La versione vulgata della storia antica dice che le civiltà umane si svilupparono e crebbero l’una in modo indipendente dall’altra. D’altro canto, come immaginare che popolazioni poco più che primitive potessero riuscire a navigare oltre i mari, addirittura oltre gli Oceani sconfinati? A dire il vero, prove contrarie ce ne sono in abbondanza. Noi ne esamineremo una in particolar modo. In Nord America, nella parte che corrisponde grosso modo alla parte orientale del Canada, vivevano i Micmac, che pare possedessero un loro sistema di scrittura. I geroglifici Micmac dimostrerebbero che l’Egitto e il Nord America, in fondo, non erano poi così lontani nemmeno migliaia di anni fa.
Chi erano (e sono) i Micmac
I Micmac fanno parte di quelle che sono definite “first nations“: così sono indicati tutti i popoli autoctoni del Canada. Abitavano nei territori odierni di New Brunswick, Nuova Scozia, isola Prince Edward e parte della Penisola Gaspé. Il loro nome viene traslitterato in Micmac ma è, più esattamente, Mi’kmaq. Parte di questa popolazione esiste ancora, anche se i suoi appartenenti sono in numero assai ridotto, nell’ordine delle poche migliaia di individui. Così come tutte le popolazioni indigene delle Americhe, i Micmac hanno tradizioni e storia molto remote.
L’aspetto che maggiormente interessa gli studiosi contemporanei relativamente ai Micmac è il loro sistema di scrittura. Sappiamo che le tribù native americane non sentivano il bisogno di lasciare per iscritto le loro conoscenze, tant’è che le testimonianze che abbiamo sono sporadiche e per lo più consistenti in petroglifi. Ma sembra che i Micmac avessero sviluppato un loro sistema di scrittura, che usavano su fogli fatti con la corteccia della betulla; le penne erano gli aghi dei porcospini. I geroglifici Micmac sono controversi e affascinanti, e potrebbero aiutarci a scrivere un’altra storia.
I geroglifici Micmac
Ci sono due diverse correnti di pensiero relative ai cosiddetti geroglifici Micmac. La prima, quella ufficiale che tende a far rientrare questo sistema di scrittura nell’alveo della narrazione accademica, dice che ad inventarli furono i missionari cristiani nel XVIII secolo. La seconda invece sostiene che essi dimostrerebbero un contatto tra l’Antico Egitto e il Nord America. Se non vere e proprie migrazioni, di certo proverebbero l’esistenza di navigatori in grado di attraversare l’Oceano. Cominciamo narrando la versione ufficiale, che troverai sostenuta nella maggior parte delle fonti web.
Il Canada, nello specifico dei territori che ti abbiamo nominato sopra, fu colonizzato dai francesi e i missionari si diedero da fare per convertire le popolazioni autoctone al cristianesimo. Padre Pierre Maillard (1710 – 1762) inventò un sistema di scrittura per trasmettere i testi sacri agli indigeni Micmac. Tradusse i salmi e scrisse un libro delle preghiere pensato appositamente per catechizzare i nativi del posto. Pare che Maillard, questo sempre secondo la narrazione ufficialmente riconosciuta, abbia modulato il suo sistema di scrittura sui geroglifici egiziani.
Il motivo? Essi conservavano una certa aura di “sacralità”. Inoltre, permettendo di esprimere concetti, più che fonemi, si adattavano facilmente ad ogni tipo di linguaggio e di comunicazione. Ma ecco che appare la prima crepa in questa storia: perché mai un sacerdote cristiano avrebbe dovuto preferire i geroglifici egizi all’alfabeto latino? E soprattutto. come faceva padre Maillard a padroneggiare con tanta disinvoltura una scrittura che sarebbe stata decifrata solo alcuni decenni dopo?
La stele di Rosetta e padre Le Clercq
Agli inizi del XIX secolo ci fu un ritrovamento che avrebbe segnato una data importante per decifrare la scrittura dell’antico Egitto. Era in pieno svolgimento la campagna napoleonica per la conquista dell’Egitto. Durante i lavori di riparazione al forte di Rosetta, città del delta del Nilo, un soldato trovò una pietra di granito nero ricoperta di incisioni. Dopo varie vicissitudini la pietra finì a Londra, al British Museum, sede in cui si trova tutt’oggi. Su quella oggi nota come “stele di Rosetta” erano presenti tre incisioni (una in greco, una in demotico egizio e una in geroglifici) che suscitarono l’attenzione di studiosi, egittologi e linguisti.
