Le mappe geografiche sono i più straordinari libri di storia di cui disponiamo. Infatti il modo in cui gli uomini, nel corso del tempo, hanno raffigurato il mondo da loro conosciuto ci racconta anche come pensavano, come vivevano, e quanto il passare dei secoli possa cambiare la visione delle cose al punto da confondere realtà e leggenda.
L’isola di Antilia
Opinione comune vuole che le mappe geografiche medievali siano per lo più altamente inattendibili. Non solo a quei tempi si avevano scarse conoscenze rispetto alla posizione e alla conformazione dei luoghi. L’uomo medievale aveva anche una concezione del mondo decisamente diversa da noi uomini contemporanei. Per l’uomo medievale l’immaginario e il reale non erano due cose distinte, ma solo due diversi piani dell’esistente.
Nei bestiari, così, convivevano pacificamente cani, cavalli, gatti e draghi, viverne e unicorni. Allo stesso modo nelle mappe geografiche convivevano le coste dell’Europa e dell’Africa con altre terre “immaginarie”. O forse no? Dobbiamo ricordarci che il nostro pianeta non è una creatura inerte, ma che esso è cambiato nel corso dei millenni e continuerà a farlo, che ci piaccia o meno. I terremoti ce lo ricordano.
C’è un’isola, in particolar modo, che fino alla seconda metà del Cinquecento è sempre stata inclusa nelle mappe. Oggi si dice che quell’isola era “immaginaria” e che semplicemente non sia mai esistita. C’è però la possibilità che le cose stiano diversamente, e che quell’isola oggi non ci sia più perché è sprofondata in mare qualche secolo dopo che lo aveva fatto il continente a cui, un tempo, era appartenuta.
Antilia, l’isola che non c’è
L’isola in questione era segnata sulle carte con il nome di “Antilia”. Doveva trovarsi nell’Oceano Atlantico, non distante dalle Azzorre, anche se la sua localizzazione precisa è incerta, sia basandosi sulle fonti letterarie che quelle cartografiche. Il suo nome doveva derivare dal portoghese e significare semplicemente “all’opposto” delle Colonne d’Ercole.
Stando a quanto riporta l’Enciclopedia Treccani, deduciamo l’esistenza di Antilia da parecchie mappe che risalgono al periodo compreso tra il XIV e il XV secolo. La prima volta in cui la troviamo indicata è nella mappa dei Pizzigano (1367). Sulla sua spiaggia si dice ci fosse una grande statua. In seguito è presente nella carta di Battista Becario, del 1435, dove si trova parecchio più ad ovest delle isole Azzorre. Ancora, la Treccani cita le mappe di Andrea Bianco (1436), di Bartolomeo Pareto (1455), del Roselli (1468), di Grazioso Benincasa (1482) e i mappamondi di Laon (1493) e di Martin Behaim (1492).
Sappiamo che Antilia viene creduta luogo reale e non fittizio da Paolo Toscanelli, la cui cartografia fu usata da Cristoforo Colombo. Questi, come testimonia suo figlio Fernando, la cercò senza successo durante il viaggio in cui “scoprì” le Americhe. Ancora Antilia continuò ad essere segnata sulle mappe anche dopo i viaggi transoceanici di Colombo, per poi sparire dopo il 1587.
L’Isola delle Sette Città
Secondo una diffusa attribuzione, Antilia era l’isola su cui trovarono rifugio un gruppo di cristiani in fuga dalla Spagna. Era l’VIII secolo, la regione era stata invasa dai mori e alcuni fuggiaschi cercarono la salvezza in mare, verso l’Atlantico. Martin Behaim, costruttore del noto globo, scrisse che l’isola su cui i cristiani trovarono scampo era Antilia, detta Septe Citade, ovvero le sette città.
Sbarcarono in questo luogo un arcivescovo, sei vescovi e molte altre persone che fondarono una nuova civiltà. In pochissimo tempo avevano dato vita ad una comunità, fatta di sette nuclei, estremamente fiorente. Anche troppo, per il breve lasso di tempo di cui si parla. Nel XV secolo alcuni navigatori riferirono di essere passati nei pressi dell’isola e di aver osservato costruzioni imponenti.
Gli uomini che erano approdati su Antilia avevano distrutto le loro imbarcazioni poiché non volevano subire la tentazione di tornare indietro. Esplorazioni successive al XV secolo non hanno più trovato tracce di questo luogo che è così diventato leggendario. Come spiegare però tutte le testimonianze precedenti? Troppe, per liquidarle solo come “immaginario medievale”.
Uno degli ultimi avamposti di Atlantide
Un’altra ipotesi che potremmo avanzare, e che alcuni studiosi meno “ortodossi” hanno elaborato, è che Antilia sia esistita e che sia poi sprofondata in mare nel periodo in cui è sparita anche dalle carte geografiche. Si trattava di un resto dell’antico continente di Atlantide. I cristiani che vi giunsero riuscirono a costruire “sette città” usufruendo di ciò che restava degli edifici atlantidei.
Per quanto si possano credere i nostri antenati “ingenui” e “creduloni”, pare davvero eccessivo voler supporre che abbiano inventato dal nulla un’isola senza aver alcun appiglio reale a cui rifarsi. Come sempre, è più ragionevole ipotizzare che un fondo di verità ci sia stata. E se Antilia non è solo un miraggio, di certo è da qui che parte la riscoperta di Atlantide.
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