Nel mondo contemporaneo parlare di magia equivale a parlare di nulla. La magia o è una cosa “da bambini”, e ci fa pensare agli incantesimi del maghetto Harry Potter. Oppure viene associata a dei ciarlatani che cercano di carpire la fiducia degli ingenui esibendo presunte facoltà paranormali. Naturalmente, la magia non è né l’una né l’altra cosa. Soprattutto, non è malvagia, come il Cristianesimo ha voluto far credere. Scopriamo quindi cos’è davvero la magia, partendo dal narrare come è nata grazie agli adepti di Zarathustra.
Tanto, tanto tempo fa
La storia della magia comincia in modo ufficiale circa due millenni prima di Cristo, anche se ci sono ragionevoli elementi per ritenere che fosse molto più antica. Storicamente parlando, però, si fa risalire la sua nascita (almeno in senso etimologico) al momento in cui cominciò a diffondersi una religione nota come “zoroastrismo“. Gli adepti del culto, i suoi sacerdoti, venivano chiamati “magi“.
La parola “magus” è in Antico Persiano e deriva dalla radice proto indoeuropea “magh”, che significa “colui che può fare”. Nella radice del nome quindi, che si è successivamente evoluta in diverse forme, c’è la capacità di trasformare il reale, di plasmarlo secondo la propria volontà. Sono in molti a ritenere che lo stesso Zarathustra fosse un Magus di grande potere.
Ma chi era Zarathustra? Noto anche come Zoroastro, potremmo definirlo un “profeta” che è vissuto in un periodo imprecisato: secondo alcuni studiosi potrebbe persino aver operato durante l’Età del Bronzo, quindi circa 4000 anni fa. Fu il principale diffusore del culto di Ahura Mazda, il dio della luce e del sole. Il zoroastrismo ha ispirato moltissimi dei concetti base del Cristianesimo, raccomandando l’esercizio della carità e dicendo che tutti gli uomini sono uguali, con uguali diritti e doveri.
I magi del zoroastrismo ben presto cominciarono a camminare per il resto del mondo. Se la culla del loro credo si sviluppò in Medio Oriente, ben presto giunsero in Occidente e in Grecia. Ed è qui che la parola “magus” si trasforma, cominciando ad assumere un’accezione negativa. Probabilmente questo cambiamento fu determinato da questioni belliche: la Grecia e la Persia furono sovente in conflitto tra di loro. Fatto sta che il mago venne da allora considerato un soggetto poco raccomandabile.
Evoluzioni successive
In seguito le cose non andarono meglio. La traduzione del termine mago dal greco al latino non apportò alcun miglioramento concreto, e con l’avvento del Cristianesimo le cose peggiorarono ulteriormente. I maghi erano coloro che si opponevano alla religione, che invocavano le forze del male per compiere il male. Non è un caso se nel Medioevo iniziò la tristemente nota “caccia alle streghe”, in quanto la magia era associata alla stregoneria, praticata dagli adoratori del Demonio.
Passata quest’epoca di oscurantismo, fu solo nel Rinascimento che la magia tornò ad avere una considerazione positiva. Fu soprattutto ad opera di due grandi pensatori italiani, Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, che inaugurarono il concetto di magia naturalis. Si fece così una distinzione tra “magia bianca”, quella “buona”, in armonia con le forze della Natura, e “magia nera”, malvagia, che cospira con le forze oscure.
In seguito, con il Settecento e l’Epoca dei Lumi, la magia fu in generale considerata con profondo distacco, in quanto razionalmente non se ne concepiva neppure l’esistenza. Venendo ai giorni nostri, essa assume spesso la declinazione di satanismo, adorazione di forze occulte. L’accezione negativa quindi non è mai stata lavata via: o perché la magia è considerata una truffa per ingannare gli sciocchi, o perché frutto di un’alleanza con il maligno, in qualunque sua forma.
