Le straordinarie scoperte di Angelo Pitoni

Se cerchi un po’ in rete il nome di Angelo Pitoni, scoprirai per prima cosa che si è guadagnato una pagina su Wikipedia, nonché una su Atlantipedia. La sua sommaria briografia sembra uscita da un film di Hollywood, le scoperte che gli vengono attribuite sono a dir poco mirabolanti. L’unica cosa che si può affermare leggendo le cose che ha scritto lui stesso è che sicuramente era un personaggio stravagante. Qualcuno, come spesso accade con chi è un po’ sopra le righe, afferma che nemmeno sia mai esistito. Per noi è impossibile provare questo, o il contrario: però possiamo raccontare quello che si dice su Angelo Pitoni, e cercare di capire se in fondo a tutto non vi sia anche una verità sconvolgente.

La strepitosa vita di Angelo Pitoni

Angelo Pitoni, Fonte: imdb.com

Se ci vogliamo attenere a quello che riporta la pagina Wikipedia su Angelo Pitoni, e che ci pare sia stato ripreso in modo più o meno pedissequo da tutti gli altri siti che hanno trattato questo argomento, capiamo subito di trovarci davanti ad una persona dalla vita molto avventurosa. La sua esistenza, nonostante si sia svolta in varie parti del mondo, è iniziata e finita nello stesso posto, ovvero Rieti. Nato nel 1924, morto nel 2009, Pitoni ha lasciato dietro di sé un’aura quasi mitologica. Botanico e agronomo, era soprattutto geologo.

Ha ricevuto diverse onorificenze, tra le quali la medaglia d’oro per la Resistenza. Sembra infatti che sia stato anche agente segreto nonché esploratore. Come anticipato, ha infatti viaggiato moltissimo riuscendo a fare delle scoperte per le quali ancora oggi il suo nome è leggendario. Parliamo di scoperte al plurale perché sono tre quelle che gli vengono attribuite: i Nomoli, la cosiddetta “Dama del Mali” e infine la Skystone. Quest’ultima è decisamente quella più eclatante tra le tre, in quanto si tratta di una pietra di un bel vivace colore azzurro che sembrerebbe avere composizione artificiale.

Le Skystones

Skystone, Fonte: ww.pravda-tv.com

Pitoni era dunque un uomo che viaggiava molto, anche per via del suo lavoro di geologo. Nel 1990 si trovava in Sierra Leone, dove aveva stretto amicizia con i rappresentati di alcune tribù del posto. Un giorno gli indigeni gli parlarono di alcune strane pietre blu che a volte avevano trovato nel terreno. Naturalmente un geologo non poteva non interessarsi ad una “strana pietra”, e gli chiese di poterne vedere un esemplare. Si trattava in effetti di una pietra color azzurro cielo con screziature bianche. Per via del suo colore Pitoni la definì “Sky Stone”, pietra del cielo, anche a motivo di una leggenda che si raccontava nel posto.

Si narrava infatti che Allah, infuriato con degli angeli diventati ribelli, li avesse scagliati sulla Terra insieme a pezzi di cielo. Quelle pietre dunque erano l’effetto del cielo precipitato? All’inizio Pitoni pensò semplicemente a dei turchesi, o dei lapislazzuli, e prelevò dei campioni per farli analizzare. Ed è a questo punto che la storia si ammanta di mistero. Tutti i laboratori a cui Angelo Pitoni mandò pezzi di Skystone diedero lo stesso responso: non era naturale, ma un comporto di ossigeno (per oltre il 70%), carbonio, calcio, silicio e sodio. A parere di chi l’aveva analizzata, quella pietra doveva essere un materiale da costruzione.

Un materiale da costruzione antichissimo, poiché si trovava solo in strati di terreno risalenti a 12000 anni prima. Un’altra peculiarità della Skystone era che quando veniva sminuzzata in parti molto piccole, quasi sabbiose, perdeva del tutto il colore blu. Oggi un frammento di Skystone si trova presso in Svizzera, esposto presso lo Jungfrau Park voluto da  Erich von Däniken, noto teorico degli “antichi astronauti”. Molti infatti sono convinti che le Skystone siano di natura extraterrestre.

Altre Skystones

Fonte: www.facebook.com/skystoneresearch/

Le pietre collezionate da Angelo Pitoni non sono le uniche di cui abbiamo testimonianza, il che ci fa capire come comunque non si tratti di una bufala ma di un vero e proprio OOPart (Out Of Place Artifact). C’è anche la testimonianza di Jared Collins, creatore di gioielleria artistica sempre alla ricerca di nuove pietre da utilizzare. Sembra che Collins sia stato letteralmente ossessionato dalle Skystones. Nel 2013 ne vide una da un commerciante di Hong Kong e non ebbe pace finché non gli riuscì di acquistarne almeno un pezzetto. Il commerciante gli raccontò lo storia degli angeli caduti cui Collins, che non era un credente, non prestò ascolto.

