Il pantheon delle divinità egizie era molto nutrito. Tra i tanti dei che venivano venerati, emanazione del dio Sole, c’era anche il dio Thot. Il dio Thot era raffigurato con testa di ibis, o di babbuino, e rappresentava la sapienza, la scrittura e la magia.
Il dio Thot e la sua saggezza
Thot ha sempre in mano l’ankh, un simbolo molto potente. L’ankh è un geroglifico che ha la forma di una croce ansata e che rappresenterebbe la vita. A dire il vero però il significato e l’origine del segno sono controversi. Potrebbe essere, secondo alcuni studiosi, una raffigurazione del Sole che sorge. Secondo Howard Carter (colui che scoprì la tomba di Tutankhamon) è l’unione del principio maschile e femminile. In tal senso indicherebbe il Tutto, il Cosmo, l’Universo.
Il dio Thot era il depositario delle conoscenze più antiche del popolo egizio. Il suo compito era infatti quello di trascrivere la sapienza di Osiride. In una parola, fu lui a vergare i testi sacri d’Egitto, a tradurre in segni e geroglifici ciò che era in precedenza tramandato verbalmente. Le cose che Thot scrisse, secondo la tradizione, risalivano a ben prima che il popolo egizio sorgesse dalle sabbie del tempo. Il sapere degli dei era di un tempo assai più remoto.
Secondo alcune narrazioni, Thot aveva vergato dei testi in cui aveva raccolto tutto ciò che sapeva. In quei testi vi era la summa di quanto è stato, è e sarà. Fin dall’antichità quindi si scatenò una spasmodica ricerca dei libri perduti di Thot. Anche i Faraoni li cercarono lungamente, senza mai avere avuto la ventura di trovarli. Fino a quando però la figura di Thot non si sovrappose a quella di Ermete Trismegisto.
Ermete Trismegisto, il tre volte grandissimo
La figura di Ermete Trismegisto è avvolta nel mistero e nella mitologia non meno di quella del dio egizio Thot, a cui viene sovrapposto e con cui spesso viene identificato. Dai più viene considerato un nome di pura invenzione, che in greco ricorda il dio Hermes, messaggero degli dei (Mercurio per i romani). Trismegisto invece vuol dire “tre volte grandissimo”.
Vissuto in epoca antica, la sua fama si lega al Corpus Hermeticum, un insieme di scritti che vennero raccolti in epica bizantina e poi tradotti nel 1463 da Marsilio Ficino su incarico di Cosimo Dè Medici. Durante il Rinascimento il pensiero ermetico godette di un’immensa fortuna, in quanto proponeva una visione della vita esoterica e mistica, secondo la quale l’uomo è molto più di semplice materia e può attingere alle forze invisibili dell’Universo, avvicinandosi così a Dio.
Nei suoi scritti ci sono diversi dialoghi in cui vengono esposti i principi basilari di molte discipline: astronomia e astrologia in primis, ma anche filosofia, alchimia e magia. La summa del sapere di Ermete Trsimegisto è riassunta nei principi elencati nella “tavola smeraldina”, che si dice fu trovata addosso al suo corpo, nel suo luogo di sepoltura. Si trattava di una tavola di smeraldo su cui il sapiente avrebbe scritto usando un diamante appuntito.
L’insegnamento antico del Trismegisto e la camera del dio Thot
Le parole di Ermete Trismegisto sono riservate agli “iniziati“, a coloro cioè che devono percorrere un cammino di ascesa e purificazione prima di giungere alla perfetta conoscenza. La sua opera potrebbe essere derivata da quei famosi libri di Thot che nessuno mai ha trovato, anche se sussistono molte ipotesi in merito al luogo dove potrebbero essere conservati. Secondo alcuni, in quei libri c’è la memoria del mondo prima del Grande Diluvio. In quei libri ci sarebbe la memoria di Atlantide, di cui Thot non era altro che un abitante.
Una delle più famose affermazioni del Trismegisto è “Come sopra, così sotto”. Robert Bauval, autore del libro “The Secret Chamber” (“La camera segreta”, 1999) ritiene che questo sia un indizio. Secondo Bauval, e molti altri studiosi prima e dopo di lui, le piramidi egizie non sarebbero altro che “specchietti per le allodole”.
Il mago ermetico, l’iniziato, cela ciò che ritiene importante, affinché possa essere visto e trovato solo da chi è meritevole. Così le piramidi furono erette affinché gli occhi di tutti si fissassero su di loro, mentre sotto di loro, e ai piedi della Sfinge, corrono cunicoli e gallerie ancora inesplorate. Non ci sono solo teorie a questo proposito, ma anche prove concrete.
Nel 1980 dei funzionari governativi stavano facendo dei sondaggi nel terreno ad est della Sfinge. Perforando fino a 17 metri di profondità urtarono qualcosa di solido. Era una lastra di granito rosso, che non si trova in quella zona ma molto più a sud. Dieci anni dopo, nel 1990, il geologo Thomas Dobecki verificò l’esistenza di una camera rettangolare sotto le zampe anteriori della Sfinge attraverso delle vibrazioni trasmesse alla pietra.
La memoria di Atlantide
Già Erodoto (V secolo avanti Cristo) aveva parlato di camere sotterranee ai piedi della Sfinge. Chi crede nell’esistenza di Atlantide, e ritiene che l’Egitto ne sia stata una delle principali colonie, sospetta che la memoria di chi sia sopravvissuto alla catastrofe sia stata messa per iscritto.
Non si desiderava però che chiunque potesse attingervi liberamente: si trattava di conoscenze pericolose, tanto che avevano condotto alla fine di Atlantide. Così vennero celate e nascoste agli occhi dei profani, per poter essere un giorno trovate solo da chi fosse davvero meritevole e pronto a comprenderle e usarle saggiamente.
Quale che sia la verità espressa da Ermete/Thot, essa dunque risiede, con tutta probabilità, sotto i piedi della più enigmatica di tutte le costruzioni mai erette dall’Uomo.