Ci sono dei personaggi, che fanno parte dell’immaginario cristiano-cattolico ma che esistono anche in altre religioni, che non hanno mai cessato di affascinarci. Si tratta degli angeli, creature eteree che possono fare da tramite tra l’Uomo e Dio. Gli angeli però non sono solo creature incorporee: essi hanno identità e ruoli ben precisi, così come sono descritti nella Bibbia. Uno degli angeli più noti e venerati è l’arcangelo Michele. Scopriamo cosa ha a che fare con Atlantide e con un antico tatuaggio rinvenuto su una mummia egizia.
L’arcangelo Michele
La fonte primaria all’interno della quale si parla dell’Arcangelo Michele è la Bibbia, dove compare tanto nel Vecchio che nel Nuovo Testamento. Michele è un termine ebraico che vuol dire “chi è come Dio?”, mentre il termine “angelo” viene dal greco e vuol dire “messaggero”. Nella confessione religiosa cattolica, Michele è anche santo e la sua memoria liturgica si celebra insieme a quella degli arcangeli Raffaele e Gabriele.
L’arcangelo Michele è però presente anche nella religione islamica, per la quale Egli venne mandato da Allah ad istruire il profeta Maometto. Di certo è la figura che meno si avvicina all’immagine ideale che abbiamo degli angeli, con boccoli biondi e alucce sulla schiena. Michele è un guerriero: è lui che guida le schiere di Dio contro l’angelo caduto, Lucifero, il ribelle. Nell’Apocalisse di Giovanni, Michele combatte contro il drago e lo uccide.
Dall’Oriente all’Occidente, sono molte le declinazioni nelle quali viene venerata la figura dell’arcangelo. Nell’Ebraismo viene considerato il vessillifero di Israele stesso; la Chiesa Ortodossa lo venera con particolare devozione. Michele ha grande importanza anche in molte confessioni che si dipanano dal cattolicesimo prendendo strade diverse, ad esempio, è venerato dai Testimoni di Geova e dalla Chiesa Avventista del Settimo Giorno.
In una parola, l’arcangelo Michele attraversa in modo trasversale molte confessioni religiose e lo fa ricoprendo sempre un ruolo di primo piano. Queste sono, nello specifico, le parole con cui viene descritto nell’Apocalisse di Giovanni nella Bibbia:
Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli.
Un tatuaggio misterioso
La figura dell’arcangelo Michele è al centro anche di un importante studio archeologico che venne condotto nel 2014 su alcune mummie egizie. A Londra un team di scienziati del British Museum decise di indagare più a fondo lo stato di alcune mummie egizie che erano custodite presso questo importante istituto di cultura. In tutto vennero prese in considerazione otto mummie di diverse epoche e di diversa età, e furono sottoposte ad una TAC (Tomografia Assiale Computerizzata).
Furono molte le scoperte interessanti che derivarono da tale indagine: si riuscirono a capire meglio le condizioni di salute di questi esseri umani vissuti migliaia di anni prima. Dall’indagine con la TAC emerse anche un particolare curioso che riguarda una donna, che all’epoca della morte doveva avere tra i 20 e i 35 anni di età. Questa donna aveva un tatuaggio all’interno della coscia destra.
La mummia era antica di 1300 anni ed era stata ritrovata in Sudan, dove era stata mummificata non dall’opera dell’uomo ma dalle condizioni climatiche peculiari del luogo in cui era stata sepolta. Conservata in modo pressoché perfetto, mostrava ancora con chiarezza quel segno impresso sulla sua pelle. Era un monogramma greco ben noto agli studiosi, perché lo avevano già visto decine di volte. Mai, però, come tatuaggio.
Si trattava della “M” di Michele, scritta con caratteri greci. Un segno inequivocabile della “devozione” della donna all’arcangelo, ma con un particolare misterioso. Il tatuaggio si trovava in una zona del corpo intima perché non doveva essere visibile in pubblico; o forse il modo di vestire di quella donna era tale che il monogramma era mostrato apertamente? Non abbiamo modo di dare risposta a questa domanda.