Collins cominciò a cercare in rete e trovò anche la storia di Pitoni, ma da vero miscredente voleva essere certo della composizione unica delle Skystones. Così insisté fino a quando non riuscì ad avere un pezzetto di quella strana pietra azzurra, che fece analizzare dai laboratori dell’Università di Washington. Nel frattempo aveva condotto altre indagini, e dallo scambio epistolare con la persona da cui il commerciante di Hong Kong aveva avuto la sua pietra, aveva conosciuto un altro particolare inquietante.

Secondo questa persona, di cui sappiamo solo il nome, Vijay, quando un sensitivo aveva tenuto in mano la Skystone aveva dichiarato di poter vedere chiaramente la sua provenienza: la stella Sirius B. Tutti i laboratori che hanno potuto esaminare le Skystones, comunque, ivi compresi quelli dell’Università la Sapienza e dell’Università di Washington, hanno detto che sono fatte in prevalenza di ossigeno. Ciononostante, non sanno spiegare come si siano formate, o con quale processo le pietre siano state create.

La Dama del Mali e i Nomoli

Nomoli, Fonte: johncapemort.medium.com

A questo punto, la storia di Angelo Pitoni può prendere due direzioni. La prima è quella extraterrestre. Molti credono che le Skystones non siano del pianeta Terra e dimostrino quindi contatti alieni avvenuti millenni fa. Ad avvalorare questa ipotesi, oltre alla storia degli “angeli caduti”, ci sarebbero i Nomoli. Nomoli è il nome dato da Pitoni ad alcune strane statuette trovate in Sierra Leone, non distanti dai cumuli di Skystones che arrivavano anche a 200 chilogrammi, e che avevano sempre forma piramidale. Queste statue non sembrano assimilabili con nessuna cultura conosciuta dell’Africa occidentale e sembrerebbero risalire a loro volta a oltre 10 mila anni fa, quando, teoricamente, non dovevano esserci culture in grado di fare arte.

L’altra direzione ci porta in un altro Paese africano, la Guinea, dove Angelo Pitoni si trovò ad osservare uno sperone roccioso che oggi è noto come “Dama del Mali”. In rete si trova una lunga intervista in cui l’esploratore narra quel momento magico in cui capì che quanto aveva davanti non era effetto dell’erosione naturale, ma della mano dell’uomo. Non sappiamo a quale data risalga l’esplorazione della Guinea, ma Pitoni geolocalizza con precisione il punto, dicendo che

Questa roccia forma la cima di un monte a circa 1.500 metri d’altezza vicino a un villaggio Mali che si trova a circa 350 chilometri in linea d’aria a nord di Conakry, capitale dello stato di Guinea. 

Dama del mali, Fonte: alienifranoi.wordpress.com

Si tratta del Monte Loura, il cui profilo somiglia sorprendentemente a quello di una donna. Pitoni, da geologo, affermò con certezza che le forme assunte dalla pietra non potevano essere effetto di eventi naturali e datò la statua colossale, alta almeno 150 metri nella sua interezza (secondo i suoi calcoli) a 20-25 mila anni prima. Angelo Pitoni disse di aver “parlato” con l’effigie, la quale si era presentata come “madre” intenta ad ammonire l’umanità per il suo comportamento scriteriato. Puoi leggere le dichiarazioni di Pitoni nei link a fondo pagina.

Oggetti di un altro mondo, o di un altro tempo?

Fonte: thebl.com

La Dama del Mali entra a far parte a pieno titolo di quella nutrita schiera di formazioni rocciose che secondo alcuni non sono altro che prodotto della natura, e secondo altri invece della mano dell’uomo. Solo i molti secoli, i millenni passati, dal momento in cui quei manufatti vennero eretti li rendono oggi difficilmente riconoscibili. Chi può dire chi abbia ragione e chi torto? Se sulla Dama del Mali si possono nutrire dubbi, e se i Nomoli possono solo essere il parto di tribù africane ancora ignote, le Skystones sollevano dubbi non facili da fugare.

Un pezzo di Skystone è esposto in un museo, visibile a tutti. Quindi, esiste e numerose prove scientifiche di laboratori importanti dicono che non è una pietra naturale. Sappiamo anche che risale a molti millenni fa. Davvero è caduta dal cielo, o magari quella pietra azzurra era la malta che gli abitanti di Atlantide usavano per tenere insieme i loro edifici, che oggi giacciono sul fondo dell’Oceano? Oggi Angelo Pitoni non è più tra noi, ma di certo avrebbe continuato a cercare, mai pago di risposte comode, sempre alla ricerca di un’altra verità.

Fonti:

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