Quando cerchiamo di indagare il passato, il nostro sguardo si volge sempre alla “Grande Storia”. Non pensiamo mai che la storia è fatta soprattutto di storie più piccole, di realtà che magari non hanno generato civiltà gloriose ma che possiedono molti più ricordi di noi. Questo è il caso delle realtà tribali, enormemente sottostimate dalla cultura occidentale. Lo dimostra l’interessantissima cultura dei Dogon, che vivono in Mali. Scopriamo chi sono i Dogon e il loro legame con una civiltà dell’acqua.
Chi sono i Dogon
Secondo le stime più recenti, ad oggi la popolazione Dogon ammonterebbe a poco meno di 250 mila individui. Vive nel Mali, in una zona chiamata “falesia di Bandiagara” che presenta dei panorami veramente mozzafiato. Vicino al luogo di residenza dei Dogon scorre il fiume Niger. Sembra che questa gente si sia stanziata qui nel XVI secolo. Oggi costruisce case fatte con tetto di paglia lungo le scarpate che caratterizzano il territorio.
Questa tribù africana avrebbe potuto continuare a condurre un’esistenza pressoché sconosciuta al resto del mondo, se non fosse che negli anni Trenta divennero oggetto di studio di due antropologi francesi, Marcel Griaule e Germaine Dieterlen. I due trascorsero circa una ventina di anni interrogando personalità di spicco della tribù, per capire alcuni loro rituali e gettare luce sul loro stile di vita.
Nei resoconti dei due studiosi non si trae alcuna conclusione, ma emergono molti dettagli che in seguito hanno dato adito ad un gran numero di supposizioni e ipotesi. L’aspetto più eclatante della cultura Dogon è una conoscenza astronomica che persino noi non abbiamo acquisito che in tempi recentissimi: ovvero l’esistenza di una seconda stella vicina alla luminosissima Sirio.
Sirio è una stella della costellazione del Canis Major (Cane Maggiore) ed era molto importante per svariate antiche culture. Solo i Dogon però celebrano un rituale che tiene conto del passaggio – una volta ogni 50 anni – di una stella più piccola attorno a Sirio, chiamata Sirio B. Gli astronomi occidentali scoprirono Sirio B solo agli inizi del Novecento, in quanto può essere vista solo con un telescopio molto potente. Ma i Dogon sapevano già da molto più tempo che la stella era lì.
I Dogon e Sirio
Da cosa si deduce questo? Dal fatto che la tribù pratica un rituale, durante il quale si utilizzano delle maschere simboliche, che viene chiamato “sigi”. Questa festa serve ad onorare gli antenati e viene celebrata una volta ogni 60 anni: ad ogni ciclo di Sirio B intorno alla sua stella omonima. Ogni volta che si festeggia il sigi, si realizza una grande maschera di dimensioni enormi. In una caverna, gli antropologi ne trovarono 8. Ovvero, il sigi era in vigore da almeno 400 anni. Da altrettanto tempo, dunque, i Dogon dovevano essere a conoscenza dell’esistenza di Sirio B, con un anticipo sugli astronomi paludati di svariate centinaia di anni.
Rispetto a tutta la questione ci sono molti dubbi e incertezze. C’è chi dice che i Dogon, che abitando vicino al fiume avevano frequenti contatti con altre civiltà, avevano sentito parlare di Sirio B da qualcuno e avevano incluso la stella nei loro rituali in tempi solo recenti. C’è chi sostiene che l’importanza di Sirio B nei rituali tribali sia tutta un’elucubrazione cervellotica dello scrittore Robert Temple.
In effetti, questi scrisse un libro nel 1975 in cui teorizzava il fatto che i Dogon fossero i discendenti di una stirpe celeste venuta da Sirio. Ecco perché per loro quella stella era tanto importante. Temple è dunque un teorizzatore degli “Antichi Alieni”, venuti a civilizzare la Terra in tempi remoti. Questa idea gli viene dai curiosi dei che hanno i Dogon, i quali praticano una religione animista.
