Il Codex Gigas, o Bibbia del Diavolo

Tra i manoscritti antichi ce n’è uno che non manca di suscitare stupore e anche ammirazione alla vista. Lo chiamano “Codex Gigas”, che in latino vuol dire semplicemente “Libro Gigante”. Questa denominazione ha ben ragione di esistere: infatti il libro è lungo 92 centimetri, largo 50 e alto 22. Anche se libri di una certa imponenza non erano inusuali nel Medioevo, questo è il più voluminoso conosciuto. Pesa 75 chilogrammi e ci vogliono due persone per trasportarlo.

Ma il motivo per cui il Codex Gigas è tanto famoso non è tanto per via delle sue dimensioni, pure stupefacenti. Soprattutto è noto per un’illustrazione che è contenuta al suo interno, e per la sinistra leggenda che circonda la sua compilazione. In effetti, ci sono alcuni misteri che circondano il libro, che secondo alcuni sarebbe maledetto. Scopriamo quali sono i segreti nascosti tra le pagine del Codex Gigas e il motivo per cui è conosciuto anche come “la Bibbia del Diavolo”.

Codex Gigas

codex gigas
Fonte: ediletteraria.wordpress.com

L’epoca di compilazione del Codex Gigas dovrebbe essere il XIII secolo, forse, con più esattezza, il 1229 dovrebbe essere l’anno in cui è stato completato. All’epoca si trovava in Boemia, presso il monastero di Podlažice. Secondo alcuni storici, però, non è qui che fu compilato, in quanto questo era un monastero molto povero e un libro di tale importanza doveva essere stato sicuramente prodotto tra mura prestigiose e ricche. L’autore sembrerebbe essere un certo “Herman il recluso” (Herman Inclusus).

Qui nasce il primo piccolo giallo: davvero un’opera del genere poteva essere stata compilata da un unico uomo? Il tomo si compone di ben 620 pagine, che non sono solo scritte ma anche riccamente illustrate con miniature e capilettera. Ad un’analisi calligrafica però sembra davvero che la mano che ha scritto sia unica: lo stile è uniforme e privo di incertezze. Altra anomalia: possibile che quell’amanuense non si sia mai stancato, che la sua mano non abbia mai vacillato, e che la sua scrittura non sia mai mutata nel corso del tempo?

Per compilare un’opera del genere, si stima che una persona che avesse lavorato sei ore al giorno per sei giorni alla settimana ci avrebbe messo cinque anni (illustrazioni escluse). Verosimilmente, per completare il tutto ci sarebbero voluti 20 anni, anche ipotizzando che a lavorare fosse un team di persone e non un unico amanuense. Quindi, l’opera desta stupore anche da questo punto di vista. E non è tutto.

Un fascino sinistro

Codex Gigas
Fonte: www.horrorgalore.com

Il Codex Gigas è scritto su papiri tratti dalla pelle conciata di 160 asini, ed è rilegato in legno e metallo. Il suo contenuto sono principalmente i testi sacri della religione cristiana, ovvero la Bibbia che comprende Vecchio e Nuovo Testamento. Alcune pagine all’inizio del testo, però, mancano: si presuppone fossero le regole dell’ordine benedettino. Poi, come era uso comune nel Medioevo, dentro ci sono anche altre opere, a formare una sorta di “enciclopedia”.

Gli altri libri inclusi sono : le “Etymologiae” di Isidoro di Siviglia, le “Antichità giudaiche” e la “Guerra giudaica” di Giuseppe Flavio, la “Chronica Boëmorum” di Cosma Praghese. Sono poi incluse altre opere minori: trattati di varie materie, un calendario, l’elenco dei monaci, formule magiche. Il tutto è scritto in latino. Ma la cosa che maggiormente affascina del Codex Gigas è una particolare illustrazione contenuta al suo interno.

Va premesso che le decorazioni miniate del codice sono per lo più forme astratte o naturalistiche: ci sono pochissimi animali e figure umane. Eccezion fatta che per il foglio 290, dove c’è un’illustrazione a tutta pagina a dir poco inquietante, che è valsa al libro la denominazione di “Bibbia del Diavolo” e che, con tutta probabilità, ha anche dato origine alla leggenda intorno al Codex Gigas.

Lucifero

Codex Gigas
Fonte: oldenglishwordhord.com

La pagina presenta, vero unicum nel libro, una rappresentazione del Demonio. Appare come una creatura infernale accovacciata sulle gambe posteriori, come se fosse pronta ad uscire fuori dalle pagine del libro. Indossa un perizoma di ermellino, che è simbolo di regalità. Ha le braccia protese in alto, munite di lunghi artigli come le dita dei piedi. Sembra pronto a ghermire chi abbia di fronte. Il suo volto è parimenti mostruoso: una faccia verde con la bocca spalancata e due lingue.

In testa, Lucifero ha due corna rosse. La sua figura sembra assolutamente fuori luogo all’interno di un volume che racchiude testi sacri. Tanto più che, come dicevamo, è l’unica. Sulla pagina di fronte c’è però una raffigurazione della Città Celeste, così che alcuni commentatori hanno interpretato il tutto come una semplificazione del binomio Bene/Male.

Poi c’è l’altra spiegazione: quella che dice che il Codex Gigas fu scritto in una notte. Il suo autore era un monaco che aveva tradito i suoi voti. Per questo lo avevano condannato ad essere murato vivo. Implorando pietà, lui promise che se avesse avuta salva la vita avrebbe scritto in una sola notte un libro che avrebbe reso gloria al monastero. Si rese però ben presto conto che la sua promessa era inattuabile.

Disperato, pregò: ma Dio non rispose. Allora si rivolse ad un’altra potenza: il Demonio. Il Diavolo invece rispose e lo aiutò nell’impresa. Ovviamente, in cambio pretese l’anima del monaco il quale, come segno di riconoscenza, effigiò il suo “benefattore”. Una leggenda, certo: ma spiegherebbe l’incredibile uniformità di scrittura del testo.

La storia del Codex Gigas

Codex Gigas
Fonte: https://www.kb.se/

Dopo la sua compilazione, il Codex Gigas fu trasferito (con fatica, immaginiamo) in diversi monasteri. Ben presto la sua fama si sparse nel mondo, tanto che il libro veniva considerato come una delle più grandi meraviglie esistenti. Nel 1594 l’Imperatore Rodolfo II, che era un grande collezionista e si interessava di occultismo, prese il libro “in prestito”, ma probabilmente non aveva nessuna intenzione di restituirlo.

Il manoscritto così restò a Praga fino alla Guerra dei Trent’Anni, quando il Codex Gigas venne trafugato insieme ad altri oggetti preziosi e portato a Stoccolma, dove entrò a far parte della collezione della Regina Cristina. Fu nel 1878 che infine il libro raggiunse la sua ultima destinazione, dove si trova ancora oggi, ovvero la National Library di Stoccolma. Qui puoi ammirarlo ancora oggi, protetto da un vetro, in una stanza semibuia perché la luce potrebbe danneggiarne i pigmenti.

Il Codex Gigas è inoltre disponibile in una versione digitalizzata accessibile a tutti. Dopo tanti secoli, conserva il suo mistero, e osservandolo da vicino, in fondo in fondo, non è poi così difficile credere che sia nato da un patto scellerato che ha reso possibile l’impossibile.

Fonti:

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