Ogni volta che si prova a dimostrare l’esistenza di Atlantide sulla base del testo di Platone si incontra una fiera e robusta resistenza. Gli scienziati paludati sostengono che la narrazione del Timeo e del Crizia non sia che “allegorica”, un racconto fatto per mettere in guardia gli uomini contro la tracotanza che potrebbe condurre ad una fine nefasta, cosa che accadde appunto ad Atlantide. Se, in effetti, da un punto di vista puramente letterario non vi sono prove a favore della veridicità delle parole di Platone, alcuni indizi pressoché inequivocabili si trovano a livello puramente geografico. Parliamo delle isole Azzorre, che dimostreremo poter essere, al di là di ogni ragionevole dubbio, i frammenti di ciò che un tempo fu la massa terrestre del regno di Atlantide.
Le isole Azzorre, alle porte di Gibilterra
Per prima cosa ti invitiamo ad aprire Google Earth e a digitare nella barra di ricerca “azores”. In breve verrai inviato in mezzo all’Oceano Atlantico, dove si trova un arcipelago di 9 isole che sono una delle due regioni autonome del Portogallo. In mezzo all’Oceano? Non proprio: noterai subito come le isole Azzorre si trovino non distanti dal continente europeo, a poco più di 1.200 chilometri dal Portogallo e dallo stretto di Gibilterra. Rammenta bene la collocazione geografica di queste isole, perchè è il primo, importante indizio che le collega ad Atlantide.
Parliamo di isole di origine vulcanica, per quanto non si verifichino fenomeni degni di nota fin da quando vennero colonizzate, ovvero dal XV secolo circa. La cima più elevata è il Monte Pico, che fa parte dell’omonimo vulcano, si trova sull’isola di Pico e misura 2.351 metri sul livello del mare. Va ricordato che le Azzorre sono nel complesso le cime più alte del pianeta Terra. se si considera il dislivello che esiste tra la cime più alta e il fondale oceanico.
Ci sono altre caratteristiche geografiche che ci interessano di queste isole. Uno dei motivi per cui sono ben note come meta turistica è che sono benedette da un clima pressoché perennemente primaverile, merito della presenza della corrente del Golfo. Inoltre le isole sono note per la presenza di numerose sorgenti termali, particolarmente abbondanti soprattutto sull’isola di São Miguel, che è anche quella più vicina al continente.
Le isole Azzorre e il legame con Atlantide
Siamo quindi riusciti a portarti in questa sorta di paradiso terrestre, in queste isole ubertose dove il tempo scorre lento e il clima è sempre mite. Cominciamo ad indagare i motivi per cui queste isole dovrebbero avere a che fare con il continente di Atlantide, che secondo i più non sarebbe mai nemmeno esistito. Il primo ad individuare il legame fu Ignatius Donnelly, autore del celebre libro “Platone, l’Atlantide e il diluvio”. Platone ci dice infatti che Atlantide si trovava nel bel mezzo dell’oceano, un mare “navigabile”. La definisce un’isola che si trovava davanti alle Colonne d’Ercole, più grande della Libia e dell’Asia messe insieme.
Si sa come per gli antichi le “Colonne d’Ercole” altro non fossero che lo stretto di Gibilterra. Le cita perfino Dante Alighieri nella sua Divina Commedia quando all’Inferno Ulisse, reo del peccato di ὕβρις contro gli dei, afferma:
Io e ’ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov’Ercule segnò li suoi riguardi,acciò che l’uom più oltre non si metta.
Ma Ulisse decide di andare oltre, di tentare “il folle volo”, e questo lo perde per sempre. Ma Dante Alighieri era uomo del Medioevo. Per Platone le Colonne d’Ercole non erano il limite del mondo conosciuto, ma solo un limite fisico oltre il quale non vi era il nulla, ma un’altra terra, oggi scomparsa. Atlantide.
Indizi sparsi di una storia antica
Dopo Platone, dopo Donnelly, dopo il profeta dormiente Edgar Cayce e il noto antroposofo Rudolf Steiner, ad associare le isole Azzorre ad Atlantide fu anche Frederick Spencer Oliver. Oliver era poco più che un ragazzo quando compilò il libro “A Dweller on two planets”, che fu pubblicato postumo nel 1905 dalla madre. Il giovane sosteneva di aver scritto secondo la modalità definita “scrittura automatica”, sotto la dettatura di un’entità chiamata Phylos, vissuta ai tempi di Atlantide. La cosa curiosa è la mappa che l’autore disegnò dell’isola di Poseid (così definisce Atlantide nel libro).
Oliver scrisse i suoi racconti sulla fine dell’Ottocento: il manoscritto era completo nel 1886. A quei tempi non esisteva alcuna mappatura dei fondali oceanici. La mappa disegnata dal ragazzo, opportunamente orientata, corrisponde però in modo pressoché identico all’andamento della dorsale medio atlantica. La dorsale medio atlantica è una catena montuosa che si trova sotto l’Oceano, procede dal Polo Nord fino all’Antartide tra le Americhe e l’Europa e l’Africa. Seguendo i contorni del disegno di Oliver si ha un’immagine perfetta dei fondali marini delle isole Azzorre.
L’unica fonte possibile da cui il giovane poteva aver tratto ispirazione è la mappa tracciata nel 1877 da Sir Wyville Thomson, pubblicata poco dopo le esplorazioni marittime della H.M.S. Challenger. Ma parliamo di pochi tratti sommari, che non potrebbero in alcun modo aver dato vita alla precisione estrema della mappa di Poseid.
