Facendo un ideale e ipotetico giro del mondo, continuiamo ad imbatterci in siti curiosi e misteriosi. Sembra non esserci un solo angolo del globo che non celi un enigma che studiosi e archeologi sono chiamati a risolvere. Arkaim, l’enigmatica cittadella celeste che si trova in Russia, è uno di questi affascinanti enigmi a cui si cerca di trovare una risposta.
La cittadella di Arkaim
Nel 1935 dei velivoli mandati in ricognizione aerea scattarono delle foto dall’alto alla steppa russa, in particolar modo nella zona vicino al confine con il Kazakistan, presso i monti Urali. Da quegli scatti si evinceva la presenza di una serie di grandi circoli disegnati nel terreno, chiara opera di mano umana. Nel corso degli anni successivi alcuni di quei siti antichissimi furono riportati alla luce, circa una ventina, anche se si pensa che ce ne siano molti di più.
Così, quando nel 1987 la valle di Arkaim – che si trova proprio nel sud della steppa russa – doveva essere inondata per la costruzione di una diga, vennero mandati dei ricercatori a verificare la presenza di antichi insediamenti. E di fatto qualcosa venne trovato: qualcosa che oggi viene descritto come uno dei siti archeologici russi (e forse mondiali) più interessanti mai rinvenuti.
Piano piano venne scoperta un’intera città, costruita secondo una pianta molto accurata e con molti comfort che stupisce trovare in un luogo che deve risalire a molti secoli fa. La datazione ufficiale è il XVII secolo avanti Cristo, ma si sospetta che l’area fosse abitata già da molto tempo prima. Al centro dell’abitato c’è una cittadella, che è quella che maggiormente incuriosisce gli archeologi… e non solo.
Il disegno del Cosmo
La cittadella di Arkaim ha una pianta rotonda, che si sviluppa attraverso una serie di costruzioni concentriche fino ad arrivare alla piazza centrale, che è quadrata. Fin dalla prima osservazione è apparso chiaro come quel disegno ricordasse un mandala. I mandala sono figure geometriche che, nella tradizione induista dei Veda, raffigurano il cosmo e il suo equilibrio. La struttura della cittadella di Arkaim non era casuale.
Oltre a questo chiaro impianto strutturale, le strade sono anche disposte in modo da formare un svastica. Al di là del macabro significato che questo simbolo ha assunto in tempi più recenti, la svastica raffigura il movimento del sole e ha sempre avuto un chiaro connotato religioso. In una parola, gli studiosi hanno fin da subito avuto chiaro che il centro nevralgico dell’insediamento di Arkaim era un luogo di culto.
Stupì fin da subito la grande raffinatezza di costruzioni e infrastrutture, quasi incredibile per una popolazione dell’età del Bronzo. La cittadella è circondata da un sistema di canali di scolo e fognature. Le mura sono costruite con mattoni di argilla rifiniti in legno e sono alte fino a cinque metri. Le case assecondano la struttura circolare della cittadella, e hanno tutte un focolare, un pozzo, e un forno in cui cuocere le ceramiche.
Tutt’attorno alla cittadella si dipanano una miriade di altri piccoli insediamenti, per un’area di ben 20.000 metri quadri. Dal confronto con altri insediamenti limitrofi, gli archeologi hanno dedotto che ad Arkaim vivesse una tribù della cultura Sintastha, appartenente agli Indo-Europei, il ceppo da cui hanno avuto origine la gran parte delle nostre attuali civiltà occidentali.
I misteri di Arkaim
Fin qui, quello che sappiamo (o crediamo di sapere). Ci sono però poi parecchie pagine bianche nella storia dell’insediamento. Non si può datare con certezza, e quindi non sappiamo esattamente quando, o da chi, venne costruito. Sappiamo che fu abbandonato a seguito di un grande incendio che lo devastò, per quanto le costruzioni fossero fatte con materiali ignifughi.
Si ipotizza una guerra, una battaglia: ma nelle sepolture non c’è traccia di morti in modo violento. Però è stato trovato uno scheletro che presenta il cranio allungato, usanza diffusa un po’ in tutto il globo in tempi antichi (ma per la quale non sappiamo dare una spiegazione certa). Ci sono molte sepolture di cavalli, e questo è tipico anche delle altre tribù della zona. Non si sa che fine abbia fatto la gente che viveva ad Arkaim.
Una cosa però è certa: la cittadella, che forse è servita anche come fortificazione, è nata però come osservatorio astronomico. Non è un caso che il sito sia definito la Stonehenge russa. Anzi, da quel che dicono gli esperti è ancora più accurato di Stonehenge per garantire l’osservazione dei movimenti di Sole, Luna e stelle. Un piccolo particolare: Arkaim si trova sullo stesso, identico parallelo di Stonehenge. Coincidenze?
Quelle strane luci
C’è poi l’insieme di storie che raccontano i visitatori di Arkaim, che è diventato un luogo di pellegrinaggio e il centro di un vero e proprio culto malvisto dalla Chiesa Ortodossa. Pare che nella zona non siano rari fenomeni inspiegabili: luci nel cielo, nebbie improvvise, suoni disturbanti. E poi sono state sperimentate delle anomalie magnetiche. Di tutto questo, però, non c’è alcuna prova.
C’è solo un’antica leggenda che parla dei visitatori scesi dal cielo. In questo racconto, la piazza centrale della cittadella è il luogo in cui atterrano e da cui ripartono. Esseri alieni, dunque. L’evidenza è che Arkaim è un sito antico, che testimonia (come molti altri siti) l’esistenza di una civiltà molto più avanzata di quello che abbiamo sempre sospettato per le epoche antiche. Arkaim riprende una struttura circolare che ricorre in molti altri siti antichi, non solo Stonehenge. Arkaim racconta un’altra storia tutta da scrivere ancora.
Molti indizi ci fanno pensare ad un remoto retaggio atlantideo: i cerchi concentrici, l’amore per i cavalli, la presenza di un fossato intorno alla cittadella. Il mistero più grande è l’incendio che ha distrutto la civiltà che fioriva qui, facendola spostare altrove. Arkaim non è l’unico insediamento abbandonato in circostanze difficili da spiegare, come Mohenjo Daro. Arkaim, secondo la storica anglosassone Bettany Hughes, potrebbe rivaleggiare con la Grecia degli Dei e degli Eroi.
L’armonia in Terra
Quale che sia la spiegazione che un giorno daremo alla cittadella di Arkaim, non può non stupirci il fatto che uomini preistorici, secoli o forse millenni fa, per costruire un loro insediamento intesero dargli la forma dell’Universo. Il cerchio infatti, nella cultura induista, è il cosmo, mentre il quadrato è la Terra. Ecco che il mandala rappresenta la perfezione: la Terra inscritta nello spazio che la circonda.
Quanto questa ricerca di equilibrio è lontana dalla nostra percezione delle cose di oggi. Nelle nostre città non vi è più perfezione e armonia, ma solo proliferazione smodata e fine a se stessa. Se Arkaim è stata salvata dalle acque, forse è per insegnarci qualcosa. Forse racconta ancora, a distanza di millenni, la storia di una civiltà arrogante che fu – essa invece senza salvezza – sommersa dalle acque. Probabilmente vale la pena di scavare un po’ più a fondo.