Il significato alchemico di Michele
In ambito esoterico l’arcangelo Michele viene considerato l’equivalente del dio Thot egizio, ovvero di colui che inventò la scrittura e che era il custode della scienza segreta, della conoscenza assoluta. Non è escluso che vi fosse un culto particolare nei suoi confronti, che affonda molto indietro nel tempo e che riuniva degli adepti iniziati a misteri che solo in pochi potevano condividere.
L’arcangelo Michele, secondo alcune tradizioni (e ce ne sono moltissime che lo riguardano) fu colui che insegnò ad Adamo a coltivare la terra: lo si deduce da un testo apocrifo che si intitola “Vita di Adamo ed Eva”. Per certo, nella Genesi si parla di lui come colui che sorveglia l’Albero della Vita nel Paradiso Terrestre, il Giardino dell’Eden. Sempre secondo fonti apocrife, sarebbe anche psicopompo, ovvero avrebbe il compito di traghettatore di anime.
Non solo: l’arcangelo Michele eseguirebbe un compito che nella tradizione egizia viene affidata al dio Anubi, ovvero la pesatura delle anime che coincide con il giudizio nei confronti del defunto. Secondo quanto si legge nel “Libro dei Morti”, il cuore del defunto viene messo su una bilancia. Sull’altro piatto c’è una piuma: la giustizia, la verità. Se il peso del cuore è uguale a quello della piuma, il viaggio dell’anima può proseguire.
Ad eseguire la pesatura è quindi Anubi: ma a giudicarne l’esito è il dio Thot. Ancora una volta torna questa figura che ha forti legami con il mito di Atlantide e con la figura misteriosa di Ermete Trismegisto. Inevitabile, quindi, che anche la figura dell’arcangelo si presti ad un’altra lettura, in chiave non religiosa ma esoterica e addirittura, oseremmo dire, storiografica.
Angeli e Giganti
Secondo alcuni commentatori, la Bibbia non sarebbe un racconto allegorico ma storiografico: ovviamente, trasfigurato dai molti secoli e millenni passati rispetto al contenuto della narrazione che offre. Il Diluvio sarebbe, in questa ottica, il cataclisma che cambiò il volto del pianeta e che causò l’inabissarsi di Atlantide. Il Paradiso Terrestre potrebbe essere Atlantide stessa, la terra perduta. Angeli e giganti non sarebbero quindi figure mitologiche, né puramente spirituali, ma esseri che un tempo sono davvero esistiti.
Michele dunque si identificherebbe con un sovrano, un condottiero, una creatura con caratteristiche semidivine, così come erano i sovrani di Atlantide. Probabilmente, fu uno di quelli che riuscirono a sopravvivere al cataclisma e che cercarono di lasciare traccia delle conoscenze finite in fondo all’Oceano: ecco dove la figura dell’arcangelo sfuma in quella del dio Thot.
Sono in molti a ritenere che l’Egitto fu il luogo che maggiormente beneficiò dei ricordi e della scienza posseduta dai superstiti di Atlantide: questo spiegherebbe perché vi fosse un culto legato all’Arcangelo Michele anche in Egitto, tale da giustificare un misterioso tatuaggio sulla coscia di una sconosciuta fanciulla. Il percorso che abbiamo appena tracciato è poco più di un volo pindarico, un maldestro tentativo di collegare elementi che apparirebbero invece molto lontani.
Il fatto, però, è che essi si legano con stupefacente facilità. Se la storia non è solo un susseguirsi casuale di eventi, fatti e date, e se la verità più remota, quella che nessuno può ricordare, si cela ormai sotto le spoglie del mito o della religione, è possibile che le tradizioni che si tramandano di generazione in generazione celino più di quanto non appaia ad un’osservazione superficiale.
L’arcangelo Michele è il combattente, il condottiero, è colui che ci difende dalle forze del male e che guida alla vittoria. Ed è anche colui che ci indica il sentiero verso la conoscenza e la verità, che è lieve come una piuma, ma pesa più del piombo. Non toglie nulla alla potenza della sua figura pensarlo come un essere in carne ed ossa che ha calcato, un tempo, questa Terra, e che ci chiede di recuperare quei valori per cui lui ha combattuto e per cui ha vissuto.