Il Castello delle favole nato da un Sogno: Neuschwanstein

Se un grande creatore di sogni, quale è stato Walt Disney, ha preso come modello per il castello della sua “Bella Addormentata” un edificio realmente esistente ci sarà pure un perché. E il perché è che Neuschwanstein, il Castello dei Cigni, fu costruito da un altro uomo visionario che desiderò tradurre in realtà il suo volere, ed ebbe il potere di farlo.

Re Ludwig II di Baviera

Re Ludwig II di Baviera era un uomo dalla fantasia vivace: fin da bambino amava travestirsi e recitare, ed era anche un abile costruttore. Le leggende che amava erano quelle nordiche, legate al personaggio di Lohengrin, il Cavaliere del Cigno. Quando crebbe ed ereditò il regno, alla morte di suo padre, la prima cosa che volle fare fu erigere un castello che non fosse solo una dimora, ma che fosse la concretizzazione di tutto quello che popolava la sua mente.



Neuschwanstein si erge in mezzo alle Alpi Bavaresi, non distante dal lago di Costanza. Già la location è sufficientemente fiabesca: le torri svettano contro gli alberi dalle foglie scure, le vette delle montagne fanno da sfondo al bianco edificio che emerge dalle nebbie. La costruzione è poi quanto di più immaginifico si possa trovare sulla terra.

Neuschwanstein Castello dei Cigni

Pur essendo stato eretto sul finire dell’Ottocento, Neuschwanstein è il più medievale dei castelli: torri e guglie si elevano fino al cielo, decine di finestre si affacciano sulla vallata. Ogni sala interna è stata studiata, arredata e decorata per riprodurre i miti a cui Ludwig teneva maggiormente. Naturalmente non mancano affreschi dedicati a Lohengrin; la Sala dei Cantori è dedicata a Tannhaüser; in questa stessa sala vi sono figure dedicate a Parsifal, il cavaliere della Tavola Rotonda che partecipò alla ricerca del Graal.

Una Fantasia Onirica e Accesa

Come si capisce, Re Ludwig era un uomo con molti interessi che però gravitavano attorno ad una stessa sfera tematica. Basti sapere che il suo collaboratore nella realizzazione del castello, oltre allo scenografo Christian Jank, fu il compositore Richard Wagner. Il re adorava le opere di Wagner, il quale a sua volta aveva attinto a piene mani dalla mitologia norrena e germanica.

I popoli del Nord Europa avevano infatti elaborato tantissime storie e leggende, legate ai loro dei e ai loro eroi. Coloro che abitavano la parte più settentrionale del continente erano per lo più navigatori, e a differenza dei Celti praticavano culti solari e patriarcali. Il corpus di tradizioni e credenze che hanno tramandato non è meno ricco di quello celtico. Anche in questo caso, però, le testimonianze scritte sono pochissime.

Per questo artisti come Wagner hanno cercato di mettere nero su bianco, e nel suo caso usando anche le note, un patrimonio che rischiava di andare perso e che invece era molto importante per l’identità nazionale. Le opere più note di Wagner sono, non a caso, il “Tannhaüser”, “L’Anello del Nibelungo” e il “Parsifal”. Guarda un po’, i tre stessi miti che ispirarono Re Ludwig II.

Un Folle, un Veggente, una tragica fine

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“Lohengrin”, affresco presente a Neuschwanstein, fonte http://www.koenig-ludwig-schloss-neuschwanstein.de

Per inseguire i suoi sogni re Ludwig svuotò le casse dello Stato; trascurò i suoi doveri di sovrano e attirò su di sé la malevolenza dell’aristocrazia. Venne quindi dichiarato pazzo e messo in isolamento. Se solo lo avessero rinchiuso a Neuschwanstein! Venne internato nel piccolo castello di Berg; nel 1886, appena due giorni dopo essere stato rinchiuso, il re fu trovato morto, affogato nelle acque del lago di Starnberg. Morte misteriosa, visto che lui era un grande nuotatore.

L’Imperatrice Elisabetta d’Austria, meglio nota come Sissi, disse del cugino che non era affatto pazzo: solo che era un eccentrico che viveva nel suo mondo di sogni. E, si sa, il mondo, quello concreto, non ha pietà con chi vorrebbe vivere solo dei suoi sogni. Re Ludwig fu punito duramente per aver osato elevarsi sopra il reale, per aver usato i soldi non per fare cose utili e redditizie ma solo per concretizzare i miti. Fu davvero un così grave peccato da meritargli la morte?



Oggi puoi visitare Neuschwanstein, se vuoi, e giudicare tu stesso. Quello che ha regalato ai posteri è un’opera di una tale magnificenza da lasciare senza fiato. E in questo caso ciò che stupisce non è la maestria dei decoratori, o l’arte degli architetti. Se entri a Neuschwantein, il Castello dei Cigni, hai davvero la sensazione di camminare in un sogno.

Sognare è peccato se non Rende Qualcosa

Neuschwanstein castello Bella Addormentata

Fonte: www.tgtourism.tv

La nostra filosofia di vita è ormai dominata dalle leggi del mercato. Tutto deve “rendere”, deve avere un tornaconto economico, altrimenti è “inutile”. I freddi burocrati ragionano così, ed è per questo che i ministri di Re Ludwig complottarono contro di lui. Come potevano capire un uomo che viveva ancora al tempo degli dei e degli eroi?

Il re avrebbe voluto camminare con il Tannhaüser, il coraggioso cavaliere che riuscì a penetrare nelle viscere del Venusberg, il monte che tanto ricorda quello in cui vive la maliarda Sibilla. Avrebbe voluto navigare su una barca trainata da un cigno come faceva Lohengrin. Avrebbe voluto dedicare la sua vita alla ricerca di qualcosa di più alto e sacro, come il Graal.



Ma la vita prosaica e feroce non lo ha perdonato per aver ignorato il profitto e il mercato, per aver voluto solo creare grazia e bellezza in un mondo che si andava incupendo. Ciò non toglie che quanto lui ha pensato e voluto è ancora lì. Qualcun altro lo ha trasformato in un parco giochi a tutti gli effetti: persino i sogni, al giorno d’oggi, possono rendere qualcosa.

Il Castello dei Cigni – Neuschwanstein

Re Ludwig II

Funerali di Re Ludwig, fonte: www.tuttobaviera.it

Anche Neuschwanstein era una magnifica scenografia, come il castello della Bella Addormentata che ti accoglie all’ingresso dei parchi di divertimento. Sono però due scenografie un po’ differenti, figlie di due culture e di due tempi storici molto lontani tra di loro, se non cronologicamente, certo filosoficamente.

Nessuno più oggi correrebbe il rischio di farsi dichiarare folle solo per realizzare i suoi sogni; ma non possiamo negare di provare una punta di ammirazione ed invidia per quel re triste che terminò i suoi giorni lontano da quello che amava. L’Imperatrice Sissi depose tra le sua mani un mazzetto di gelsomini, il giorno del suo funerale. C’era una folla immensa, mai vista.

Chissà, forse la gente amava quel sovrano sognatore, colui che aveva avuto l’ardire di mettere la fantasia davanti alla realtà. E forse lui infine è stato accolto in quella barca, trainata da un cigno, che lo ha condotto verso la realizzazione di ogni suo desiderio.

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