Quando parliamo di “miti e leggende”, sottintendiamo sempre qualcosa che è nato solo dalla fantasia dell’Uomo e che non ha nulla a che fare con la realtà delle cose. I giganti, ad esempio, sono considerate creature mitologiche. Così anche si pensa che siano esseri immaginari i nani, o gli hobbit: ovvero uomini molto piccoli. Scopriremo invece come le antiche leggende possano avere una solida base di realtà e che i nani sono esistiti: Makhunik e l’Uomo di Flores.
Realtà e fantasia
L’Uomo sente sempre il bisogno di dividere quello che conosce in modo molto ben netto, temendo forse di confondersi e smarrirsi nel meandro dei mille Universi nei quali, di fatto, viviamo immersi. La cosa più sciocca che invece si possa fare nella propria esistenza è porre dei paletti netti. Tali paletti infatti molto spesso precludono una vera comprensione, spingendo a comportamenti ottusi e autolimitanti.
Tutto questo è proprio dell’uomo moderno mentre al contrario i nostri antenati, almeno fino al Medioevo, avevano esatta coscienza di quanto i vari piani di realtà potessero intersecarsi fino a confondersi. Ecco perché non dovremmo mai liquidare i vecchi racconti come sciocchezze o favole, ma dovremmo sempre cercare di scavare un po’ più a fondo per trovarne la verità intrinseca, ormai celata ai nostri occhi.
Ad esempio, sappiamo che gli antichi racconti sono colmi di creature gigantesche e di altre invece piccolissime. Si tratta in tutto e per tutto di esseri umani, a volte di dimensioni molto più grandi di quella che per noi è la norma, e in altri casi invece di dimensioni molto più piccole. I nomi che queste creature assumono sono diversi: giganti o ciclopi, nani o hobbit o gnomi. La sostanza, però, non cambia.
Riguardo ai giganti, ci sono molti motivi per dire che non sono solo un’invenzione dell’accesa fantasia degli uomini del passato, ma che con tutta probabilità hanno solcato la terra e sono stati i nostri progenitori. Allo stesso modo possiamo affermare che anche i nani, o creature piccolissime, sono esistiti. Anzi, in questo caso abbiamo ben più di qualche prova o evidenza scientifica.
Homo floresiensis
Quando ne venne ritrovato il primo esemplare, l’Homo floresiensis è stato anche definito “hobbit”. Per chi è appassionato di letteratura fantasy questo termine suonerà molto familiare. Gli hobbit sono creature di statura ridotta nate dall’immaginario di John Ronald Reuel Tolkien, autore de “Il Signore degli Anelli”. Anche se la sua saga è del tutto fantastica, la creazione degli hobbit affonda nella mitologia e nel folklore anglosassone.
L’Homo floresiensis potrebbe essere, a tutti gli effetti, un hobbit. Visse fino a 18.000 anni fa. Era sconosciuto agli antropologi fino al 2003, quando ne venne ritrovato un esemplare sull’isola indonesiana di Flores (da cui il nome). All’inizio si pensava che si trattasse solo di un ramo dell’Homo Sapiens che si era staccato e, vivendo in un contesto isolato, era diventato affetto da nanismo. L’esemplare ritrovato non era più alto di un metro.
In seguito studi più approfonditi hanno portato a retrodatare l’origine dell’Homo floresiensis, spostandola a circa 50.000 anni fa. Soprattutto, si è cominciato ad ipotizzare che si trattasse di una specie umana del tutto indipendente. Quest’ultima ipotesi ha assunto sempre più preponderanza fino ad essere accolta dalla quasi totalità degli studiosi. Gli approfondimenti in merito a questi “nani preistorici” sono ancora ben lungi dall’essere terminati, visto che si tratta di una scoperta molto recente, ma una cosa è chiara.
I “nani” sono esistiti: c’è infatti un ceppo evolutivo del tutto indipendente che lo testimonia. Ecco che all’improvviso quei racconti che parlano di essere molto piccoli che vivono in buche nel terreno assumono un aspetto del tutto diverso. E non è finita qui: nel 2005 in Iran venne scoperto quello che si ritenne essere addirittura un villaggio di nani.
Makhunik
Nel 2005 a Makhunik, che è un antico villaggio della Persia (oggi Iran) venne ritrovato un piccolo corpo mummificato. Non superava i 25 centimetri in altezza. Non solo: vennero alla luce anche delle costruzioni i cui muri non superavano gli 80 centimetri. Subito si parlò della “Lilliput della Persia”, ancora una volta, così come nel caso dell’Homo floresiensis, facendo riferimento ad un’opera della letteratura.
A parlare dei lillipuziani nel suo romanzo “I viaggi di Gulliver” fu lo scrittore Jonathan Swift. ma davvero quella piccola mummia era un nano? Sulle prime si disse di sì. pare che la creatura avesse 16-17 anni al momento della morte, avvenuta tra il III e il VII secolo. Il reperto era considerato così prezioso che fu rubato e venduto sul mercato nero; anche gli scavi che avevano condotto al suo ritrovamento erano illegali.
In seguito tutta la storia fu ritrattata. Gli archeologi dissero che le case non erano alte solo 80 centimetri: quella era solo la porzione di muro rimasta, come spesso accade alle costruzioni antiche. La mummia non era di un adolescente ma di un neonato risalente a 400 anni prima. La “città dei nani” di cui si era favoleggiato sui giornali non risaliva a 5000 anni prima, ma alla dinastia Sassanide. Tutta la storia, si disse, era stata pompata dai giornali a scopo turistico.
Qualcuno però aveva anche ipotizzato che la popolazione del posto potesse aver subito, per un certo periodo di tempo, delle metamorfosi fisiche dovute alla malnutrizione e a condizioni di vita disagiate. Di fatto, oggi l’idea che in Iran sia stato trovato il corpo di un nano viene rigettata dalla scienza ufficiale. Permanendo però un’altra, diversa certezza: che i nani, in verità, sono esistiti e sono tra i nostri progenitori.
Nani nel folklore
In questa sede usiamo il termine “nano” in modo improprio per indicare, genericamente, delle specie umane di altezza inferiore da ciò che oggi è la media. Creature di tal fatta popolano i racconti ancestrali di praticamente ogni civiltà globale, assumendo nomi differenti ma con le stesse caratteristiche. Di queste razze antiche ci sono ritrovamenti che consistono in tumuli con porte molto basse, reticoli di tunnel minuscoli o piccole bare.
Naturalmente la scienza ufficiale nega che il “piccolo popolo” sia mai esistito. Ha dovuto però fare un clamoroso passo indietro con la comparsa del dibattutissimo Homo floresiensis. Dal canto suo, Jack Churchward sostiene che la dottoressa Susan B. Martinez, profonda conoscitrice della materia, abbia concluso senza dubbio che ci sono “nani” tra i progenitori dell’Uomo.
Quello che a noi appare chiaro è che liquidare i racconti antichi in modo troppo rapido o superficiale è un atteggiamento sciocco. Perché sempre l’Uomo ha sentito il bisogno di raccontare, ma raramente lo ha fatto solo per passare il tempo. E nei miti e nelle leggende, lo abbiamo verificato più volte, non si cela altro che una Storia dimenticata, oggi forse incomprensibile, ma concreta e reale.