Re Salomone è protagonista della Bibbia ed è ricordato per essere stato il terzo re d’Israele, successore di Davide. Diversi libri del testo sacro dell’ebraismo (e del cristianesimo) gli sono attribuiti, tra i quali il Cantico dei Cantici. Ma ci sono altri libri che – secondo la tradizione – sono stati vergati da Re Salomone. Si tratta di due Grimori di grande potere: il “Testamento” e la “Chiave” di Salomone.
I Grimori
Per prima cosa bisogna chiarire cosa sia un Grimorio. Questo termine indica, in modo generico, un libro di “magia”. Ora si rende necessario sfatare qualche vecchio mito. Fu l’oscurantismo medievale ad associare al Grimorio un qualcosa di fosco e malvagio, usato per lo più per compiere atti sacrileghi. Questi volumi erano in realtà un compendio di varie conoscenze.
Al loro interno si potevano trovare formule magiche e descrizioni accurate di pratiche utili ad ottenere diversi effetti. A volte erano anche compendi di astrologia, nei quali si spiegava il modo di leggere le stelle e i pianeti al fine di redigere un oroscopo. Servivano a spiegare come preparare pozioni medicinali, intrugli erboristici, o come confezionare dei talismani.
L’etimologia del termine è incerta, ma sembra che derivi dal francese “gramaire”. Ovvero, grammatica, che alla nostra mente evoca ricordi scolastici e non certo di occulte pratiche stregonesche. I Grimori, in una parola, era un riassunto e una summa di discipline di varia natura (tra le quali quelle magiche) che servivano per tramandare una conoscenza che un tempo era stata orale.
I Grimori di Re Salomone
Se ci atteniamo alla tradizione biblica, re Salomone governò Israele tra il 970 e il 930 avanti Cristo. La sua ascesa al trono fu voluta da Dio stesso, che concesse al re un dono. Salomone poteva chiedere al suo Dio tutto ciò che voleva, ma chiese la saggezza, e così fu. La sua figura è diventata proverbiale e iconica in quanto capace di discernere tra il vero e il falso, tra il giusto e lo sbagliato.
La vicenda che solitamente si racconta per esplicare la grande saggezza di Salomone racconta di due donne, due madri che si contendevano un bambino. Il re ordinò che il pargolo fosse tagliato in due e che ogni donna ne avesse un pezzo. Questo spinse la vera madre a implorare pietà, dicendo di dare il piccolo all’altra donna. Così Salomone seppe la verità (e ovviamente il bimbo restò integro).
Come spesso accade, non sappiamo quanto di vero o quanto di falso ci sia nelle storie di re Salomone: purtroppo non abbiamo il suo dono. Secondo molti studiosi e recenti ricerche non è nemmeno mai esistito. Esistono però i due Grimori la cui compilazione gli viene attribuita. Si tratta del “Testamento di Salomone” e della “Chiave di Salomone”.
Il “Testamento di Salomone” fu redatto in ebraico e poi tradotto in greco nel III secolo a.C. Si tratta della storia di come il re riuscì a costruire in tempi record il tempio di Gerusalemme. Udite udite, Salomone riuscì a farlo grazie all’aiuto dei demoni che Dio gli aveva dato il potere di soggiogare con l’utilizzo di un anello su cui era impresso un sigillo: la stella a cinque punte.
Demoni e Dei
Se può sembrare strano che un re biblico facesse comunella con i demoni, è solo perché la nostra mente di uomini moderni non riesce più a cogliere la complessità del mondo in cui vivevano i nostri antenati. La tradizione ebraica è ciò di cui sarà in gran parte ricettore il Medioevo europeo, che eredita la concezione di un universo fatto di cose visibili e di cose invisibili. La grande saggezza di Salomone era anche quella di saper dominare le une e le altre.
Se esiste Dio (e il Dio degli ebrei era molto presente, quasi tangibile) ed esistono i suoi angeli, esistono anche Belzebù e i suoi servitori, i demoni. Secondo quanto si apprende nel Testamento, i demoni possono essere soggiogati alla volontà di chi sappia come dominarli. E Salomone aveva avuto questo dono, e lo sfruttò per erigere al suo Dio un enorme e sontuoso tempio.
Non dovete pensare che il Testamento sia una sommaria trattazione in cui vengono elencate formule astruse. Si tratta di un libro molto circostanziato, quasi pedante nei dettagli. Si apre con la narrazione del modo in cui Salomone viene in possesso del suo anello. L’arcangelo Michele accorre in suo soccorso quando il sovrano prega Dio di liberare un suo servitore – che stava lavorando alla costruzione del tempio – dal demone che lo tormentava succhiandogli letteralmente via il sangue.
Poi Salomone elenca, uno per uno, i demoni che Belzebù assoggettato conduce al suo cospetto. Ognuno ha un nome e una formula che serve ad invocarlo e a scacciare il male a cui è associato. L’elenco è molto lungo e molto appassionante. Alcuni di quei demoni furono usati per reperire i materiali della costruzione del tempio, tra i quali la “pietra angolare” e la colonna del Mar Rosso. Altri vennero intrappolati dentro dei vasi per impedirne il nefasto influsso sull’uomo.
La Chiave (Clavis) e la Piccola Chiave (Clavicula)
La Chiave di Salomone e la Piccola Chiave di Salomone sono attribuiti al re biblico, ma quasi certamente non furono redatti da lui. Si tratta di testi di magia che approfondiscono le pratiche per l’uso del pentacolo e l’assoggettamento di demoni e angeli. Se non fu Salomone a scriverli, di certo raccolgono conoscenze, pratiche e usi dei suoi tempi, legati ai rituali cabalistici ed esoterici.
I tre Grimori di Salomone sono stati a lungo considerati i testi base per chiunque volesse avvicinarsi al mondo della stregoneria. Essi furono studiati da Aleister Crowley e da altri famosi maghi dei tempi moderni. Essi spalancano le porte ad un “altro” mondo, che non è spaventoso per chi ne accetta l’esistenza e preferisce conoscerlo piuttosto che subirlo o ignorarlo.
Leggere oggi questi volumi non è semplice curiosità. L’uomo da sempre cerca il modo di capire il mondo, di capire il suo ruolo su questo mondo, le armi per tracciare un cammino. E più mancano punti di riferimento, più il passato viene in nostro soccorso. Perché anche a noi serve la chiave per riuscire a dominare i demoni che rischiano di divorarci. E servono sigilli per tornare a chiudere quei vasi che nel tempo si sono infranti.