Ogni anno, ci sono momenti che si ripetono sempre uguali a se stessi, eppure sempre diversi. Gli uomini moderni ormai ci prestano poca o nessuna attenzione, perché molto meno legati ai cicli della Terra di quanto non fossero i popoli antichi. Un tempo, il crescere o decrescere del Sole suddivideva l’anno contadino, e quindi alcuni passaggi erano molto importanti. Come, ad esempio, l’Equinozio d’Autunno, quando si celebrava Mabon e l’addio al Green Man.
Chi è il “Green Man”
A dire il vero, il Green Man è una figura abbastanza misteriosa che non si lega a nessuna civiltà in particolar modo ma sembra attraversare i secoli, come un filo rosso imprescindibile. La sua raffigurazione è quella di un uomo di età indefinibile, ma comunque adulta, che sembra avvolto nella vegetazione. In alcune raffigurazioni sembra che la vegetazione lo costituisca, come se la sua carne fosse in realtà foglie e frutti e fiori.
Quindi il Green Man, l’Uomo Verde (ma in traduzione perde di efficacia e di identità) era legato soprattutto all’Equinozio di Primavera, il momento del risveglio della Natura, del rifiorire dei germogli. L’Equinozio di Autunno, però, lo riguardava in egual misura. Questo perché gli antichi avevano un profondo senso dell’equilibrio degli opposti, che si può notare nello stesso ciclo solare, o lunare. Ciò che nasce poi muore, ciò che cresce poi cala. Così, l’Equinozio era il momento di salutare il Green Man.
Sembrerà strano, ma il Green Man è un termine che fu coniato in ambito architettonico. Infatti è un elemento che si trova spesso nelle costruzioni anglosassoni, persino nelle chiese, per quanto sia una chiara divinità pagana. Noto anche come Robin Goodfellow, Puck, o Wild Man, è la raffigurazione della forza prorompente della Natura, che non cessa mai di lavorare anche quando sembra apparentemente assopirsi, come accade in Autunno.
Mabon
Quando arrivava l’Equinozio d’Autunno, molte popolazioni antiche tenevano grandi celebrazioni in quanto era il momento del raccolto, quindi della messa a dimora delle provviste in vista dell’Inverno ormai in arrivo. Ma c’era da festeggiare, perché finalmente si poteva godere del frutto del duro lavoro dei campi. Il Thanksgiving americano è un lontano ricordo di queste tradizioni pagane, che rivivono oggi nei rituali del Mabon.
Potremmo dire che il Mabon era una festa celtica, ma non è del tutto vero. Di certo l’Equinozio autunnale aveva un posto speciale nella Ruota dell’Anno dei Celti. Il termine Mabon è però deriva dalla tradizione gallese e indicava una divinità che era considerata patrona dei raccolti. Mabon era figlio di Modron e aveva avuto il dono dell’immortalità. Molti lo paragonano alla divinità greco/romana Apollo.
Il Mabon è la festività intermedia tra Lughnasadh e Samhain, chiamato Meán Fómhair dai druidi celtici. Si tratta di una ricorrenza rispettata per lo più dai neo-pagani, che usano in questi giorni dell’equinozio realizzare degli altari con frutti dell’autunno (come la mela e la zucca) e con noci e ghiande. La Quercia è infatti un albero particolarmente venerato in questa occasione.
Il giorno dell’equilibrio
Gli equinozi, tanto quello primaverile che quello autunnale, da un punto di vista astronomico segano i momenti di equilibrio e bilanciamento tra la luce e il buio. Le rispettive ore sono infatti identiche: in primavera poi le ore di luce prendono ad aumentare, in autunno invece cominciano a diminuire. A livello simbolico questo segna una cesura molto forte, ma soprattutto il giorno dell’Equinozio è una stasi nello scorrere del tempo, come un respiro profondo preso prima di fare un alto tuffo.
Tanto erano importanti questi momenti dell’anno che, come sappiamo, gli antichi costruivano i loro siti in modo che si allineassero con i raggi del sole all’alba o al tramonto di equinozi o solstizi. Un sito legato all’Equinozio d’Autunno si trova in Irlanda ed è Lough Crew, vicino Oldcastle nella Contea di Meath. Lough Crew è un gruppo di tombe megalitiche costruire nel quarto millennio avanti Cristo.
Solo nel 1980 il ricercatore Martin Brennan scoprì che l’allineamento di due tombe era tale da incanalare all’interno i primi raggi di sole degli equinozi, tanto di primavera che d’autunno. La luce entra in uno stretto corridoio e illumina le incisioni che si trovano sulla parete di fondo. Sembra come se alla luce di questi particolari giorni venisse attribuito un potere speciale, quello che dava il via ad un nuovo ciclo, al riavvio della ruota del tempo capace però di portare risultati nuovi.
Equinozio d’Autunno
Come detto all’inizio, per molti di noi l’Equinozio oggi è poco più (o poco meno) che una data su un calendario. Il legame profondo con la Madre Terra e con la Vita portata dai raggi del Sole è venuto meno, almeno nella nostra percezione. Ciò non toglie che l’Uomo è, e sempre restarà, legato a tali elementi per la sua stessa sopravvivenza.
L’Equinozio è inoltre tempo di ringraziamento, ringraziamento per ciò che si è ricevuto, ed è tempo di scorte, di mettere via in vista del freddo e dell’assenza del Sole. Ricordarci delle nostre radici profonde non è mai sbagliato, perchè oltre gli orpelli di una vita comoda e piena di agi restiamo coloro che dormivano alla luce delle stelle, sotto i rami degli alberi, in attesa che nascesse il Sole.
Fonti: