Halloween è una tradizione che – per quanto molto discussa – è ormai entrata a far parte anche del nostro immaginario collettivo. Questo perché appartiene ad un retaggio anglosassone, che ci è molto più familiare di quanto non crediamo o non vogliamo credere. Ma c’è un’altra usanza molto simile, che per quanto distante fisicamente presenta parecchi punti in comune con l’Halloween celtico. Parliamo del Dia de Los Muertos e Halloween: luoghi lontani, tradizioni vicine.
Dia de Los Muertos
La traduzione della locuzione “Dia de Los Muertos” è molto semplice: vuol dire semplicemente “il giorno dei morti”. Ci evoca subito così una tradizione molto sentita anche in Italia, quella della commemorazione dei defunti che, secondo il calendario della chiesa cattolica, cade il 2 Novembre. Il Dia de Los Muertos si celebra in Messico, cade nello stesso periodo del Giorno dei Morti ma ha dei connotati molto peculiari.
Tale peculiarità deriva dal fatto che la ricorrenza è più legata alle radici precolombiane della popolazione locale che alle tradizioni cattoliche. Ai tempi dei Conquistadores venne operato un sincretismo, ma molte delle antiche credenze fanno sentire la loro impronta in modo più accentuato di quanto forse non si vorrebbe. Questo perché presso le antiche civiltà mesoamericane il mondo dei morti era tenuto in grande considerazione.
Per gli Aztechi, ad esempio, non esistevano un Inferno, un Purgatorio o un Paradiso. Il concetto stresso di “premio” da conseguire per una vita retta, o di “colpa” da espiare per un comportamento errato, erano assenti. Il luogo in cui la persona andava dopo la sua dipartita fisica dipendeva solo dal modo in cui era avvenuta la morte.
Questo concetto per noi è del tutto alieno, anche perché facciamo fatica a pensare alla morte, che un po’ ci spaventa. Non era affatto spaventosa per gli antichi che ne celebravano invece la bellezza in gioia e armonia. Il defunto non era andato via: era solo passato ad un altro piano di esistenza. In alcuni giorni dell’anno poteva fare ritorno per stare ancora insieme alle persone amate.
Doni e offerte
Un po’ come era anche tipico delle credenze oltremondane egizie, in Messico si crede che i morti abbiano bisogno di alcuni oggetti per affrontare il loro viaggio verso l’Oltremondo a cui sono destinati. Il viaggio infatti è sempre lungo e faticoso. Per aiutarli ad arrivare sani e salvi, così, i vivi depongono con loro nella tomba alcuni oggetti che gli sono appartenuti in vita, ed altri che potrebbero sempre tornare utili.
Questo gesto si ripete anche nel Dia de Los Muertos, quando in ogni casa viene allestito un altare che serve ad aiutare i cari defunti a tornare, per sedere a tavola con il resto della famiglia. In questo altare – oltre ad una foto del defunto o dei defunti che si intende aiutare – ci sono oggetti he servono a simboleggiare i quattro elementi naturali. Terra, Fuoco, Aria, Acqua appaiono come incensi, candele, fiori, bevande.
Il riferimento agli elementi naturali ci fa capire quanto le tradizioni messicane abbiano davvero poco di “cristiano” e attingano invece ad un retaggio pagano. I missionari spagnoli – secondo una pratica ben collaudata sin dai tempi dell’Impero Romano – non schiacciarono gli antichi culti. Sapevano che sarebbe stato solo un modo per fortificarli. Al contrario, li normalizzarono e inglobarono nelle pratiche religiose richieste dall’Unico Dio.
C’erano infatti elementi considerati “malvagi”, esattamente come accade con l’Halloween celtico. Sappiamo bene che gli Aztechi e altre civiltà precolombiane eseguivano riti in cui venivano effettuati sacrifici umani. Si sospetta – anche se senza evidenza – che anche i Druidi praticassero sacrifici umani. Questo viene interpretato come segno di crudeltà, ma in realtà ancora una volta è solo l’effetto di un modo diametralmente opposto di concepire la morte e gli equilibri del creato.
Una diversa concezione della morte
Per i Celti l’esistenza è una ruota che deve restare in perenne equilibrio. Così la vita e la morte non sono dicotomiche, ma solo due facce di una stessa medaglia, due aspetti che devono a loro volta restare in equilibrio. Più o meno simile era anche la concezione dell’esistenza dei popoli mesoamericani. I sacrifici umani servivano per mantenere tale bilanciamento, affinché la Terra venisse nutrita dal sangue dei sacrificati.
Nel Dia de Los Muertos resta un accenno di questo antico modo di concepire il Tutto. Lo si capisce dalla – per noi – sconcertante familiarità che i messicani hanno nei confronti dei morti. Gli spiriti dei defunti non sono fantasmi spaventosi: sono presenze rassicuranti, che siedono a tavola, o con le quali conversare stando seduti a mangiare sulle loro tombe.
Per loro, proprio come se fossero ancora vivi, si prepara il pane dei morti. Vengono cotti dei dolcetti tipici, le “calaveras”, che altro non sono che teschi di zucchero. Pare che tale uso derivi dal fatto che gli antichi abitanti del Messico fossero soliti allineare i teschi di coloro che erano stati uccisi, come difesa e protezione. Ancora una volta il mondo dei morti è amico del mondo dei vivi, suo alleato in ogni aspetto dell’esistenza.
Per noi il Giorno dei Morti è un momento di lutto e cordoglio: ci rechiamo nei cimiteri con i volti afflitti e riempiamo vasi di fiori. In Messico le festività dei morti, che si protraggono per intere giornate e non per un solo giorno, sono fatte di luci, colori, suoni e allegria. Perché? Perché questo è il momento dell’anno in cui il velo si fa più sottile, e si può tornare ad abbracciare chi si era allontanato per un po’. Proprio come se chi è morto fosse solo partito per un viaggio.
Halloween e Dia de Los Muertos
Si capisce come vi siano dunque molte più analogie tra Halloween e Dia de Los Muertos che tra una qualsiasi di queste due festività e il nostro Giorno dei Morti. Sia la cultura celtica che quella precolombiana credevano che l’Oltremondo fosse un altro luogo in senso stretto, un luogo fisico in cui le anime trasmigravano dopo il passaggio segnato dalla morte. Il mondo dei vivi e il mondo dei morti, pertanto, non sono inaccessibili l’uno all’altro.
Ecco allora che per entrambe le culture c’era un momento dell’anno in cui era possibile varcare la soglia e ritrovarsi: un momento di grande gioia, e non di spavento. Non capire questo è il motivo per cui Halloween viene frainteso spesso (va detto, specie per le forme moderne che ha assunto). “Evocare gli spiriti” non è un’azione da satanisti o adoratori del demonio. Non è altro che il dolce richiamo di anime che si amano e che si cercano. Si prova a scrutare oltre il velo, quando esso diventa più impalpabile.
Ignatius Donnelly era convinto che proprio queste due festività, lontane geograficamente ma molto simili in quanto ad usi e costumi, fossero il segno di una matrice comune che aveva attraversato l’Atlantico. La concezione del mondo dei morti che vige ancora oggi in Messico, da cui è nato Halloween, e che animava le pratiche funerarie dell’Antico Egitto, probabilmente era quella che era cresciuta in Atlantide.
Per qualche oscuro motivo sembra invece esserci una volontà costante di seppellire questo antico retaggio. Il quale però appare così profondamente radicato nell’animo dell’Uomo che non accetta di farsi mortificare, non del tutto. Ecco perché, ancora oggi, in Messico nel Dia de Los Muertos si accendono candele in casa e si allestiscono pic-nic tra le tombe. Perché così è davvero possibile sentire la voce di chi ci ha preceduti narrare le verità assolute che molti dicono essere menzogne.