Si possono poi dare altre interpretazioni della magia: ad esempio c’è quella etnografica. In questa declinazione, la magia non è nulla più di quell’insieme di rituali e superstizioni che le varie comunità locali hanno messo a punto con il tempo. La magia acquisisce una sfumatura di primitivismo, e si lega all’idea che una società non evoluta affida la sua comprensione del reale ad un’animismo ingenuo che vede il mondo popolato da forze invisibili che devono essere lusingate o combattute.
Che cos’è la magia
Tutto questo non ci ha chiarito però il quesito più importante: ma che cos’è la magia? Come abbiamo visto, nel tempo ha avuto tante declinazioni diverse. DI fondo, però, non dobbiamo dimenticare il suo valore etimologico. Fare magie significa far accadere le cose: e, in questo senso, possiamo essere tutti maghi. Fare magie significa comprendere che siamo legati l’un con l’altro in modo invisibile ma concreto, e che possiamo usare le energie che scaturiscono da tale interconnessione per operare prodigi.
La magia naturalis si basa su questo presupposto. In Natura esistono della Forze che l’Uomo può usare per i suoi scopi. La prima operazione da compiere, però, consiste nel Comprendere. Quindi bisogna studiare, amare, capire fino in fondo come funziona l’equilibrio dell’Universo. La magia può infatti solo operare all’interno di tale Equilibrio. Se lo turba, diventa qualcosa di differente, una perversione della sua origine stessa.
La magia della Sibilla Appenninica opera esattamente su questi presupposti. L‘Osservazione dal cuore della Montagna, ovvero da un luogo remoto e primigenio, permette di avere Chiarezza di Visione. Una volta che si è compreso (e questo è un processo che può richiedere una vita intera) si può provare a plasmare il Reale secondo la propria Volontà. Si può agire sul prossimo, sul contesto, su se stessi: sempre ricordando che la propria Volontà deve agire all’unisono con quella della Madre Terra, la prima Maga.
La magia è dunque Disciplina e Volontà, ovvero la capacità di sentirsi in armonia con l’Universo e quindi di poter indirizzare le Forze che naturalmente ci scorrono attraverso per concretizzare cose che, in altro modo, risulterebbero impossibili. Secondo alcuni, Zarathustra era un superstite di Atlantide che cercava di trasmettere l’insegnamento che la sua stessa gente non aveva ascoltato, quello che aveva condotto alla fine di tutte le cose.
Che senso ha la magia oggi
Premesso questo, ha senso oggi credere nella magia o provare ad usarla? Per noi moderni, rimane il preconcetto secondo il quale avere fede in certi poteri invisibili corrisponda ad essere “primitivi”, superstiziosi e non evoluti. L’insegnamento dei nostri Antenati, quelli vissuti molti millenni fa e dai quali ha avuto origine la civiltà della Mezzaluna Fertile, dice invece che la vera evoluzione passa attraverso una crescita spirituale e morale, e non materiale.
Fare magie vuol dire prima studiare e capire, comprendere i meccanismi dell’Universo non per scardinarli o pervertirli ma per risuonare in armonia con essi. Fare magie vuol dire proteggere il Mondo, non per un vago senso di ambientalismo, ma perché si è capito a fondo quanto ognuno di noi non sia che una particella in questo vasto organismo vivente. La magia è il flusso di energie che tiene tutto unito, ed entrare in questo flusso significa comprendere il fine ultimo delle cose.
Siamo tutti “magi”, in quanto ognuno di noi è inserito in questo gioco di forze e di energie che permette all’Universo di sussistere. Quando smettiamo di usare le mani indipendentemente dal cervello e dal cuore, e ricominciamo a far funzionare tutto in armonia, possiamo compiere davvero prodigi, o miracoli. Il presupposto fondamentale è credere, avere fede non in un dio qualunque, ma nelle nostre intrinseche capacità.
Ogni uomo ha in sé il germe della magia e può decidere di soffocarlo o, al contrario, di coltivarlo per farlo crescere. La Strada della Magia è la Conoscenza, senza limiti. La Strada della Magia passa dunque attraverso la Saggezza: quella Saggezza che saggia Sibilla ha acquisito attraverso gli eoni della sua esistenza e che ora riecheggia tra le valli, nel mormorio dei fiumi, nello stormire delle fronde.