La civiltà Azteca continua ad affascinarci da sempre, e per molti è uno degli anelli di congiunzione più evidenti tra la perduta Atlantide e il mondo moderno. Uno degli aspetti che maggiormente continua a sconvolgerci degli Aztechi è il rapporto che avevano con la morte. Si sa infatti che compivano sacrifici umani, cosa che ci lascia inorriditi per la nostra concezione attuale della vita sociale. C’è anche un’altra cosa che lascia piuttosto perplessi circa le usanze azteche: è il cosiddetto Fischio della Morte, il terrificante strumento musicale azteco.
Una scoperta un po’ sconcertante
Durante gli anni Novanta un gruppo di archeologi si trovava a Mexico City per effettuare alcuni scavi all’interno di un tempio azteco. Si trattava di tempio dedicato al dio Ehecatl, al quale venivano offerti sacrifici umani. I ricercatori infatti trovarono numerosi corpi di persone che erano state uccise durante i rituali. I corpi erano composti in modo molto riconoscibile.
Le braccia erano ripiegate sul petto, come già verificato in altre circostanze. La novità però era l’oggetto che alcuni di quei corpi stringevano tra le mani ormai scheletriche. Si trattava di piccoli manufatti in terracotta che avevano la sembianza di teschi ghignanti. Dopo un’osservazione più attenta gli studiosi capirono che si trattava di strumenti musicali, e più esattamente di fischietti.
Se però stai pensando al suono trillante del fischietto di un arbitro di calcio ti sbagli di grosso. Perché quando qualcuno provò ad usare lo strumento, il fischio che ne fuoriuscì fece gelare il sangue nelle vene a tutti. Non si trattava di una nota allegra e squillante, ma di un angoscioso e terrificante urlo umano. Proprio il grido di qualcuno in punto di morte; fu definito il suono di mille cadaveri urlanti.
Si capisce come la cosa destò immediatamente grande curiosità. Per prima cosa si volle capire come facesse il fischietto ad emettere una sonorità così peculiare e così terribilmente realistica. Studiando l’interno dell’oggetto si scoprì che era molto complesso. Possedeva infatti una serie di cavità nelle quali il flusso di aria si scontrava, dando vita a quel grido inarticolato e raggelante.
A cosa serviva il Fischio della Morte
Il secondo enigma da sciogliere consisteva nel capire a cosa servissero quei fischietti. Era da escludere che fossero solo oggetti rituali: in tal caso non ci sarebbe stato alcun bisogno di ideare un meccanismo sonoro tanto complicato. La prima ipotesi che fu fatta riguardava la vita militare degli Aztechi. Gli Aztechi andavano in battaglia picchiando su grandi tamburi: il suono marziale serviva sia a spronare i soldati che ad incutere timore al nemico.
Si è pensato dunque che il fischietto potesse avere lo scopo di intimorire gli avversari. Il suono di un singolo fischio è davvero agghiacciante: ma il suono di centinaia di quegli strumenti può avere il potere di seminare il panico. Non è escluso che lo strumento potesse essere usato anche contro gli spagnoli, ma le cronache dell’epoca non riportano niente in proposito.
La seconda ipotesi, più verosimile, riguarda il luogo in cui il Fischio della Morte è stato ritrovato, ovvero tra le mani di un uomo sacrificato al dio. Come dicevamo, per noi è inconcepibile pensare ad una società in cui si effettuino di prassi sacrifici umani, ma per gli Aztechi non solo era pratica comune. Essere scelti per diventare un’offerta alle divinità era un grande onore.
Il fischietto poteva dunque essere un modo per il morituro di spalancarsi le porte dell’Oltremondo, di farsi ben accettare dal dio del vento che lo attendeva. Ecco dunque perché lo strumento ha le fattezze di un teschio, e perché veniva posto tra le mani del cadavere sacrificato. C’è anche una terza ipotesi, che può sembrare strampalata ma da valutare con attenzione: che il Fischio della Morte servisse per curare.
Un suono che cura
I suoni che curano erano una realtà ben conosciuta dalle popolazioni antiche. Sappiamo che ci sono templi e monumenti costruiti in modo tale, e con materiali precisi, da emettere delle frequenze che agiscono sul cervello e sul corpo umano. Questo accade all’interno delle Piramidi e dentro i templi megalitici di Malta, sempre con uno scopo: creare una particolare atmosfera.
Non si può escludere dunque che gli Aztechi avessero creato i loro peculiari strumenti musicali (e devono averci perso parecchio tempo, perché sono davvero particolari) al fine di indurre in un soggetto un particolare stato di rilassamento e benessere tale da curarlo da qualche malattia o disagio. Può sembrare assurdo che un suono così angoscioso come un grido umano possa servire a guarire, ma potrebbe anche essere così.
La verità è che gli studiosi non hanno potuto scoprire con certezza a cosa servisse il Fischio della Morte. Gli esemplari di fischietto ritrovati, realizzati anche in materiali diversi dall’argilla, ora si trovano nei musei, ma in vendita si trovano parecchie repliche. Bisogna però precisare una cosa: nessuna di quelle repliche riesce a riprodurre con fedeltà assoluta il suono dei fischietti originali.
La scoperta del Fischio della Morte ci dimostra quanto il suono e la musica fossero importanti per le popolazioni antiche. Roberto Velázquez Cabrera, l’ingegnere che ha impiegato le sue risorse per capire a fondo il suono emesso dai fischietti aztechi, afferma che noi spesso ci comportiamo come se le antiche civiltà fossero sorde e mute. In realtà vivevano in un mondo popolato da suoni per noi perduti, che raccontano il modo in cui vivevano e pensavano molto più di tanti manufatti. Ecco perché dovremmo prestare orecchio con maggiore attenzione, e potremmo capire molte più cose di quante non sospettiamo.