La Bibbia non è solo il libro sacro di Ebrei e Cristiani. All’interno di questo voluminoso tomo, composto da più libri, ci sono rivelazioni che si collegano a quelle presenti anche in altre tradizioni millenarie. Per tutti coloro che credono nell’esistenza di Atlantide, la Bibbia porterebbe prove concrete, come il grande Diluvio. E ancora più interessanti sono i cosiddetti manoscritti (o rotoli) del Mar Morto, dove ci sono nuove rivelazioni sull’arca di Noè.
I manoscritti del Mar Morto
Come sappiamo, i libri sacri che compongono la Bibbia sono stati più volte rimaneggiati nel corso del tempo. Vuoi per le traduzioni da una lingua all’altra, vuoi per errori di trascrizione, vuoi per le decisioni prese in seno al consesso religioso (la canonizzazione di certi libri e l’espulsione di altri), possiamo dire con certezza che quello che era il corpus originario è stato pesantemente manipolato (sia volontariamente che non).
I manoscritti del Mar Morto sono un’eccezionale testimonianza perché rappresentano la versione più antica che abbiamo della maggior parte dei libri che compongono la Bibbia ancora oggi (praticamente tutti, eccezion fatta ovviamente che per il Nuovo Testamento e per il Libro di Esther). Si tratta di rotoli di papiro e pergamena (ma anche di rame, come vedremo) che sono stati ritrovati in tempi recenti e in diverse fasi.
In alcuni casi i libri sono praticamente completi; in altri invece possediamo solo dei frammenti. Gli studiosi stano lavorando alacremente per cercare di rimetterli insieme e di decifrarli. Molto si sa, ma molto resta da fare. Il progetto di restauro si può seguire sul sito Leon Levy Dead Sea Scrolls Digital Library, il quale permette anche agli utenti del web di vedere alcune delle pagine di questi reperti di incredibile valore.
Perché questi manoscritti sono tanto importanti? In parte, lo abbiamo già detto: perché consentono di sapere cosa c’era scritto nella Bibbia prima che subisse ulteriori modifiche. Inoltre, i manoscritti sono prevalentemente redatti in ebraico (ma anche in greco e aramaico). Invece, fino al ritrovamento le testimonianze più antiche erano solo in greco.
Un ritrovamento fortuito
Il primo nucleo di papiri che venne rinvenuto fu trovato da un gruppo di giovani pastori di capre nell’area del Qumran, sulle coste del Mar Morto. Fu un caso: uno dei ragazzi aveva lanciato un sasso contro uno scoglio e aveva sentito che suonava come se fosse cavo. Fu così che i pastorelli trovarono l’ingresso ad una caverna, il cui interno era ricolmo di vasi all’interno dei quali si trovavano papiri e pergamene.
Quando si capì che la scoperta era molto rilevante, giacché quegli scritti potevano essere antichi di oltre 2000 anni, si scatenò una vera e propria caccia al tesoro. Si cominciò a setacciare la zona e vennero trovate altre caverne, per un totale di undici. Dentro ogni caverna erano celati altri papiri, per un totale di 900 documenti circa scritti tra il 150 avanti Cristo e il 70 dopo Cristo.
Chi furono gli autori di questi papiri, perché li nascosero in questo luogo remoto? In realtà gli studiosi non hanno saputo dare ancora una risposta definitiva, ma l’ipotesi più accreditata è che coloro che vergarono quei testi, ritenuti sacri, furono gli Esseni. Quella degli Esseni era una comunità di stile monastico contraddistinta da una certa dose di mistero. Vivevano come eremiti e di loro non si sa molto, se non che sono citati in numerose cronache antiche.
Oggi, oltre che online, i manoscritti originali sono conservati in diversi musei, tra i quali il Museo Rockfeller di Gerusalemme, e il Museo d’Israele. Alcuni frammenti sono posseduti anche da privati. C’è chi ha detto che, essendo perduta l’Arca dell’Alleanza e inattingibile il Santo Graal, i manoscritti del Mar Morto sono la chiave di lettura più importante che possediamo per svelare una storia antica, mai del tutto raccontata.
L’Arca di Noè
Non è sempre facile decifrare gli scritti sui papiri. Alcuni infatti sono redatti in un linguaggio criptato, che evidentemente poteva essere compreso solo dagli iniziati. Il rotolo più curioso è quello detto “di rame”, perché infatti è di questo materiale. Al suo interno conserva le coordinate per ritrovare dei tesori nascosti, ma capire esattamente cosa dice è tutt’altro che semplice.
Gli studiosi si stano adoperando per cercare di evincere dai rotoli del Mar Morto tutto ciò che sia possibile, anche ricomponendo i minuscoli frammenti che sono stati ritrovati. Grazie alle più moderne e sofisticate tecnologie digitali, è stato possibile rileggere alcuni brani molto noti della Bibbia in modo del tutto nuovo. Come ad esempio quello in cui si parla del Diluvio Universale.
Al momento in cui si narra della costruzione dell’Arca di Noè, viene usato un termine che è “ne’esefet“. Questa parola veniva tradotta di solito con “altezza”: ma secondo il dottor Alexey Yuditsky in realtà vuol dire “riunite”. In pratica, il brano parrebbe voler dire che le ordinate dell’arca furono convogliate tutte fino a toccarsi in un solo punto. Detto in altro modo, l’arca doveva avere una forma piramidale.
Dai manoscritti del Mar Morto, dunque, si evince che il mezzo con cui l’umanità scampò ad un grande cambiamento climatico (perché appare ormai assodato che il Diluvio non fosse altro che questo, un innalzamento del livello dei mari) era stato costruito con la forma di una Grande Piramide. Forse per il ricordo di una civiltà più antica e antecedente, quella dei giganti.
Un’antichità un po’ più vicina
Trovare testimonianze scritte che vengono dal passato remoto non è facile. ancor meno facile è leggerle con i nostri occhi di moderni. Ci sono molte cose che potrebbero sfuggirci, altrettante che potremmo fraintendere poiché non possediamo più i codici giusti. La Bibbia è uno dei libri più importanti del mondo, al pari di altri testi che conservano la memoria dell’Uomo, pur facendolo parlando per segni e simboli.
Nei manoscritti del Mar Morto possiamo ritrovare, con maggiore freschezza, quella che era la voce di chi serbava ancora vivido il ricordo, o il ricordo di un racconto, di epoche più remote. Man mano che ci allontaniamo, assume sempre più i contorni del mito e della leggenda. Ma c’è stato un tempo in cui il Mito era Storia.
Forse gli Esseni erano dei sacerdoti che ricordavano ancora la perduta Atlantide? E forse quell’arca, quella nave dalla forma piramidale, è stato il primo seme per ricostruire un mondo che era andato perduto, finito sotto le acque dell’Oceano? Sono in molti a credere che, tentando di decifrare i rotoli del Mar Morto senza pregiudizi, si potrebbero fare altre scoperte eclatanti.
Come sempre, ciò che è più importante a tal fine è leggere senza per forza voler trovare il senso che si cerca, o una conferma alle proprie teorie. Bisogna leggere con mente aperta e pulita, e magari si potrebbero trovare risposte a domande che non sono neppure ancora state formulate.
ci sono testimonianze che c erano sopravissuti di antiche civilta cn tecnologie avanzatissime distutte da guerre atomiche vediamo gli egizi. atlantidei i Mu in Messico,Nazka Tajlandia…e con i wjmana.in India..astronavi…x nn parlare dell arca dell alleanza cercata ancora adesso x lenergia emessa…e usata a scopi disruttivi…(dareste ad un branco di scimmie mitraliatrici e bombe a mano???