Molto spesso la strada che porta ad Atlantide passa attraverso simboli e stilemi di antiche lingue e religioni. Gli studiosi hanno da tempo notato qualcosa di immegabile, ovvero che ci sono forme che ricorrono con una frequenza che non si può attribuire al caso, ma ad una qualche forma di memoria archetipica (basti pensare al labirinto). In questo articolo parleremo di uno di tali segni: quello che il ricercatore e studioso Richard Cassaro chiama “Godself Icon” (l’icona del dio-che-è-in-noi).
Godself Icon
Cominciamo descrivendo questa immagine. C’è una figura centrale, un uomo o una donna in posizione frontale che guarda in avanti e solitametne tiene le gambe leggermente divaricate. Le sue braccia sono spalancate: in ogni mano tiene o un oggetto (una lunga asta) o un animale. Gli oggetti o animali simboleggiano il dualismo insito nella vita, tutto ciò che si contrappone. La figura centrale è il tutto, la composizione delle dicotomie. Secondo Cassaro, è il simbolo della coincidentia oppositorum.
Questa raffigurazione, che in sé potrebbe non sembrare possedere nulla di speciale, ha la peculiarità di ricorrere nella simbologia di molte antiche civiltà. Cassaro, che ha viaggiato molto, dice di aver visto l’icona che chiama “Godself” in Egitto, Perù, Messico e Colombia. Ma anche in Cina, Mesopotamia, Assiria e Babilonia, e a Creta, in India: insomma, in ogni nagolo del globo. E più si va indietro nel tempo, più questa immagine sembra aver rivestito un’importanza peculiare.
Si capisce dunque come l’immagine non sia una mera rappresentazione di una divinità o di una persona, ma che abbia assunto con il tempo una plusvalenza simbolica riconosciuta in luoghi molto distanti tra di loro. Secondo Cassaro, il dio-che-è-in-ognuno-di-noi è espressione della più antica forma di religiosità che l’uomo abbia mai nutrito, quella di Atlantide.
Il dio dei bastoni
La definizione di “Godself Icon”, come detto, è data da Cassaro, ma questa immagine assume moltre altre definizioni a seconda della popolazione che la usava. Ad esempio, nelle civiltà precolombiane era nota come “dio dei bastoni”. La figura umana aveva dei serpenti tra le mani, il più delle volte, e rappresentava un grande potere. Banalmente, l’archeologia lo interpreta come la raffigurazione di una divinità antropomorfa.
Lo stesso dicasi per “il signore degli animali” che ricorre nell’arte del Medio Oriente e anche in Egitto. La figura centrale tiene nelle sue mani animali reali o fantastici e anche in questo caso si fa l’associazione con questa o quella divinità, persino con Apollo. Cassaro dice che gli studiosi hanno finora studiato ottusamente questa iconografia nelel varie civiltà in cui ricorre, senza mai dare uno sguardo dall’alto al disegno globale.
La Godself Icon ricorre, pressochè identica se non per chiare differenze stilistiche, in tutte le culture antiche. Quindi non può raffigurare un singolo dio, visto che ognuna di quelle civiltà aveva divinità differenti. Rappresenta un altro dio, quello primigenio, quello venerato in Atlantide. Che, di fatto, dice Cassaro, non era un’entità terza, ma era la sovrannaturalità stessa insita nell’uomo che può essere recuperata aprendo il terzo occhio.
Le origini dell’icona
La Godself Icon è espressione dell’equilibrio che riesca a bilanciare la dualità. Secondo la ricostruzione che fa Cassaro, l’origine del simbolo andrebbe cercata in quella che gli Antichi Greci chiamavano l’Età dell’Oro. A quell’epoca l’umanità era felice, priva di sofferenze e fatica. Alcuni associano l’Età dell’oro all’età di Atlantide, di cui parla Platone. Il ricordo di una religione che è stata prima di tutte le altre passò ai discendenti di Atlantide, attraverso coloro che scamparono alla distruzione.
Il ricordo, nei tempi in cui la Nuova Religione soppiantò tutti gli antichi culti pagani che ancora recavano memoria, fu affidato alle società segrete. Ancora oggi, nei simboli massonici e nel simbolo alchemico chiamato “rebis”, torna il concetto della dualità che si compone nell’uno. Anche le società massoniche hanno però dimenticato il senso iniziale del messaggio loro affidato.
Che si presti o meno fede alle elucubrazioni di Cassaro, non si può megare che il suo ragionamento abbia senso alla luce delle molte prove che porta. I simboli Godself che lui assomma nelle sue opere sono oltre 500, e appartengono alle civiltà più disparate e lontane. La sua teoria, oltre a provare l’esistenza di Atlantide, o comunque di una grande unica civiltà agli albori dei tempi, ci dice anche un’altra cosa. Che un tempo eravamo assai più saggi di ora, e sapevamo che la felicità non va cercata fuori di noi, ma dentro di noi.
Fonti:
- https://www.richardcassaro.com/research/god-self-icon/
- https://www.ancient-origins.net/opinion-guest-authors/mysterious-godself-icon-found-worldwide-lost-symbol-ancient-global-religion-020913
- https://www.ancient-code.com/god-self-icon-symbol-lost-universal-knowledge/
- https://grahamhancock.com/cassaror3/