Quando studiamo le civiltà antiche e le loro costruzioni, come il complesso di Chankillo, la prima cosa di cui ci rendiamo conto è che erano assai meno “primitive” di quanto non ci piacerebbe credere (o non ci vorrebbero far credere). La seconda cosa, è che tanto quanto noi (anzi, forse più di noi) ponevano una grande attenzione all’astronomia. Pur senza mezzi tecnologici come quelli che possediamo oggi, riuscivano ad avere conoscenze straordinarie. Come facevano? Una risposta sembrerebbe darcela proprio il complesso di Chankillo, considerato un antico calendario solare.
Il complesso di Chankillo
Il complesso di Chankillo (o Chanquillo) era noto ai viaggiatori che si sono avventurati in questo remoto angolo di Perù per secoli. Chankillo si trova a circa 350 chilometri dalla capitale peruviana Lima, in una vallata scavata dai fiumi Casma e Sechin. Si tratta di una zona desertica, resa vivibile solo dalla presenza dei fiumi, lungo la costa del Pacifico. Per molti anni questo complesso, per quanto imponente e molto interessante, non ha suscitato l’interesse degli studiosi. Bisogna arrivare al XX secolo prima che qualcuno cominci a fare delle ipotesi sensate sulla sua destinazione d’uso.
Il primo che ipotizzò che lo scopo del complesso non fosse né difensivo, né religioso, ma di osservazione astronomica, fu il famoso esploratore Thor Heyerdahl che ne parlò nel suo libro “Kon-Tiki” negli anni Quaranta. Lo studio più approfondito in merito, e ad oggi considerato quello definito, risale al 2006 ed è stato condotto da Iván Ghezzi e Clive Ruggles. Tutto il sito risale a 2300 anni fa, secondo la datazione corrente. Pare che abbiano iniziato ad erigerlo intorno al 300 o 500 avanti Cristo.
La struttura complessiva del sito è affascinante e peculiare. Tutto sembra ruotare attorno a 13 torri, disposte sul crinale di una collina secondo l’asse nord-sud. Ai due lati delle torri vi sono due strutture poligonali, e infine un complesso fortificato formato da anelli concentrici (tre) che si trova a nord-ovest e che sembra il fulcro dell’intero complesso di Chankillo. Avventurarsi tra questi imponenti edifici significa fare un viaggio estremamente affascinante.
Il sole che nasce, il sole che muore
A lungo si sono fatte diverse ipotesi circa il motivo per cui un antico popolo, esistito prima degli Incas, abbia costruito il complesso di Chankillo. La prima spiegazione poteva essere quella di una rocca fortificata, visto che l’edificio centrale, costruito secondo cerchi concentrici, ha robuste mura difensive che in certi punti raggiungono anche gli 8 metri di altezza. L’ingresso dell’edificio ha una forma ad U, tipica delle costruzioni preincaiche, e la struttura ha molte stanze che secondo gli studiosi erano usate a scopo abitativo o rituale.
Questo imponente edificio, che si compone di due strutture gemelle, fu volontariamente distrutto e saccheggiato. Gli scavi hanno rivelato mura abbattute, dipinti distrutti, aree sepolte. Non si conosce quale conflitto possa aver portato alla fine del complesso di Chankillo. Per quanto la struttura fortificata sia interessante, non è nulla se paragonata alle tredici torri.
Il vero fulcro del complesso di Chankillo, secondo quanto ricostruito da Ghezzi e Ruggles, sono le tredici torri. Ognuna di esse ha forma quadrangolare. Distano l’una dall’altra, in media, 50 metri, con intervalli regolari. La sommità delle torri è piatta, e ognuna ha due scalinate, una a nord e una a sud, per salire sulla cima. A cosa servivano queste tredici torri? Esse venivano osservate da dei punti appositamente predisposti negli ultimi due edifici che fanno parte del complesso di Chankillo che erano, per l’appunto, degli osservatori.
Le tredici torri e il Sole
Secondo la ricostruzione degli studiosi, le tredici torri segnavano il corso del tempo nell’arco di un anno solare. Qui a Chankillo ci troviamo nell’emisfero sud, il giorno 21 dicembre avviene il solstizio d’estate. Quel giorno, il sole sorgeva dalla torre all’estrema destra. Si spostava poco alla volta, per poi sorgere dall’ultima torre all’estrema sinistra il 21 di giugno, giorno del solstizio d’inverno. I due edifici di osservazione avevano lunghi corridoi ed erano riservati uno ai notabili, e uno alla gente comune. Si presuppone che vi fossero anche feste e cerimonie in certi periodi dell’anno.
In base a quello che dice l’UNESCO, che ha dichiarato questo sito Patrimonio dell’Umanità, gli edifici dovevano essere colorati di bianco, ocra, giallo e marrone chiaro. Si capisce quale magnificenza dovesse apparire agli occhi di un antico visitatore di questo sito, che con tutta probabilità non era abitato in modo stabile visto che non vi sono approvvigionamenti diretti di acqua. Per molti, Chankillo è speculare a Gobekli Tepe, che si trova in Turchia ma è molto più antico (risale a 12.000 anni fa).
Le torri sono dette anche, romanticamente, i “pilastri del Sole”. Immaginare che qualcuno si sia dato la pena di costruire opere così monumentali solo per segnare il passare del tempo sembra quasi inverosimile. Gli archeologi dicono che, essendo la zona molto siccitosa, era importante prevedere i cambiamenti climatici. Chissà qual era il vero scopo dello sconosciuto popolo che ha eretto il complesso di Chankillo, e che cosa leggevano davvero loro nel movimento perenne e immutabile del Sole tra i suoi pilastri.
Fonti:
- https://curiosmos.com/10-things-you-probably-didnt-know-about-the-ancient-astronomical-complex-of-chanquillo/
- https://whc.unesco.org/en/tentativelists/5792/
- https://archive.archaeology.org/0801/topten/solar_observatory.html
- https://earthobservatory.nasa.gov/images/7606/chankillo-observatory-peru
- https://www.eurekalert.org/features/kids/2007-03/aaft-tmo022307.php