Scorci di un continente perduto, Atlantide
A seguito della spedizione della H.M.S. Challenger fu pubblicato un articolo sulla prestigiosa rivista “Scientific American”, ancora oggi consultabile online. Nell’articolo si legge:
Mentre l’America si stava così formando, l’antica Atlantide stava affondando e scomparendo in tanti frammenti. Resta da stabilire quando sia avvenuta la sua definitiva scomparsa; abbastanza di recente, sembrerebbe. Esistono due o tre orientamenti di ricerca che sembrano convergere a sostegno della veridicità dell’antica storia, che a lungo è stata considerata poco più che un mito, che racconta di un’immane catastrofe. L’archeologia ha dimostrato abbondantemente che la memoria dell’uomo risale molto più indietro di quanto la storia sia disposta ad ammettere; così che non vi sono elementi probanti per dire che la storia che i sacerdoti egiziani raccontarono a Solone non sia realmente accaduta
In breve, in quel resoconto, condotto da scienziati e ricercatori, si dice che la storia geologica del mondo racconta qualcosa che la storia ufficiale vuole negare, ma che non è negabile in assoluto. E molte indagini che risalgono a tempi più recenti non fanno che confermare questo assunto. Basti citare un articolo del 1.988 del Washington Post, redatto da David Yeadon. Yeadon si occupava di turismo, ma arrivato nelle isole Azzorre fu travolto da un’insolita guida che, poco alla volta, lo convinse del fatto che le Azzorre sono, di fatto, il ricordo materiale di ciò che un tempo fu Atlantide.
La sua guida si chiamava Antonio Pinero e in tasca aveva una copia delle opere di Platone. La prima domanda che fece all’incredulo cronista fu: Platone era un uomo saggio? Si diede da solo la risposta: sì, lo era! Perché mettere in dubbio le sue parole allora? E al termine di un viaggio attraverso le isole Azzorre, Yeadon dovette ammettere di essersi convinto a sua volta. Platone dice che su Atlantide vi erano fonti di acqua calda, come sulle isole Azzorre. Lo stile di vita degli abitanti delle isole è lo stesso degli atlantidei, prima che si corrompesse.
Scoperte recenti
Avviciniamoci ancora un po’ di più. Nel 2013 un pescatore portoghese, Diocleciano Silva, sollevò un polverone sostenendo di aver rilevato, sui fondali marittimi vicino all’isola di São Miguel, una piramide immersa nell’acqua. Andò in televisione a raccontare la sua storia, dove furono mostrate le immagini di quella che appariva in effetti essere una piramide. I rilievi dimostravano che misurava circa 8.000 metri quadri, che si trovava poco più di 12 metri sotto la superficie dell’acqua e che era alta oltre 61 metri. La faccenda non poteva essere ignorata, ma le indagini successive, condotte dal governo, smorzarono l’entusiasmo. Si disse che Silva aveva usato degli strumenti poco efficaci che avevano restituito risultati non attendibili. Quella piramide non aveva nulla di misterioso ma era una conformazione naturale.
Eppure… eppure i rilievi moderni dei fondali marini delle isole Azzorre continuano a restituire elementi a dir poco curiosi, che sembrano avvalorare l’idea che ciò che oggi si trova sotto l’acqua un tempo potesse essere invece in superficie. Monte Pico, se misurato dal fondo dell’Oceano, è la vetta più imponente dell’intero pianeta. Appare più che probabile che qualcosa come 13.000 anni fa si trovasse sulla terraferma, e fosse ancora più alto.
La Terra sembra cioè raccontare una storia che la Storia vuole negare. Senza contare che le isole Azzorre sono ricchissime di siti archeologici che sono ormai stati identificati come antecedenti all’arrivo dei colonizzatori portoghesi. In una conferenza tenuta nel 2014 presso il museo KON TIKI di Oslo da Dominique Görlitz e Thor Heyerdahl Jr. si affermava che le strutture piramidali rinvenute sulle isole Azzorre potessero “essere state costruite secondo un orientamento preciso, allineato con i solstizi d’estate, il che suggerisce che siano state costruite con uno scopo specifico“.
Quale scopo? Forse potremmo scoprirlo se, una volta per tutte, smettessimo di credere che i racconti di Platone su Atlantide siano solo “favole”. Se ci ricordassimo, insieme ad Antonio Pinero, che Platone era un uomo saggio che di certo ci ha voluti ammonire, ma che prima di tutto voleva che l’Uomo non dimenticasse.
Fonti:
- https://www.ancient-origins.net/ancient-places-europe/azores-atlantis-0017844
- https://www.5-sterne-redner.de/en/news/6582-the-pyramids-on-the-azores-lecutre-by-keynotes-speaker-dr-goerlitz/
- https://www.theepochtimes.com/huge-underwater-pyramid-discovered-near-portugal-and-the-navy-is-investigating-reports-going-viral_535271.html
- https://divers24.pl/en/421-portugal-azores-underwater-pyramid/
- https://worldtruth.tv/underwater-pyramid-found-near-portugal-has-portuguese-navy-investigating-2/
- https://www.washingtonpost.com/archive/lifestyle/travel/1988/08/14/sao-miguel-the-azores-misty-fragments-of-atlantis/f0f754aa-3961-451b-8fb5-4563debafdde/
- http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/PlatoneTimeo.pdf