A chi di noi non piacerebbe avere il dono di scrutare nel futuro? A volte anche dare un’occhiatina indietro nel passato non guasterebbe, per svelare gli enigmi che circondano la storia dell’Uomo e la nostra storia personale. Questo è quello che sono in grado di fare i chiaroveggenti: vedere ciò che resta celato agli altri.
La chiaroveggenza e le sue varie declinazioni, tra le quali c’è la psicometria, sono discipline confinate nel mondo del paranormale e infatti definite ESP (Extra Sensory Perception). In una parola, per la scienza ufficiale non hanno alcun valore, e a dire il vero sono anche un po’ cadute di moda ai giorni nostri. Eppure ci sono stati molti personaggi che hanno dato prova di possedere capacità non spiegabili con l’utilizzo dei cinque sensi.
Chiaroveggenza e divinazione
Va fatta una doverosa distinzione: la chiaroveggenza e la divinazione sono due cose differenti. La divinazione, quella che ad esempio veniva praticata dai sacerdoti babilonesi o dagli aruspici etruschi, è una disciplina che si basa sulla credenza in una qualche forma di divinità (da cui il nome).
Colui che esegue una previsione, che fa un vaticinio, cioè, non ha alcun merito personale se non quello di costituire il tramite con il sovrannaturale. Questo era ad esempio ciò che faceva la Sibilla delfica, che emetteva le sue profezie dopo essere caduta in trance.
Nel caso della chiaroveggenza invece la visione scaturisce completamente dalla persona che la evoca. Il termine di per sè è piuttosto eloquente. Viene dal francese “clairvoyance” che a sua volta deriva dal latino “clarum+videre“. Vederci chiaro, vedere bene riuscire a vedere quello che resta celato agli altri.
Un chiaroveggente può avere bisogno di diversi supporti per stimolare il suo secondo occhio, la sua visione “altra”. Oppure le sue visioni possono essere frutto solo di accadimenti che la persona non è in grado di controllare. Esistono così diversi tipi di chiaroveggenza.
C’è quella detta “rabdica“, che percepisce la presenza di qualcosa quando è nelle sua vicinanze (pensiamo ai rabdomanti in grado di trovare l’acqua). Esiste la chiaroveggenza medianica, non soggetta ad alcuno stimolo esterno. E c’è infine quella psicometrica, che nasce dal contatto con un determinato oggetto.
L’affascinante storia della psicometria
Il termine psicometria può facilmente essere frainteso con quello di una disciplina che studia i comportamenti umani. Per il mondo del paranormale invece indica tutt’altro, ovvero il dono che alcuni individui hanno di percepire la storia di un oggetto solo toccandolo.
Il primo a teorizzare questo tipo di capacità fu Joseph Rodes Buchanan sul finire della prima metà dell’Ottocento. A quei tempi gli uomini avevano la mente molto meno imbrigliata nella stretta aderenza al reale di quanto non accada oggi. Buchanan partì dall’osservazione di alcuni fenomeni per formulare un’idea interessante e non del tutto peregrina.
Secondo lui gli oggetti sono in grado di assorbire le onde energetiche delle persone e dell’ambiente che li circonda. Alcune persone sarebbero in grado di entrare in risonanza con tali onde, percependole e potendo così “comunicare” con l’oggetto in un modo non sempre facilmente identificabile.
Ad esempio, lui si basò sull’esperienza fatta da un sacerdote, padre Leonidas Polk. Questi avvertiva un senso di malessere in certe situazioni senza sapere perché. Buchanan verificò che gli accadeva ogni volta che si avvicinava ad oggetti fatti di rame. Questo metallo, in qualche modo, “parlava” al sacerdote.
Manuale di Psicometria, l’alba di una nuova civiltà
Buchanan pubblicò un libro sulle sue teorie, intitolato “Manuale di Psicometria, l’alba di una nuova civiltà” che creò a breve diversi adepti. Il primo fu William Denton: sua moglie era in grado di raccontare con precisione da dove veniva un pezzo di roccia, e persino poteva ricostruirne la sua storia geologica.
Venne poi Gustav Pagenstecher, il quale eseguì altri esperimenti con l’ausilio di una sensitiva, Maria Reyes. la donna era in grado di raccontare con estrema precisione le circostanze nelle quali era stato costruito un manufatto e come era stato usato. Identificò un coltello usato per sacrifici rituali vedendo il sangue che era stato sparso con esso.
L‘interesse per la psicometria però andò poi mano a mano scemando, e fu relegata nel campo delle curiosità e delle stranezze pseudoscientifiche. E in effetti il dubbio che sale legittimo è il seguente. Se davvero esistessero persone dotate di simili poteri, perché non usarle in vari campi dello scibile umano?
Potrebbero essere preziose per risolvere casi di cronaca nera. Potrebbero aiutarci ad indagare i reperti archeologici, a scoprire ad esempio se Atlantide sia davvero esistita o meno. Invece restiamo soli ad arrabattarci con le nostre misere deduzioni.
Una capacità che va coltivata
Secondo alcuni la chiaroveggenza è un dono che possediamo tutti. Alcuni individui riescono a portare alla luce tale capacità, ma essa è latente in ognuno di noi. Però, così come accade ad un arto che, se non viene utilizzato, finisce per atrofizzarsi, allo stesso modo, se non apriamo il terzo occhio, esso resterà per sempre chiuso.
Certo è che l’uomo negli ultimi decenni ha imparato a fare affidamento solo sui suoi sensi, relegando sempre più l’invisibile in una sfera oscura da non considerare. Forse però il paranormale e le discipline extra sensoriali, come la chiaroveggenza o la psicometria, potrebbero fornire risposte che ad oggi ci sfuggono.
L’astrologia, se vogliamo, è essa stessa un tipo di chiaroveggenza che si avvale dell’ausilio degli astri e dei pianeti. Con lo studio e con la fede potremmo ancora aprire porte da troppo tempo serrate; chissà che qualcuno non abbia voglia di riprendere gli esperimenti di Buchanan, Denton e Pagenstecher.