Il Sahara è uno dei luoghi più affascinanti della terra. Il suo nome in arabo significa semplicemente “deserto“, e infatti il Sahara è il più vasto deserto al mondo, che occupa la maggior parte dell’Africa Settentrionale. Il Sahara è anche un luogo che cela molti misteri, perché ben poco sappiamo sulla sua storia archeologica.
I motivi per cui questa zona sia stata poco battuta dagli studiosi sono due. Il primo è, ovviamente, il clima proibitivo. Il secondo sono le molte instabilità politiche che caratterizzano i Paesi che il Sahara comprende nella sua estensione. Ciononostante, di recente sono stati resi noti alcuni curiosi ritrovamenti.
Quelle pietre dalle varie forme
Nel 2018 Joanne Clarke e Nick Books, due archeologi dell’Università dell’East Anglia, hanno pubblicato il report “The Archaeology of Western Sahara: A Synthesis of Fieldwork”. Nel documento fanno una summa di quanto scoperto nel periodo compreso tra il 2002 e il 2009 nella zona occidentale del Sahara.
Quest’area è contesa tra il Marocco e la Repubblica Democratica del Sahrawi, che sono a lungo stati in guerra tra di loro. Ecco perché, come affermano gli studiosi, la zona è poco più che un “punto bianco” nella storia archeologica del Sahara. Lo stesso dicasi di tutta la fascia atlantica.
Riusciti però ad inaugurare un programma di ricerca, gli studiosi sono riusciti ad individuare sul suolo ciò che avevano già avuto modo di ammirare attraverso Google Earth. In un’area di circa 56 chilometri quadri si trovano 400 strutture di pietra dalle forme più disparate e dalle dimensioni più variegate.
Sono state datate tra 10 mila e 3 mila anni fa e costituiscono una vera miniera per gli archeologi. Alcune di queste pietre sono disposte a disegnare delle spirali; altre sono ammucchiate, altre ancora sono erette e in posizione verticale.
Le “bazinas”, le piramidi del Sahara
Le costruzioni più notevoli sono le cosiddette “bazinas”, che assomigliano a piccole piramidi. Sono alte tra i 6 e i 9 metri, e hanno un diametro di circa una ventina di metri. Sono fatte con pietre accatastate le une sulle altre e si pensa che fossero dei luoghi di sepoltura. Allo stesso modo si suppone che le pietre messe in verticale siano delle pietre tombali.
La varietà di costruzioni sparse in tutta l’area ha però qualcosa di davvero singolare, soprattutto per l’estrema difformità tra una costruzione e l’altra. Secondo i ricercatori sono strutture utili a scrivere una storia di come il Sahara si sia andato poco alla volta desertificando, e di come gli uomini si siano adattati ad un tale drastico cambiamento mutando le loro abitudini.
Secondo altri, però, ci potrebbe essere un collegamento con un altro curioso “oggetto” che si trova nel deserto del Sahara. Fu scoperto nel 1965 e per la scienza ufficiale è una conformazione naturale, anche se il modo in cui si è creata non è ancora del tutto chiaro. Stiamo parlando dell’Occhio del Sahara, o (meno poeticamente) struttura di Richat.
L’Occhio del Sahara
Fino a che non furono mandate in orbita le prime missioni spaziali è stato impossibile osservare l’Occhio. Solo dall’alto se ne ammira la forma circolare perfetta che fa pensare ad un vulcano, o all’impatto di un meteorite. Questa infatti fu la prima ipotesi avanzata dai geologi per spiegare la sua esistenza.
Gli astronauti della missione Gemini IV nel 1965 osservarono questo grande occhio tondo e azzurro dall’alto, e da allora per tutti i viaggiatori dello spazio è diventato un punto di riferimento nella vastità monotona del deserto. Pare che l’Occhio si sia formato quando Africa e America del Sud si separarono.
La struttura è formata da una serie di cerchi concentrici, cinque in tutto, che assumono un affascinante colore azzurro man mano che si diramano verso l’esterno. All’interno sono stati trovati fossili e anche alcuni manufatti umani di antichi cacciatori.
Anche ascoltando tutte le ragionevoli spiegazioni della scienza non si può celare un brivido guardando in fondo a questa immensa pupilla, su cui si può camminare senza nemmeno accorgersi di cosa si ha sotto ai piedi. Inutile dire che ci sono anche altre spiegazioni all’Occhio del Sahara.
I cerchi concentrici di Atlantide
Le pietre dagli strani disegni e la struttura di Richat si trovano tra Marocco e Mauritania, vale a dire lungo le coste atlantiche del Nord Africa. Qui, secondo Platone, fiorì la civiltà di Atlantide. Nel mese di novembre 2018 su YouTube, all’interno del canale BrightSide, comparve un video che in pochi giorni fece migliaia di visualizzazioni.
Nel video si ipotizzava che l’Occhio del Sahara potesse essere ciò che resta della città capitale di Atlantide. Curiosamente, infatti, dimensioni e forme coincidono alla perfezione con il racconto di Platone, che parla di un luogo fatto di cerchi concentrici come l’Occhio.
Pure illazioni? Forse. Ma quei disegni circolari poco più a nord dell’Occhio potrebbero anche essere la reminiscenza di qualcosa di ancora più antico di chi li realizzò. Quando il Sahara era savana lussureggiante, non è escluso che una civiltà molto ricca potesse essere fiorita sul suo suolo oggi arido.
Chissà. Nel profondo Occhio blu del Sahara forse si cela una verità più grande di noi.