Nella vastità del nostro mondo una sola cosa possiamo dire con certezza: che non conosciamo tutto ciò che c’è da sapere. E anche che, nonostante l’arroganza dell’uomo moderno, siamo ben lungi dall’aver riportato alla luce tutto ciò che il passato ci ha lasciato in eredità. Nel 2013 in Russia sono state scoperte delle formazioni megalitiche molto misteriose. Il sito di Gornaya Shoria è frutto del lavoro della natura o del lavoro dell’Uomo?
I grandi blocchi di Gornaya Shoria
La scoperta è piuttosto recente e, da quel che possiamo appurare, non sono stati fatti molti passi in avanti per svelarne il mistero. Nel 2013 l’esploratore Georgy Sidorov si era addentrato nelle montagne del sud della Siberia. Durante il suo percorso si è soffermato a fotografare alcuni colossali blocchi di pietra che hanno colpito la sua attenzione.
Le foto da lui scattate sono successivamente state raccolte e diffuse da John Jensen, un esploratore che, osservandole, ha intuito che forse ci si trovava davanti ad una grande scoperta. Jensen pubblicò le immagini sul suo blog, e commentò dicendo che secondo lui i megaliti che si potevano osservare in quegli scatti dovevano essere almeno il doppio di quelli di Baalbek.
I megaliti del sito di Baalbek sono, ad oggi, considerati i più grandi mai ritrovati. Nel loro caso è evidente che sono stati lavorati da mano umana, in quanto sono assemblati a fare da base ad un imponente insediamento umano. I megaliti rinvenuti tra i monti Shoria, nella regione di Gornaya Shoria, sono stati invece liquidati come “conformazione naturale”.
Foto che fanno riflettere
Negli scatti, Sidorov si fa ritrarre accanto ai possenti blocchi di pietra di Gornaya Shoria. Sembra poco più che un puntino. Ogni blocco dovrebbe pesare tra le 3000 e le 4000 tonnellate; la cosa davvero incredibile è che sono impilati l’uno sull’altro, ed è impossibile capire in che modo una popolazione antica avrebbe potuto sollevare una pietra di un simile peso e di simili dimensioni.
Come sempre la scienza ufficiale ha trovato una spiegazione logica e plausibile. I megaliti di Gornaya Shoria sono detti essere semplici conformazioni naturali. La pagina di Wikipedia dedicata al sito riferisce che questi blocchi sono dei “tor”. Si tratta di pietre che sono state sollevate dai movimenti tettonici della terra, lavorate dal tempo tanto da dare loro una forma squadrata.
Questa è certamente una spiegazione plausibile, ma non soddisfacente. Perché? Perché Gornaya Shoria non è l’unico, inspiegabile sito megalitico del mondo: e ci sono casi in cui l’azione della mano umana è innegabile. Abbiamo già citato Baalbek, ma potremmo parlare di Gobleki Tepe, Stonehenge, Sacsayhuamán, Ollantaytambo e Machu Picchu in Peru, Tiahuanaco and Puma Punku in Bolivia, l’Isola di Pasqua (Rapa Nui) e ovviamente le grandi piramidi egizie.
Come sono stati costruiti i siti megalitici
Anche volendo ammettere che i blocchi dalle forme regolari di Gornaya Shoria siano una delle tante meraviglie di Madre Natura, ci sono altri casi in cui le spiegazioni della scienza ortodossa fanno acqua da tutti i buchi. Basti pensare ad un blocco non molto grande, ma fatto interamente di granito: quello che costituisce il cosiddetto “sarcofago” della Camera del Re della grande Piramide di Giza.
Il granito può essere tagliato solo usando una punta di diamante. Il presunto sarcofago è stato lavorato in modo impeccabile. Come? Dobbiamo ipotizzare che gli antichi egizi, vissuti in un tempo che viene considerato “l’alba della civiltà”, possedessero strumenti più evoluti dei nostri.
Quesito numero due: come sono state costruire le piramidi? La spiegazione più comune è che l’azione di sollevare gli enormi e pesantissimi blocchi gli uni sugli altri sia stata compiuto con leve, rulli e centinaia di migliaia di uomini. Ma un esperimento condotto da John Anthony West dimostra come questo sia assai poco plausibile.
West, scrittore deceduto appena pochi mesi fa, è stato uno dei più strenui sostenitori dell’ipotesi per cui l’erosione dei fianchi della Sfinge sia stata causata dall’acqua. Provò a far sollevare una caldaia del peso di 200 tonnellate con l’ausilio di 20 uomini e di una delle più grandi gru esistenti, sorretta da un blocco di cemento di 160 tonnellate. Ci vollero 6 settimane e una seconda gru per riuscire nell’impresa.
Uno sforzo immane
Sollevare i blocchi di Gornaya Shoria richiederebbe oggi l’ausilio di ben più di una gru, e probabilmente non sarebbe sufficiente. Se ci sono volute 6 settimane per sollevare un solo blocco di “appena” 200 tonnellate, quale forza sarebbe necesaria per alzarne uno di 3000 tonnellate? C’è inoltre anche un’altra anomalia riportata sui blocchi di Gornaya Shoria.
Sembra infatti che le bussole degli esploratori, nel momento in cui si sono avvicinati ai megaliti, siano impazzite. Gli aghi sembravano “deviati” dalle rocce. Era come se i blocchi di pietra possedessero una qualche forma di magnetismo, tanto che qualcuno ipotizza che per spostarli sia stata usata una forma di levitazione.
Ipotesi assurda? Per certi versi, molto più plausibile di tante altre versioni “ufficiali”. Senza contare il fatto che c’è una domanda che più di ogni altra resta senza risposta. Perché popolazioni antiche avrebbero dovuto fare tanta fatica per tagliare e poi spostare blocchi di dimensioni tanto grandi? Perché non ridurli a blocchetti più piccoli, mattoni facilmente trasportabili, come faremmo persino noi oggi, che crediamo di avere una tecnologia tanto più evoluta della loro?
Risposte definitive non ci sono, solo una cosa è certa: che le spiegazioni “ufficiali” sono di gran lunga insufficienti a spiegare in modo convincente costruzioni e oggetti che sono concretamente sotto i nostri occhi e pongono quesiti che non dovrebbero essere ignorati.