Coloro che sono maggiormente scettici circa l’esistenza di Atlantide contestano soprattutto il fatto che una civiltà così antica e così evoluta, storicamente, non può essere esistita. Altro punto molto dibattuto è l’evento catastrofico che, teoricamente, avrebbe posto fine alla sua esistenza. In realtà al giorno d’oggi la scienza ha provato in più e più modi che in effetti, proprio all’epoca descritta da Platone, la Terra subì un cambiamento radicale nel clima e nella forma. Lo dimostrano anche i resti di Tell Abu Hureyra, che fu distrutta da una catastrofe di proporzioni globali.
Tell Abu Hureyra, un cumulo di macerie
Ci troviamo in Siria, nella valle dell’Eufrate. Dove oggi sorge il lago Assad un tempo, molto tempo fa, c’era un insediamento umano chiamato Abu Hureyra. Oggi si parla di Abu Hureyra premettendo il termine “tell”, che vuol dire montagna, tumulo, collina. Tra gli anni Sessanta e Settanta si prelevò tutto il materiale possibile da questo luogo, al fine di poterlo studiare successivamente. Infatti l’area sarebbe stata inondata a seguito della chiusura della diga Tabqa, avvenuta nel 1974.
Perché Abu Hureyra era tanto interessante per gli archeologi? Perché qui vi era un insediamento umano molto antico, di cui il mucchio di detriti non era altro che la risultante di secoli di occupazione. Una cosa che ha sempre stupito rispetto all’area è che i segni mostravano chiaramente come ben 13.000 anni fa la gente che abitava qui fosse passata, per motivi non immediatamente comprensibili, da una vita nomade ad una vita sedentaria. Iniziarono cioè a praticare l’agricoltura, salvo poi però abbandonare il loro villaggio.
Abu Hureyra non doveva essere molto popoloso: di certo però gran parte del suo assetto sociale e demografico era stato mutato da un qualche evento. Evento di cui si è trovata traccia analizzando i resti salvati dalle acque. Tra questi detriti, infatti, sono stati rinvenuti dei frammenti di vetro fuso. Se ossa, cocci di ceramica e pezzi di silice non hanno certo il potere di stupire un archeologo, queste sferule invece hanno presentato un dilemma ben diverso.
Un calore soffocante
Frammenti come quelli rinvenuti in abbondanza tra i resti di Abu Hureyra si formano solo a seguito di altissime temperature, temperature che solo l’impatto di corpi celesti può produrre. In poche parole, si tratta della risultante di un meteorite piombato al suolo. Ma le cose non stanno nemmeno in modo così semplice. Di recente sono state eseguite indagini chimiche più approfondite sul vetro fuso, e si è scoperto che al suo interno sono presenti quarzo, chromferide e magnetite.
Per fondere insieme simili sostanze sono necessarie temperature superiori ai 1750 gradi Celsius, in alcuni casi addirittura superiori ai 2600 gradi Celsius. Si capisce come sia del tutto impensabile che gli abitanti di un villaggio preistorico fossero in grado di raggiungere simili temperature. La conclusione a cui sono giunti gli studiosi, così come si evince da un documento pubblicato su Scientific Report, è che tale calore può essersi sviluppato solo con un evento celeste.
Non si pensa però all’impatto al suolo di un singolo meteorite, quanto più ad un’esplosione avvenuta nel cielo, forse al momento in cui corpi celesti sono entrati nell’atmosfera terrestre. Questo avrebbe causato una miriade di frammenti sparsi tutt’attorno all’area dell’esplosione, ma non solo. Le scoperte fatte permettono di dedurre un quadro molto più ampio di così.
Il Drias Recente e il cambiamento climatico
Quanto si può evincere dall’analisi dei resti di Abu Hureyra avvalora una tesi molto dibattuta, ma che prende sempre più corpo. La scienza ha ormai appurato come, circa 13.000 anni fa, il nostro Pianeta subì un cambiamento brusco e repentino. Alcuni pensano che tale cambiamento, che portò ad una nuova, piccola Era Glaciale durata poco più di 1000 anni, sia legato ad un evento cosmico, il cosiddetto impatto del Drias recente. Meteore e meteoriti colpirono la terra, in vari punti, distruggendo i villaggi, e causando profonde modificazioni all’ambiente.
Una possibile ricostruzione ipotizza una grande cometa colpire i ghiacci del Nord America, che quindi avrebbero preso a bruciare sollevando una coltre di fumo tale da impedire al Sole di continuare ad irradiare calore. Di qui un freddo sempre più intenso. Una volta poi che le temperature hanno ripreso a salire, i ghiacci si sono sciolti causando l’innalzamento del livello dei mari. Questo insieme di fenomeni avrebbe spinto l’uomo a modificare anche il suo stile di vita, trasformandolo in una creatura stanziale.
Abu Hureyra subì di certo una grave distruzione, quasi sicuramente delle persone morirono e tutta la vita sociale dovette essere riorganizzata. Ma non fu l’unico insediamento a subire questo destino: forse la storia biblica di Sodoma e Gomorra non è altro che un ricordo di un simile cataclisma venuto dal cielo. Lo stesso illustrato sui monoliti di Gobekli Tepe. A seguto di tanti stravolgimenti, l’impero di Atlantide sarebbe andato incontro alla sua fine, e la diaspora dei suoi abitanti avrebbe portato quell’antica cultura, ormai però monca e menomata, nel resto del mondo.
Evidenze di un altro mondo
Le scoperte archeologiche sono parte di un affascinante Cluedo che non ha come scopo quello di individuare l’assassino, ma di ricostruire la storia dell’Umanità, che è poi la storia di ognuno di noi. Proprio come nel corso delle indagini, ci sono indizi che sembrano condurre in una direzione: ma ne basta uno di senso opposto per rimettere tutto in discussione. Ci sono poi gli indizi che vengono male interpretati.
La ricerca però è fatta, per sua natura, di deviazioni, correzioni e ripensamenti. Se la teoria dell’impatto avvenuto nel Drias recente è stata a lungo confutata, oggi appare invece prendere sempre più forma. Non è da escludere, quindi, che anche altre teorie, rifiutate quando non anche derise, possano un giorno assumere sempre più corpo e concretezza.
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