Gli Oracoli di Apurimac e il Monolito di Sayhuite

L’abilità nell’incisione della pietra mostrata dai nostri antenati non cessa mai di stupirci. Esistono reperti che risalgono a molto tempo addietro e che incantano per la loro precisione e per la squisita fattura. Il Monolito di Sayhuite è una roccia completamente intagliata in superficie. La sua origine e il suo scopo ci sono ignoti, ma c’è chi ipotizza un collegamento tra gli Oracoli di Apurimac e il Monolito di Sayhuite.

Apurimac

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Fonte: www.allynpachacusco.com

Ci troviamo ad Apurimac, una regione del Perù nella quale si trova uno dei tanti siti archeologici Inca di questa nazione. Il sito si chiama Sayhuite e si trova a tre ore di macchina dalla capitale Cusco. Questo luogo ha un grande fascino per via della presenza di molte rocce di andesite intagliate e lavorate con motivi geometrici. La pietra più notevole di tutte è il monolito di Sayhuite.

Le narrazioni dei Conquistadores che posero fine alla civiltà Inca raccontano che qui si trovasse un grande tempio. Le sue cortine erano fatte di foglie d’oro spesse un palmo. A capo del tempio c’era un’altera sacerdotessa chiamata Asarpay che non volle piegarsi agli uomini giunti da Oriente. Pur di non farsi catturare, salì in cima ad una cascata alta 400 metri e si gettò di sotto.

Il culto a cui presiedeva Asarpay era infatti dedicato alle acque. Forse la donna credeva che le acque l’avrebbero salvata. O, semplicemente, aveva preferito spegnere la sua vita dentro ciò che aveva sempre venerato, piuttosto che in una prigione straniera. Si racconta anche che in tutta l’area dell’Apurimac vi fossero altri tre templi di uguale splendore. In ogni tempio risiedeva un oracolo.

Oggi non ci sono più evidenze di queste storie che sono state tramandate per via orale. Certo è però che Sayhuite è un sito molto interessante, per via delle dure rocce di andesite lavorate con incredibile accuratezza. Gli archeologi dicono che il sito è Inca; non sappiamo però se possa essere anche precedente.

Il Monolito di Sayhuite

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Fonte: www.amusingplanet.com

Sin dai primi scavi che vennero effettuati qui, vi fu un masso in particolare che attirò l’attenzione degli studiosi. Attirò il loro sguardo soprattutto perché era molto bello; inoltre ancora oggi rappresenta un enigma assai arduo da sciogliere. Questo reperto è noto come il “monolito di Sayhuite”.

Anche il monolito è fatto di pietra magmatica e si trova sulla sommità di una collina chiamata Concacha. Il primo fatto da osservare è che la roccia non proviene da questa collina. Venne estratta altrove e poi portata qui. Non sappiamo se fu incisa sul luogo di origine o sulla collina dove si trova tutt’oggi.

Il monolito di Sayhuite misura 4 metri di larghezza e 2 metri di lunghezza, per un diametro di oltre 11 metri. La sua altezza è di 2,5 metri. Si tratta dunque di una roccia imponente: ma non sono le sue dimensioni a stupire. Ciò che è stupefacente è la parte superiore, tutta fittamente intagliata con oltre 220 figure.

La peculiarità che il monolito presenta rispetto alle altre rocce presenti sul sito di Sayhuite (dette nel complesso Rumihuasi, case di pietra) è che le figure incise non hanno solo forme geometriche. Si vedono anche molte figure zoomorfe:. giaguari, scimmie e anche molluschi. Nel complesso, il monolito di Sayhuite appare ai nostri occhi come un enorme plastico in scala.

Le ipotesi sul suo utilizzo

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Fonte: www.amusingplanet.com

Del monolito sappiamo ben poco, oltre ciò che i nostri occhi possono osservare. Quello che sembra, è che sulla superficie della pietra sono raffigurati canali, pozzi, laghi: un intero sistema per convogliare le acque. Alcuni dei tratti sembrano essere stati rifatti diverse volte. Da questa osservazione è nata l’ipotesi più diffusa e accreditata sul perché la roccia di Sayhuite sia stata incisa in questa maniera.

Secondo il ricercatore Arlan Andrew la roccia sarebbe un modello usato da ingegneri e idraulici per capire il modo in cui defluiscono le acque. Si ipotizza anche che potesse essere usata a scopi didattici. Altre teorie dicono che potrebbe essere una riproduzione dell’Impero Inca: il giaguaro, animale sacro per gli Incas, si trova sovente raffigurato.

L’ultima ipotesi è che la pietra fosse invece un oggetto sacro. Visto che ad Apurimac si veneravano le acque, questa raffigurazione stilizzata poteva servire per cerimonie o rituali. Non c’è però alcun elemento che permetta di far pesare il piatto della bilancia a favore dell’una o dell’altra ipotesi. Però è doveroso fare alcune osservazioni aggiuntive.

Una grande pietra per un lontano ricordo

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Fonte: www.amusingplanet.com

Davvero ha senso ipotizzare che un lavoro così mastodontico servisse solo come modellino per costruire dighe e canali? Intagliare una pietra così dura non è certo uno scherzo, specie con gli strumenti che avevano gli Incas. Si sarebbero potuti trovare molti modi meno faticosi e più pratici, soprattutto nella prospettiva di dover periodicamente modificare il lavoro già fatto.

Perché così alta? Arrivare a due metri e mezzo per avere uno sguardo d’insieme richiede una postazione rilevata: sarebbe stato più facile usare al limite una pietra più bassa e piatta. Insomma, la teoria sembra un po’ poco plausibile, pur essendo la più accreditata.

Lanciamo un’ultima ipotesi. Volendo credere che Atlantide sia esistita, e che gli Incas siano i discendenti dei fuggiaschi che giunsero nelle Americhe, non è possibile che la pietra sia stata costruita da quei fuggiaschi o da loro successori? Magari era un modo per tenere a mente quel regno perduto, che – guarda un po’ – sorgeva dalle acque e dalle acque è stato inghiottito.

Non è che un’ipotesi, peregrina e inverificabile come le altre. Ma se potessimo interrogare gli Oracoli di Apurimac e il Monolito di Sayhuite, la loro risposta potrebbe stupirci.

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