Al giorno d’oggi chi dice di aver avvistato nei boschi qualche piccola creatura scintillante viene preso per pazzo. Tutt’al più c’è chi potrebbe ipotizzare si tratti di un UFO. Sembra che credere negli extraterrestri sia in qualche misura più facile che credere nella Fate. Ma non è sempre stato così: ci fu un tempo in cui un serissimo trattato scientifico dimostrò, senza possibilità di errore, che le Fate esistono.
Cosa sono le Fate
La prima cosa da chiarire è il tipo di Fata di cui andiamo parlando. Non si tratta delle Fate sibilline, quelle con i piedi di capra e per il resto in tutto e per tutto simili ad adorabili fanciulle. Queste Fate sono quelle del Piccolo Popolo celtico, con sottili ali diafane che permettono loro di volare, e dalle dimensioni molto molto minute.
Anche queste Fate somigliano a fanciulle, in realtà sono più simili a bambine. Vestono di foglie e fiori e amano ripararsi sotto ai funghi, o in mezzo ai prati in fiore. Sono creature dolci e scintillanti, ma sono a volte anche un po’ birichine e dispettose, poiché amano divertirsi.
Come scriveva Tolkien, la gente del Piccolo Popolo non ama farsi scoprire dalla Gente Alta (che saremmo noi). Passano frusciando appena tra l’erba e svaniscono senza farsi notare. Devi essere molto attento per vedere uno gnomo, un folletto o un nano. Ancora più furbo devi essere se vuoi vedere una Fata, che per sua natura è timida e riservata.
Fate che si fanno scattare foto
Siamo nel 1917, il luogo è la più amabile e verde delle campagne inglesi, quella che si stende intorno a Cottingley. Converrete con me che non vi è Paese al mondo più adatto alle Fate dell’Inghilterra, e infatti qui boschi e foreste ne sono pieni. Elsie e Frances erano due cuginette che amavano giocare insieme. Il papà di Elsie possedeva una macchina fotografica a lastre e lei la usò per immortalare i giochi che faceva con Frances.
In quelle foto però c’era anche qualcun altro, oltre alle due cugine. C’erano piccole figure danzanti, che indossavano vestiti eterei e dalle cui spalle partivano sottili ali di libellula. La notizia in breve fece il giro del mondo. Quelle bambine erano riuscite in un’impresa impossibile, fotografare delle creature fatate!
Giornalisti, studiosi, occultisti di tutto il mondo accorsero a Cottingley per fare luce sulla faccenda. Colui che più di ogni altro se ne interessò fu sir Arthur Conan Doyle, che scrisse un articolo e poi un libro, “The Coming of the Fairies” (1922). Doyle era convinto al 100% che quelle foto provassero che le Fate esistono.
Il padre di Elsie non ci volle mai credere, sua madre invece sostenne la figlia con tutte le sue forze. Le foto vennero studiate nel dettaglio, le bambine interrogate fino allo sfinimento. Alle prime foto ne seguirono delle altre, cinque in tutto. Qualcuno si diceva commosso: finalmente nessuno più avrebbe potuto dubitare dell’esistenza di un mondo invisibile oltre il reale.
Truffa o realtà?
Passarono gli anni, il mondo divenne grigio, Elsie e Frances invecchiarono. Alla fine, Elsie raccontò una storia un po’ diversa. Sua cugina Frances credeva nelle Fate e sosteneva di poterle vedere. Lei però non ne aveva mai incontrata una, e alla fine volle prendersi la sua rivincita. Ritagliò delle figurine da un libro, le fissò al suolo con stecchi e spilli, e scattò le foto.
L’intento era prendere in giro gli adulti, così convinti che Babbo Natale esiste ma così scettici con le Fate. Lo scherzo riuscì alla grande, a sua detta. Frances non smentì, ma neppure negò mai che invece lei le Fate le vedeva davvero. L’ultima foto, la quinta, a detta di Frances, era l’unica autentica. Non cambiò mai versione, nemmeno in punto di morte, avvenuta nel 1986.
La Storia ha archiviato la vicenda delle “Fate di Cottingley” come una truffa colossale in cui cascarono come allocchi molti uomini d’ingegno, Conan Doyle incluso. Erano gli anni della Prima Guerra Mondiale, c’era un disperato bisogno di credere in qualcosa di bello, di puro ed etereo, come le Fate. Erano gli anni dell’occultismo e della passione per il mondo invisibile; insomma anni molto diversi da quelli che seguirono, che spensero molti sogni.
Eppure quella foto, la quinta, resta un mistero. Anche con i moderni mezzi che si hanno a disposizione nessuno ha mai potuto dire con inconfutabile certezza che si tratti di un fotomontaggio. Ma la vera domanda sta da un’altra parte. Non chiederti se le Fate esistono. Chiediti: io credo nelle Fate?
Io credo nelle Fate
Passa il tempo, le cose non cambiano. Non è che di pochi anni fa un’altra storia simile, quella di un professore che afferma di aver immortalato le Fate con la sua macchinetta fotografica. Anche in questo caso si è scatenata una ridda di opinioni contrapposte. Ma in fondo è davvero così importante capire se quelle foto sono autentiche, oppure scoprire se sono dei falsi? Alle Fate, vi dico la verità, non importa davvero molto.
Creature eteree e volanti, si perdono nel pulviscolo del tramonto e potrebbero anche farsi fotografare, perché no. Amano divertirsi con noi, creature scettiche così disperatamente attaccate al bisogno di dimostrare in modo “razionale” ciò che è e ciò che non è. Eppure tutto esiste in un limbo magico e ovattato, in un intermondo che potremmo vedere, se smettessimo di vivere di assoluti.
La giovane Frances riusciva a vedere le Fate con il cuore puro di una bambina aperta alle mille possibilità dell’essere. La sua cuginetta ha voluto mettere in piedi uno scherzo un po’ infantile, che però ha aperto una ferita profonda. Chiediti perché quelle foto, che a noi fanno un po’ sorridere, abbiano suscitato tanto clamore. Perché tanti sono rimasti delusi dalle rivelazioni di Elsie?
Io voglio Credere nelle Fate
La risposta è che ognuno di noi ha il bisogno disperato di credere. Ma siamo diventati incapaci di credere senza vedere, così aneliamo la “prova“, come ad un processo. Cosa meglio di una foto può dimostrare inconfutabilmente quello che è e quello che non è?
Invece la foto, la prova materiale, è diventata l’ennesimo dubbio. Può una Fata essere fotografata? E se potesse, lo vorrebbe? Noi viviamo in un mondo bombardato da immagini ma non è sempre stato così. Ci sono state persone capaci di amarsi per anni senza vedersi né sentirsi. Uomini al fronte che potevano scrivere solo sporadiche lettere alle amate, che ciononostante continuavano ad aspettare. Aspettare. Aspettare.
Oggi non siamo più capaci della Pazienza che viene dall’Amore. Dobbiamo scoprire, sapere, vedere, altrimenti chiudiamo la porta. Ma le Porte della Percezione vanno lasciate spalancate, solo così si potrà giungere alla vera conoscenza. Anche alla conoscenza del mondo delle Fate, così vicino a noi, così lontano.
C’è una Fata per ognuno di noi, e tu devi assolutamente crederci se non vuoi che muoia. Solo tu puoi decidere se le Fate esistono; e se decidi che non esistono, allora non esisteranno. Ma se ci credi, il tuo mondo si popolerà con i loro colori e i loro trilli festosi.
Io? Io credo nelle Fate!