Per loro c’è un unico Dio che ha creato tutte le cose, unendosi a Madre Terra. Questo Dio ha però generato dei figli tra i quali ci sono i Nommo, esseri anfibi che potevano vivere sia nell’acqua che sulla terra. I Nommo erano arrivati a bordo di un’arca: da qui Temple deduce che sono giunti con una astronave che è atterrata in mezzo ai Dogon. I Nommo somigliano molto a delle creature che fanno parte della mitologia babilonese chiamati Oannes.
Non dal cielo, ma dal mare
Sussistono molte perplessità circa quello che si racconta dei Dogon. Ricordiamo che la loro cultura è esclusivamente orale, e che quindi tutto ciò che è stato scritto viene da interpreti e traduttori. Gli scettici dicono che tutte le strampalate teorie su Sirio B non siano altro che una forzatura di conoscenze che i Dogon possono aver acquisito in tempi recenti. Gli appartenenti a questa tribù parlano anche di una terza stella, la cui esistenza ancora non è stata appurata, ma neppure smentita.
Quello che è certo è che le conoscenze astronomiche di questa popolazione del Mali sono anche più evolute di così. Ad esempio, conoscevano l’esistenza degli anelli di Saturno e delle Lune di Giove molto prima dell’astronomia ufficiale. Hanno anche rudimenti di anatomia molto complessi, tali che solo la medicina moderna ha saputo eguagliare. Insomma, sono una tribù animala sotto molti aspetti, che non rientra nella nostra idea di “gente incivile”, tutt’altro.
Nel suo libro “Atlantide, l’ottavo continente” Charles Berlitz ricorda le teoria di Temple, ma spiega l’enigmatica figura dei Nommo in un modo diverso. Secondo lui è poco probabile che fossero alieni: pensa più probabile che fossero genti venute dal mare, ecco il perché della loro raffigurazione con caratteristiche anfibie. La qualità di queste creature ricorda non solo le divinità babilonesi, ma anche quelle sumere, accadiche, e la stessa dea Isis dell’Egitto.
In molti hanno avanzato l’idea che i Dogon siano imparentati con gli egiziani, visto che molte parole del loro idioma ricordano l’antico egizio. Si fa avanti dunque la possibilità che coloro dai quali hanno tratto le loro approfondite e avveniristiche conoscenze non siano creature aliene, ma terrestri. Una civiltà molto molto antica, da cui hanno imparato tutto ciò che sanno. Atlantide.
Ipotesi Atlantide
Anche se nei suoi scritti Robert Temple si dice decisamente più propenso a credere alla teoria degli alieni venuti da Sirio, non esclude a priori che le divinità dei Dogon potessero essere umane. E, in effetti, come spesso accade sono molti gli elementi che sembrerebbero combaciare. L’interesse per l’astronomia, in una misura minore o maggiore, è ciò che accomuna molte civiltà risalenti a migliaia di anni fa: lo testimoniano i siti megalitici, che sono sempre legati ai movimenti di astri e pianeti.
Creature che sono accomunate all’acqua, al mare, esistono parimenti in tutte le tradizioni e leggende primordiali. Non solo si ricorda un grande “diluvio”, ma gli dei o le creature soprannaturali vengono sempre dal mare, o dal cielo. Hanno macchine futuristiche e, se prestiamo credito alle visioni di Cayce, ad Atlantide gli uomini avevano imparato a volare, creando dispositivi per farlo.
Anche i Dogon potrebbero conservare il ricordo di queste genti lontane, che avevano conoscenze molto più evolute delle loro: o magari ne sono solo i lontani discendenti. Il Mali è una regione interna dell’Africa, ma da qui l’accesso all’oceano Atlantico è relativamente facile grazie alla presenza del fiume Niger. Non è assurdo pensare che genti fuggite da una terra ormai inesistente, perché sprofondata nelle acque, abbiano cercato una via di scampo verso l’entroterra.
Naturalmente, queste sono tutte ipotesi, che però getterebbero un po’ di luce sulle anomale conoscenze dimostrate da un popolo tribale quali sono i Dogon. Certo, tutto può essere liquidato come un’esagerazione di poche informazioni raccolte ad arte da due antropologi francesi. Eppure il legittimo dubbio permane, e di certo la comunità scientifica continuerà ad interrogarsi sul misterioso popolo dei Dogon.
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