulla.
Alla ricerca di geodi
I geodi sono delle pietre che si formano con il passare dei secoli. Al loro interno si apre una cavità, forse una bolla di aria dell’antico magma, in cui si creano cristalli di incredibile bellezza. Era il 1961 quando Wallace Lane, Virginia Maxey e Mike Mikesell, proprietari del negozio LM&V Rockhounds Gem and Gift Shop a Olancha, in California, erano a caccia di geodi.
Si erano avventurati sul massiccio del Coso per trovarne alcuni interessanti e poi venderli nella loro bottega. Dopo un paio di giorni di perlustrazione portarono il loro bottino a casa e cominciarono ad aprire i geodi. Ad un certo punto però la lama in polvere di diamante che stavano usando si ruppe, scontrandosi contro qualcosa di molto duro là dove avrebbe dovuto esserci una cavità.
Dentro al geode di Coso c’era un oggetto stranissimo. Era rivestito in porcellana e circondato da filamenti di rame; dentro c’era un corpo metallico. La cosa destò la curiosità dei tre scopritori che subito chiamarono un geologo per far luce sulla questione.
Le prime ipotesi
Secondo il geologo interpellato il geode di Coso aveva circa 500 mila anni. In seguito il geode di Coso fu analizzato anche da Ron Calais, il quale era collaboratore di un noto scrittore di paranormale, Brad Steiger. Fu Calais ad analizzare il reperto ai raggi X e a scattargli le foto che, ad oggi, restano l’unica testimonianza della sua esistenza.
Ciò che era celato dentro la pietra appariva in modo molto chiaro un apparecchio tecnologico ed elettronico, sconosciuto però nelle sue forme. Infatti, anche se poteva assomigliare ad una candela, aveva alcune caratteristiche, come una molla sulla sommità del tutto sconosciute. Sulla parte esterna della roccia erano incastonate anche delle conchiglie fossili.
La storia divenne presto di dominio pubblico e accese la fantasia di molti, specie dopo un articolo pubblicato nel 1969 in cui si sosteneva che doveva trattarsi di un apparecchio posseduto da un’antica civiltà evoluta tecnologicamente. In una parola il geode di Coso era una prova dell’esistenza di Atlantide e Mu.
Secondo le testimonianze di coloro che avevano rinvenuto il geode, il terreno su cui era stato ritrovato presentava tracce di sedimentazione. Così si pensò che esso potesse risalire ad un’epoca immediatamente successiva al Diluvio Universale. Il dibattito si accese: i creazionisti dicevano che quel misterioso manufatto era una prova del fatto che la storia dell’Uomo è molto più recente di quanto non voglia la scienza.
Intanto Wallace Lane, che custodiva il reperto, si rifiutava di farlo analizzare ulteriormente. C’è poi una parte di storia su cui le fonti sono discordi. C’è chi dice che gli furono offerti 250 mila dollari per l’acquisto del geode di Coso, e che lui rifiutò. Altri dicono che fosse lui a cercare di venderlo, senza successo.
Una candela un po’ particolare
Di lì a poco del geode di Coso si persero le tracce, ma non si spense l’attenzione intorno alla sua vera natura. Analizzando le foto appariva sempre più chiaro che ciò che era all’interno della pietra assomigliava molto alla candela di un motore. Tanto più che secondo alcuni (ma ormai verificarlo è impossibile) la pietra non era un geode, ma solo argilla che si era indurita con il tempo.
L’arcano venne svelato da un gruppo di appassionati di candele di automobili, appartenenti alla Spark Plug Collectors of America. Questi identificarono in quell’oggetto contenuto nella roccia una candela, e di un modello molto preciso, prodotto solo per una Ford T nel 1922. le sue caratteristiche un po’ peculiari erano dovute al fatto che in seguito la forma era stata modificata.
Mistero risolto, dunque. Per la maggior parte dei commentatori è così, ma ciò non toglie che il geode di Coso (che forse non è un geode) continua ad incuriosire. Fu protagonista di un programma di Leonard Nimoy (il dottor Spock della celebre serie di fantascienza “Star Trek”). ha acceso la fantasia di numerosi geologi e studiosi di misteri, ed è esso stesso circondato da un piccolo giallo.
Che fine hanno fatto Lane, Maxey e Mikesell? Uno di loro è morto, di un altro si sono perse le tracce, il terzo si è trincerato dietro il più assoluto silenzio. Il geode è sparito e non abbiamo idea di che fine abbia fatto. Quindi l’enigma rimane.
Il geode di Coso e la domanda aperta che pone
Quella strana pietra era davvero solo la bufala di tre venditori che volevano piazzare un colpo grosso? Ma perché allora hanno fatto sparire qualcosa che avrebbe comunque potuto garantire loro la fama, quanto meno per via della curiosità suscitata? Era solo argilla induritasi attorno ad una banalissima candela Ford, lassù in cima alle montagne della California?
Oppure c’è l’altra ipotesi, non più verificabile: che fosse davvero un manufatto antico, di qualcuno che aveva cominciato a costruire congegni meccanici ed elettrici molto prima di noi. Il geode di Coso, che potrebbe ancora rispondere, semplicemente non c’è più. Scomparso o fatto sparire?