Fu nel 1822 che Jean-François Champollion, docente di Grenoble, comparando i tre tipi di scrittura, riuscì a decifrare i geroglifici, fino a quel momento semplici disegni misteriosi. Come avrebbe potuto padre Maillard, circa 70 anni prima, riuscire a decifrare tutto da solo quell’enigmatica scrittura, al punto da farla propria? Sembra quindi che la spiegazione del suo uso dei geroglifici Micmac sia un’altra, e cioè che quei geroglifici non fossero derivati dall’egizio, ma fossero propri della popolazione Micmac.
Qualche decennio prima ancora padre Chrestien Le Clercq, frate francescano e a sua volta, come padre Maillard, missionario tra i Micmac, aveva notato come i ragazzi più giovani usassero appuntare le sue parole su pezzi di corteccia di betulla. Notò la loro scrittura, fatta di disegni, e decise di adottarla per “tradurre” alcuni termini tipici del catechismo cristiano. In una parola, i geroglifici Micmac non sono stati inventati di sana pianta, ma erano già usati dai nativi e vennero soltanto mutuati dai missioni cristiani a loro uso e consumo.
Prove a favore, prove contro: una comparazione
Il professor Barry Fell (nome esteso, Howard Barraclough Fell), docente di Harward, è stato uno dei più ferventi promotori dell’idea di un contatto primitivo tra il popolo del cosiddetto “Vecchio Mondo” e quelli del “Nuovo Mondo”. Nella sua opera più nota e controversa, America B.C., fa una comparazione tra i geroglifici Micmac, così come riportati da padre Maillard, e quelli egizi. Mentre c’è chi contesta i suoi paragoni, dicendo che non vi è una reale somiglianza, quello che emerge da un confronto fatto senza pregiudizi è invece una palese vicinanza.
Ci sono, questo è certo, geroglifici che i missionari hanno costruito per i loro scopi di catechesi. Sono quelli che servono ad esprimere concetti strettamente inerenti alla dottrina cattolica, come la sovranità del Cristo descritta con un globo (il cerchio segnato da una croce) e una croce sovrapposta ad esso. Ma ci sono anche simboli usati in modo tale da mostrare una derivazione diretta dall’Antico Egitto. Ad esempio: il cartiglio. Fu solo Champollion a capire che il cartiglio era il segno grafico dentro il quale venivano scritti i nomi dei personaggi più importanti.
Padre Maillard usò il cartiglio alla stessa maniera ma, essendo vissuto prima della decifrazione della stelle di Rosetta, questa non poteva essere una sua creazione originale. Per forza, doveva averla mutuata dai geroglifici Micmac. A questo punto non resta che una domanda da porsi: perché cercare di negare un’evidenza? Cosa dimostra il fatto che una popolazione di nativi americani, che vivono e sono sempre vissuti in una remota regione del Canada, aveva un sistema di scrittura molto simile a quello usato in Egitto migliaia di anni fa?
Antichi Navigatori
La prima spiegazione razionale è che questi due popoli, seppur così lontani, abbiano avuto dei contatti, magari diretti. Significa però ipotizzare che gli egizi sapessero navigare così a lungo e così lontano. Ma in fondo, perché no? Sappiamo che avevano conoscenze di astronomia eccezionali, che sapevano qual era la forma della Terra, e le sue dimensioni. Ciò che poteva essere carente era la tecnologia: ma in fondo, non sono gli Antichi Egizi ad aver costruito quella meraviglia che sono le piramidi? Sono in tanti ad ipotizzare anche contatti tra Egizi e Celti, tra Egizi e Fenici, tra Egizi e Vichinghi. Il mondo antico era meno “isolato” di quello che ci vorrebbero far credere, questo appare ovvio.
L’altra spiegazione è quella della civiltà madre, che “regalò” il suo sistema di scrittura a tutte le sue colonie, sistema che venne poi declinato in forme differenti. Forse era Atlantide, o forse Mu, o forse entrambe. Certo è che ci sono simboli ancestrali che ricorrono in tutte le civiltà umane, che non si possono attribuire al mero caso o coincidenza. Così come non è caso o coincidenza che vi siano strutture piramidali tanto simili nei vari angoli del globo. I geroglifici Micmac sono solo un altro pezzetto, forse non uno dei più importanti ma di certo uno dei più affascinanti, di questo grande puzzle che è il nostro passato, quello che tanti vogliono cancellare e che tutti abbiamo dimenticato.
Fonti:
- https://www.starmythworld.com/mathisencorollary/2011/07/case-of-micmac-hieroglyphs-powerful.html
- http://www.liutprand.it/micmac.pdf
- https://scriptsource.org/cms/scripts/page.php?item_id=script_detail&key=Qabg
- http://www.muiniskw.org/pgCulture4a.htm
- https://archives.novascotia.ca/mikmaq/results/?Search=AR15&TABLE2=on&SearchList1=all&Start=196
- https://wikicali.com/wiki/micmac-hieroglyphs/
- https://www.science-frontiers.com/sf088/sf088a01.htm